Una ricerca pubblicata online sul 'Journal of Epidemiology e Community Health' ha analizzato gli articoli sulla stampa durante la pandemia di influenza suina H1N1 del 2009 e le dichiarazioni di conflitto d'interesse degli scienziati citati
Roma - Gli scienziati che nel 2009 avevano rapporti con l'industria farmaceutica sono risultati più propensi a parlare sui media dei rischi legati alla pandemia di influenza suina e a promuovere l'uso di farmaci, rispetto a quelli senza legami del genere. Almeno secondo una ricerca pubblicata online sul 'Journal of Epidemiology e Community Health'.
Nel corso del 2009-2010, ricordano gli esperti della London School of Hygiene and Tropical Medicine, il Regno Unito ha speso un miliardo di sterline in prodotti farmaceutici per la pandemia di influenza suina, compresi medicinali antivirali e un vaccino specifico contro il virus H1N1. E proprio dalle vendite di questo siero da solo, le aziende farmaceutiche hanno ottenuto ricavi pari a 4,5-6,5 miliardi di sterline, stimano i ricercatori. Preoccupazioni sono state successivamente sollevate sui legami di esperti di autorevoli comitati scientifici consultivi, tra cui il comitato di emergenza dell'Oms, con le aziende farmaceutiche.
I ricercatori inglesi hanno analizzato le coperture della stampa sull'H1N1 tra aprile e luglio 2009, per un campione totale di 425 articoli. Hanno poi analizzato le dichiarazioni di conflitto d'interesse, delle fonti di finanziamento, i risultati delle ricerche su Google per ciascuno degli esperti presi in considerazione. L'analisi ha dimostrato che, durante il periodo di studio, i ministri della Salute sono stati la fonte citata più di frequente (34%) negli articoli dei media sull'influenza suina, seguiti da docenti universitari (30%): ne sono stati interpellati 61, dei quali 18 (il 30%) con conflitti d'interesse.
"I nostri risultati - evidenziano gli autori - forniscono la prova che la 'promozione' dei farmaci antivirali è associata a interessi concorrenti tra gli accademici. Questo si aggiunge alla crescente letteratura sul tema, evidenziando la potenziale influenza dell'industria farmaceutica sulle decisioni attraverso molteplici vie, tra cui i comitati consultivi, la redazione di linee guida e i media. Gli accademici dovrebbero dichiarare, e i giornalisti riportare, i loro conflitti di interesse".
Fonte:
http://www.repubblica.it/salute/2013/11 ... ef=HRLV-18