IL LOBOTOMISTA

IL LOBOTOMISTA

Messaggiodi Dr.Ascani il mar giu 07, 2016 11:37 pm

Per non dimenticare... che il buon senso prevale sempre sulla "scienza".

"I pazienti accettavano le cure senza nessuno spirito critico, a quell'epoca ad esempio non esisteva il consenso informato, era un concetto del tutto sconosciuto, i medici erano i re dei loro reparti e potevano fare tutto ciò che volevano" (minuto 15:12)

"Se una casalinga degli anni 50 trovava la propria esistenza troppo deprimente, il dott. Freeman aveva una soluzione (NdR: la lobotomia) in grado di renderla felice e contenta." (33:50)

"Se un bambino era troppo irrequieto o, come diremmo oggi, iperattivo, la soluzione poteva essere la lobotomia." (34:05)

"Il dott. Freeman in tutto lobotomizzò 19 persone minori di 18 anni, tra cui, addirittura, un bambino di 4." (36:25)

Vita opere orrori del dott. Freeman, cultore e sperimentatore della lobotomia lobofrontale in America. Egli sviluppò una versione che prevedeva di raggiungere il tessuto del lobo frontale attraverso i dotti lacrimali. In questa forma di lobotomia, detta transorbitale, veniva usato un maglio per permettere al punteruolo chirurgico (ovvero una sorta di rompighiaccio lungo 20 cm e spesso 5 mm), detto orbitoclasto, di trapassare lo strato osseo appena al di sopra della palpebra. Il punteruolo veniva quindi mosso energicamente al fine di danneggiare il lobo frontale.
Le persone così trattate, secondo le sue osservazioni, "miglioravano", rese docili, infantili e ridotte allo stato vegetativo dai loro curatori.
Lungi dall'essere stata abolita o vietata per legge, la lobotomia rivela la vera natura e finalità di ogni pratica psichiatrica: il controllo e la repressione dei comportamenti umani che mettono in discussione l'ordine mentale, sociale e familiare costituito.
Fra i fattori che hanno portato all'abbandono (seppur non totale) della lobotomia, oltre all'orrore suscitato nell'opinione pubblica di tale pratica denunciata anche da film come "Qualcuno volò sul nido del cuculo", si annovera anche l'avvento dell'uso degli psicofarmaci. Molti amano credere che l'uso di questi rimedi farmacologici, apparentemente legati con la pratica medica, mostrino con decisione l'affrancamento della psichiatria dalla sua origine repressiva e violenta. Non già più il controllo del comportamento ma la cura della "malattia" sembra aver sostituito il vecchio statuto manicomiale.
In realtà niente è cambiato tanto nella logica, quanto nella pratica psichiatrica. Le "malattia mentali" infatti non sono altro che l'insieme dei comportamenti, modi di essere e di pensare che non trovano cittadinanza nelle comunità sociali e umane. La "cura" ancora oggi consiste nel cercare di ridurre alla ragione le persone, controllandone i comportamenti e disponendo della loro vita.
Come scrive Oliver Sacks, nel suo testo "Un antropolgo su Marte":
""Il grande scandalo della leucotomia e della lobotomia cessò, al principio degli anni Cinquanta, non a causa di riserve o di mutamenti di tendenza nel mondo della medicina, ma perchè in quegli anni si erano resi disponibili nuovi strumenti - i tranquillanti - che pretendevano (proprio come la psicochirurgia) di portare alla guarigione completa senza indurre effetti collaterali. Se poi, dal punto di vista etico e neurologico, ci sia una grande differenza fra psicochirurgia e tranquillanti, è una domanda inquietante che non è mai stata affrontata davvero". (O. SACKS 1995, pag. 102)

https://www.youtube.com/watch?v=HQLIIu4xSyk
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