Semplici regole, come lavarsi spesso le mani, aiutano
ROMA - L'Italia è il Paese europeo con le più elevate percentuali di resistenza verso quasi tutti gli antibiotici. I dati sono stati presentati dai rappresentanti di istituzioni, società scientifiche e aziende, a Roma in un convegno con il patrocinio del ministero della Salute e dell'Istituto Superiore di Sanità, per fare il punto, e dare suggerimenti su come combattere i "superbatteri", una partita da giocare su più fronti: da un lato dando semplici regole di comportamento per frenare le infezioni, dall'altra su come "sviluppare e rendere disponibili nuove molecole antibiotiche".
"La resistenza agli antibiotici è un problema allarmante, potenzialmente drammatico, perché cominciamo ad avere situazioni in cui i pazienti sono resistenti a quasi tutti gli antibiotici e questo vuol dire non avere più strumenti per curarli", ha spiegato Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità. Sono ben 4 milioni le infezioni da antibiotico resistenza registrate ogni anno in Europa, circa 37.000 i decessi stimati con un assorbimento di risorse (sanitarie e non) che ammonta a circa 1,5 miliardi di euro all'anno.
In Italia le infezioni correlate all'assistenza intra-ospedaliera colpiscono ogni anno circa 284.000 pazienti (dal 7% al 10% dei pazienti ricoverati) causando circa 4.500-7.000 decessi. Le più comuni infezioni sono polmonite (24%) e infezioni del tratto urinario (21%). Se i termini dell'emergenza sono ormai chiari cominciano a delinearsi anche le strategie per affrontarla. Due su tutte: la messa in campo di tutte le risorse per accelerare lo sviluppo di nuove molecole antibiotiche e renderle immediatamente accessibili ai pazienti e l'attuazione di una vera e propria "educazione antibiotica", ovvero un utilizzo appropriato degli antibiotici dentro casa ma anche all'interno degli ospedali, per impedire lo sviluppo di nuove resistenze. Fra le regole anche limitare l'uso dei cellulari nei ospedali , perchè quest'ultimo è portatore "inconsapevole" di batteri.
Fonte:
http://www.repubblica.it/salute/medicin ... 133258491/