Celiachia, un problema molto conveniente

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Celiachia, un problema molto conveniente

Messaggiodi Dr.Ascani il mar mar 10, 2009 6:26 am

“Lei non potrà mangiare mai più né pane né pasta”

Sono celiaco e a 40 anni il mio fisico ha iniziato a rifiutare di punto in bianco il glutine. Non lo vuole, lo rifiuta, non ne può più. Ha detto basta.

Se tempo fa mi avessero detto che un signore in camice bianco un giorno mi avrebbe rivolto quella frase probabilmente mi sarei immaginato chissà quale trauma.

Non solo non c’è stato trauma, ma ho iniziato a pormi domande che mi hanno guidato in un percorso di ricerca che ha portato alla luce una situazione ai miei occhi incredibile.

E’ bastato poco per venire a conoscenza di un dato inquietante: trenta anni fa i celiaci in italia erano uno su 3000 circa, oggi si stima un celiaco ogni 100 italiani.

Un dato impressionante che viene spiegato ufficialmente con l’aumento della capacità diagnostica della medicina moderna.
Il caso vuole che proprio trent’anni fa il professor Mugnozza creò una varietà particolare di grano duro ottenuta bombardando con i raggi gamma il grano Cappelli al fine di accorciarne il fusto per aumentarne la resa (nanizzazione), ed incrociandolo con una varietà americana: il grano duro ottenuto si chiama grano creso [1] ed è oggi presente in moltissimi alimenti di uso comune che compri nei supermercati e nei negozi (pasta, pane, pizza, salami, capsule per medicine ecc).


Non esiste una legge che obblighi i produttori ad indicarne la presenza negli alimenti, pertanto è difficile stabilire in quale quantità 2 ne ingeriamo tutti i giorni.

Riassumendo:

1. Negli ultimi trenta anni la celiachia in italia è passata da una incidenza di 1:3000 a 1:100

2. Negli ultimi trenta anni è stato introdotto l’uso di un grano, chiamato creso, creato con le radiazioni ed oggi presente in moltissimi alimenti di uso comune

3. La medicina ufficiale spiega l’aumento della celiachia con una capacità diagnostica più efficace

Qualcosa non torna: ignorare questa coincidenza non è ragionevole, non è … scientifico.

Scopro che qualcun altro, ben più autorevole e competente di me in materia, nutre la stessa perplessità [3];

“E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto cosicché facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all’azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica”

ed ancora

“E’ evidente la necessità di dimostrare scientificamente una differenza della composizione aminoacidica della gliadina del frumento nanizzato, geneticamente modificato, rispetto al frumento originario. Quando questo fosse dimostrato, sarebbe ovvio eliminare la produzione di questo frumento prima che tutte le future generazioni diventino intolleranti al glutine”

Sono le parole del Prof. Picchiai, fondatore dell’Eubiotica in Italia e primario ematologo dell’ospedale Buzzi di Milano in una intervista rilasciata alla giornalista Claudia Benfatti e pubblicata da AAM Terranova n°193, sulla Gazzetta di Modena dell’11 Novembre 2006.

Di fatto è forse il primo che osa collegare l’aumento della celiachia e dell’intolleranza al glutine ad un fattore… semi-umano (l’utilizzo del grano Creso).

Ma cosa comporta l’aumento della celiachia dal punto di vista sociale ed economico?

Forse non sai che i celiaci hanno diritto ad un contributo di 140 euro al mese per l’acquisto di costosissimi alimenti senza glutine: sono 1.680 euro l’anno e non sono da buttare.

Nella mia ingenuità davo quasi per scontata la possibilità di dedurre interamente tale importo dalla dichiarazione dei redditi utilizzando le certificazioni opportune.

Invece devo presentarmi alla ASL della mia zona, dove certificarmi come “invalido” grazie alla documentazione fornitami dal dottore (devo diventare un celiaco DOC in poche parole) per poter ritirare ogni mese un blocchetto di buoni da utilizzare per gli alimenti senza glutine.


Scopro inoltre che gli alimenti senza glutine che possono essere acquistati in farmacia con i buoni hanno un logo (la spiga barrata [4]) che viene concesso tramite una complessa procedura.

ASL? Buoni? Loghi brevettati? Perché tutto così complicato [5]?

Non bastava una deduzione d’imposta invece di sprecare denaro e risorse con la stampa, la distribuzione e la gestione dei buoni?

Non sarebbe stato meglio introdurre l’obbligo per qualsiasi industria alimentare di segnalare la presenza di glutine sulle confezioni degli alimenti? In Brasile è una legge in vigore da molti anni e l’incidenza del glutine nell’alimentazione di quel paese è molto inferiore alla nostra. Eppure non hanno bisogno di loghi registrati: quando vado al supermercato a San Paolo posso verificare in pochi istanti la presenza di glutine o meno in qualsiasi alimento perché ogni confezione per legge deve riportare la dicitura “Contiene glutine” o “Non contiene glutine”, altrimenti il prodotto non può essere commercializzato.

Considerando che

• potrei comprare costosissimi alimenti senza glutine usando i soldi delle tue tasse. Per sempre (un chilo di farina senza glutine può costare 8 euro).

• dovrei comprarli nelle farmacie e nei negozi convenzionati che selezionano i prodotti con il logo della spiga barrata sulla confezione

• i due terzi di questo mercato sono appannaggio delle case farmaceutiche (Il Sole 24 Ore, 20 Ottobre 2008)

mi chiedo:

chi ha interesse a trovare cause e soluzioni?

Riferimenti:

[1] http://www.disinformazione.it/segreti_d ... iachia.htm

[2] http://puntodivistaceliaco.blogspot.com ... celiachia- e-grano-creso-un-processo_7243.html

[3] http://www.celiachiablog.it/post/151/gr ... -possibile

[4] http://www.celiachia.it/aggiornamenti/marchio.asp

[5] http://puntodivistaceliaco.blogspot.com ... celiachia- ticket-o-buoni-alimenti-esami.html

[6] http://www.sonoceliaco.com/news.html#41


Fonte:
La Leva di Archimede
Articolo di Daniele Di Gregorio
http://www.laleva.org/it/2009/03/celiac ... iente.html
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