La memoria dell’acqua,la ricerca del premio Nobel Montagnier

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La memoria dell’acqua,la ricerca del premio Nobel Montagnier

Messaggiodi Dr.Ascani il mer ott 19, 2011 6:42 pm

Mentre l’aspetto normativo procede con grande lentezza, sul fronte scientifico ci sono novità importanti, grazie anche a ricercatori italiani

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E' del luglio scorso una importante scoperta della fisica secondo la quale l'acqua viene "informata" dai principi attivi in essa diluiti. Una ricerca condotta da un team italiano e francese apre nuove prospettive sul funzionamento dei medicinali omeopatici e omotossicologici e riaccende il dibattito.

La prestigiosa rivista scientifica Journal of Physics ha pubblicato il lavoro di ricerca "DNA, waves and water" condotto da due gruppi di lavoro distinti, il primo francese coordinato dal Prof. Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina, con i tecnici e biologi Lavallè e Aissa, e il secondo tutto italiano coordinato dal fisico Prof. Emilio Del Giudice, (IIB, International Institute for Biophotonics, Neuss, Germany) con Giuseppe Vitiello (Fisico teorico del Dipartimento di Matematica ed Informatica, Università di Salerno) e Alberto Tedeschi, ricercatore (White HB, Milano).

Montagnier ha scoperto che alcune sequenze di DNA possono indurre segnali elettromagnetici di bassa frequenza in soluzioni acquose altamente diluite, le quali mantengono poi "memoria" delle caratteristiche del DNA stesso. Questo significa innanzitutto che si potranno sviluppare sistemi diagnostici finora mai progettati, basati sulla proprietà "informativa" dell'acqua biologica presente nel corpo umano: malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, Artrite Reumatoide, e le malattie virali, come HIV-AIDS, influenza A ed epatite C, "informano" l'acqua del nostro corpo (acqua biologica) della loro presenza, emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere poi "letti" e decifrati.

Possibili sviluppi di tale scoperta potrebbero quindi essere sia in termini diagnostici che di trattamento e terapia delle malattie. I segnali elettromagnetici presenti nell'acqua infatti sono riconducibili alla presenza o meno di una sua "memoria", intervenendo sulla quale si prospettano ampie possibilità di trattamento e di terapia, con la prospettiva di cambiare di fatto la vita a molti pazienti, costretti all'assunzione di indispensabili farmaci salvavita che a volte recano però con sé il rischio di pesanti effetti collaterali.

Un'ipotesi di ricerca simile venne percorsa due decenni fa dal ricercatore francese Benveniste: la scarsità di evidenze scientifiche a suffragio della sua teoria ne causarono all'epoca l'isolamento dalla comunità scientifica, ma dopo molti anni quelle ipotesi tornano inaspettatamente di attualità. E' opportuno anche ricordare che la medicina omeopatica e omotossicologica sfrutta da sempre i principi fisici per cui l'acqua può essere "informata" da sostanze in essa diluite: la ricerca di Montagnier, Del Giudice e Vitello indica la strada per arrivare a una migliore comprensione dei meccanismi di funzionamento del paradigma

medico omeopatico ed omotossicologico, e pare creare la base per una futura generazione di rimedi farmaceutici senza effetti collaterali, che basano il proprio meccanismo d'azione sull'acqua "informata" dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze presenti in essa a bassissime concentrazioni ed "attivata" tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche. Essi acquisiscono così proprietà curative, ma - grazie all'alta diluzione del principio attivo - sono privi di effetti collaterali.

In relazione alla pubblicazione del lavoro "DNA, waves and water", il Prof. Giuseppe Vitiello ha dichiarato: "Il dato molto importante da sottolineare è che una rivista ufficiale di fisica come il Journal of Physics ha pubblicato per la prima volta una ricerca che normalmente sarebbe di competenza di un Journal di biologia o medicina. Un passo ulteriore a dimostrazione che la moderna fisica quantistica può dare un contributo fondamentale alle ricerche mediche di frontiera".

