Le evidenze scientifiche dei calendari vaccinali

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Le evidenze scientifiche dei calendari vaccinali

Messaggiodi Dr.Ascani il ven mag 06, 2016 8:17 am

Esistono prove scientifiche sulla scelta della tempistica dei calendari vaccinali? La risposta è NO, un semplice NO secondo Tom Jefferson e Vittorio Demicheli, che hanno affermato la loro posizione sul BMJ in un “Testa a testa” con Kathryn M Edwards, Yvonne Maldonado e Carrie L Byington [1].

I due ricercatori affermano che “nessuna prova sul campo ha confrontato l’efficacia e gli effetti nocivi di tutti i vaccini utilizzati dei vari programmi elencati nella recente infografica del BMJ [3], [4] . I programmi di vaccinazione dell’infanzia pongono problemi complessi e delicati perché riflettono una molteplicità di fattori: l’entità della minaccia della malattia bersaglio del vaccino, la capacità dei vaccini di produrre l’immunità e di causare effetti avversi contenuti, la durata dell’effetto e (ultimo ma non meno importante ) i fattori organizzativi. Quando i programmi di vaccinazione sono ideati e progettati, raramente sono disponibili i dati scientifici necessari per arrivare a tali complesse decisioni, come quelle relative alla tempistica di ogni vaccinazione, tenendo conto delle problematiche di sviluppo e dell’effetto che ogni vaccino produce sulle risposte agli altri vaccini”

Ricordiamo quanto affermato nel Rapporto dell’Institute of Medicine USA del 2013[2]: “In conclusione, pochi studi hanno valutato l’associazione tra l’intero programma di immunizzazione o le variazioni del programma sullo stato di salute generale, e nessuno studio ha esaminato direttamente i risultati di salute… Nessuno studio ha confrontato le differenze nei risultati dello stato di salute tra bambini completamente immunizzati e bambini mai vaccinati… La ricerca esistente non è stato progettata per testare l’intero programma di immunizzazione. La commissione ritiene che, sebbene l’evidenza disponibile sia rassicurante, non sono stati condotti studi per esaminare gli effetti a lungo termine del numero cumulativo di vaccini o di altri aspetti del programma di immunizzazione”.

Jefferson e Demicheli sostengono che “le malattie infantili gravi possono essere prevenute con i programmi di vaccinazione quando i bambini rispondono al vaccino, costruendo l’immunità a quella determinata malattia bersaglio, quando i danni sono contenuti, quando i genitori o i tutori trovano l’idea accettabile. Ma si chiedono: “ Ciò significa allora che dovremmo vaccinare tutti i bambini appena nati con tutti i vaccini disponibili contro tutte le malattie vaccinabili? Il dato scientifico principale che dovrebbe farci da guida nel progettare i programmi di vaccinazione è la minaccia che le malattie, bersaglio dei vaccini, hanno nei primi anni di vita. La valutazione della minaccia dovrebbe includere la potenziale morbilità, la mortalità e la disabilità prodotta dalla malattia in questione, così come il rischio di esposizione alla malattia. Questo tipo di dati potrebbe anche essere più importante, al fine di accertare il beneficio reale e concreto di un vaccino, della conoscenza dettagliata della sua efficacia. Anche se la minaccia della malattia fosse remota, la vaccinazione potrebbe ancora essere giustificata se la malattia fosse associata ad un rischio inaccettabile di morbilità e disabilità, come nel caso della poliomielite nei paesi ricchi. La valutazione della minaccia rappresentata dalla malattia cui è destinato il vaccino, dovrebbe basarsi sulla sorveglianza della salute pubblica, ma purtroppo, la sorveglianza spesso, si è rivelata di bassa qualità e mancano dati affidabili sulle malattie oggetto di un nuovo vaccino. Per la maggior parte dei vaccini nell’infografica BMJ [3], le prove di efficacia sono apparentemente buone. Tuttavia, poiché la maggior parte dei rapporti dettagliati per gli studi clinici di vaccini non sono disponibili, e non sono stati verificati in modo indipendente, non possiamo essere certi dei profili di sicurezza dei vaccini. Per alcuni vaccini, l’età precoce della prima vaccinazione richiede ulteriori richiami nel tentativo di mantenere una sufficiente risposta anticorpale. In questi casi, la decisione di quando vaccinare è legata alla valutazione della minaccia: se la minaccia è presente intorno alla nascita, per ridurre il rischio di malattia, vale la pena praticare un richiamo in più. Questo è il caso del vaccino per la meningite B, che richiede quattro dosi se è iniziato a 4 mesi di età, ma se la prima somministrazione del vaccino è fatta a 6 mesi, si ha la stessa risposta con sole tre iniezioni [13] .Il bilanciamento dell’età del primo vaccino con il numero dei richiami dovrebbe basarsi, idealmente, sulla percezione della minaccia da parte delle famiglie. Anche se la minaccia di una particolare malattia fosse di basso livello o fosse sconosciuta, l’eventualità di ammalarsi di alcune malattie, potrebbe generare nelle famiglie, ansia e allarme. Se i governi decidessero di mettere a disposizione un vaccino, ma molte famiglie lo rifiutassero, questa linea politica potrebbe risultare fallimentare” .