Com'era prevedibile, la pubblicazione dell'articolo ha fatto divampare la polemica. Il Dott. Giuseppe Remuzzi (Istituto Mario Negri di Milano) è intervenuto scettico sul Corriere della Sera, criticando sia il lavoro di Montagnier che la rivista che l'ha pubblicato.

A Remuzzi risponde uno dei protagonisti dell'equipe di ricerca di Montagnier, Giuseppe Vitiello, Professore di Fisica all'Università di Salerno e ricercatore dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare: "La rivista che ha ospitato il lavoro fa parte della collana edita dalla divisione editoriale dell'Istituto di Fisica della Gran Bretagna, leader mondiale nella pubblicazione scientifica in campo fisico, con un'attività di divulgazione scientifica che risale al 1874. Questa autorevole istituzione, che collabora con 25

organizzazioni internazionali e dispone di una rete di centri in tutto il mondo, sarà certamente sorpresa dalle critiche avanzate dal dott. Remuzzi. Il lavoro della nostra equipe, è stato sottoposto al vaglio della comunità scientifica in più occasioni. Questa è una ricerca che aprirà nuovi orizzonti da molti punti vista: parliamo dei fondamenti dinamici su cui poggia la fenomenologia dei sistemi viventi. Il dott. Remuzzi critica il lavoro definendolo "vago". Il lavoro è criticabile, e ci mancherebbe ancora, ma - lo ripeto - da chi ne abbia la competenza. E' appena utile ricordare che chi scoprì i Raggi X un secolo fa stava indagando i fenomeni fisici dei materiali radiottivi, e mai più poteva immaginare la sua scoperta sarebbe stata utilizzata in medicina, in tutti gli ospedali del mondo. E' ora di passare da una scienza a compartimenti stagni ad un approccio realmente interdisciplinare: fisica e medicina devono integrarsi, questa è una delle vere sfide del XXI° secolo".

Concorda con Vitiello il Prof. Emilio Del Giudice, ricercatore di fama internazionale all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, esperto sui temi della fisica delle particelle elementari e della fisica dei sistemi biologici: "L'esperimento di Montagnier, al quale ho avuto l'onore di collaborare, non è la relazione a una conferenza, bensì è un articolo scientifico vero e proprio, ripreso successivamente in diverse conferenze, e inoltre - anche se immagino la cosa darà assai fastidio a chi fa della scienza un dogma - è già stato ripetuto con successo in quattro diversi laboratori, due a Parigi, uno a Montreal (Canada) e uno a Yaoundè (Camerun). Ovviamente più l'esperimento verrà ripetuto e meglio sarà per tutti, ma innanzitutto andava pubblicato, proprio per permettere ai colleghi scienziati di valutarlo. Non è una ricerca sull'omeopatia, ci mancherebbe, tuttavia c'è una connessione forte tra i due mondi: in questo nostro lavoro - si studia la proprietà delle soluzioni estremamente diluite, e chi si occupa di omeopatia troverà quindi sicuramente degli elementi d'interesse".

Conclude la replica il Dott. Paolo Roberti di Sarsina, presente nel board delle più autorevoli riviste internazionali sulle medicine non convenzionali e recentemente confermato come esperto del Consiglio Superiore di Sanità, che è intervenuto sulle affermazioni ostili all'omeopatia: "Circa il lavoro di Montagnier, ho la dignità di non esprimere parere, dal momento che non è la mia materia, sottolineo solo che si tratta di un Premio Nobel, non del primo parvenue. Forse invece ci concentrarci su queste polemiche prive di fondamento dovremmo interrogarci sul perché un atto medico al quale si riferiscono con fiducia milioni di pazienti in Italia e centinaia di milioni nel mondo non ha dignità di approfondimento accademico in Università, se non in sporadici Master di specializzazione come quello di Milano Bicocca, e batterci per un innalzamento della qualità della formazione ai medici su queste discipline, come chiaramente richiesto anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità in occasione del Congresso Mondiale sulla Medicina Tradizionale tenutosi a Pechino".

Fonte:
http://www.pharmaretail.it/articoli/201 ... cerca.aspx
Pubblicato il 4 ottobre 2011
Dr.Ascani
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