In conclusione, si afferma che il programma di vaccinazione deve tener conto di diversi contributi, contesti e principi. L’insieme dei dati scientifici usati nel progettare questi programmi è incompleto. Quindi, come possiamo migliorare la prassi attuale? Dovremmo cominciare a valutare, in modo più accurato, l’entità reale delle minacce procurate dalle malattie. Quei vaccini che non hanno come obiettivo l’eliminazione di minacce incombenti o serie, dovrebbero essere gradualmente eliminati o ne dovrebbe essere ritardata la somministrazione. Abbiamo anche bisogno di studi randomizzati che confrontino diversi programmi di vaccinazione per fornire dati di buona qualità sui danni potenziali derivati da vaccinazioni singole o multiple. Tutti gli aspetti della vaccinazione dovrebbero essere monitorati e valutati da studi indipendenti.

BIBLIOGRAFIA CITATA

1. La tempistica delle vaccinazioni raccomandate per l’infanzia è basata su prove?
BMJ 2016 ; 352 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.i867 (Pubblicato 23 febbraio 2016)Cite questo come: BMJ 2016; 352: i867

2 The Childhood Immunization Schedule and Safety Stakeholder Concerns, Scientific Evidence, and Future Studies Committee on the Assessment of Studies of Health Outcomes Related to the Recommended Childhood Immunization Schedule; Board on Population Health and Public Health Practice; Institute of Medicine.Washington (DC): National Academies Press (US); 2013 Mar 27

3 Doshi P, Stahl-Timmins W, Merino JG, Simpkins C. Visualising childhood vaccination schedules across G8 countries. BMJ 2015;351:h5966.26568637.

4 Committee on the Assessment of Studies of Health Outcomes Related to the Recommended Childhood Immunization Schedule. Childhood immunization schedule and safety: stakeholder concerns. 2013.



Ulteriori riferimenti utili

– World Health Organization. Immunizations, vaccines, and biologicals. 2015. http://www.who.int/immunization/monitor ... n/VPDs/en/.

– Eurosurveillance. About us. 2016. http://www.eurosurveillance.org/.

– Centers for Disease Control and Prevention. New Vaccine Surveillance Network (NSVN).2013. http://www.cdc.gov/surveillance/nvsn/.

– Watt J, Chen S, Santosham M. Haemophilus influenzae type b conjugate vaccine: Review of observational data on long term vaccine impact to inform recommendations for vaccine schedules, 2012. http://www.who.int/immunization/sage/me ... l_2012.pdf

– Amirthalingam G, Andrews N, Campbell H, et al. Effectiveness of maternal pertussis vaccination in England: an observational study. Lancet 2014;384:1521-8. doi:10.1016/S0140-6736(14)60686-3. 25037990.

– European Medicines Agency. Bexsero. summary of product charactertics (annex 1) http://ec.europa.eu/health/documents/co ... 155_en.pdf.

Fonte:
http://www.assis.it/le-evidenze-scienti ... vaccinali/
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