L'Omeopatia in Italia. Dalle origini ad oggi

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L'Omeopatia in Italia. Dalle origini ad oggi

Messaggiodi Dr.Ascani il gio gen 11, 2018 12:46 pm

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Le origini

L'Omeopatia sbarca in Italia a Napoli nel 1821. Sono i medici dell'esercito austriaco, chiamato dai regnanti borbonici per sedare i moti rivoluzionari, che la portano. Uno di questi medici, il boemo Necker di Melnik, dopo la partenza dell'armata, si stabilisce nella città partenopea e apre un dispensario, visitando i malati. I suoi successi in campo terapeutico, attraggono l'attenzione dei medici napoletani, in particolare di Cosmo Maria de Horatiis e Francesco Romani che diventeranno suoi allievi. Il particolare humus culturale della città, caratterizzato in quei secoli dalla libera circolazione di un pensiero aperto e senza pregiudizi, infatti a Napoli non c'è mai stata una sola condanna a morte per eresia, né un Tribunale dell'Inquisizione, favorisce l'attecchire della nuova arte del guarire, soprattutto nei salotti buoni della classe medica, tra le classi dirigenti. Lo stesso Cosmo Maria de Horatiis, colui che ne sarà il vessillo annunciatore in Spagna, era il medico del Re, Francesco I di Borbone. La città partenopea è quindi culturalmente preparata, a essere un eccellente incubatore della "rivoluzione in medicina". L'Italia tutta in generale, ha il merito, attraverso il Monachesimo prima e il Rinascimento poi, di strappare l'Europa dai secoli bui del Medioevo, riportando al centro del pensiero lo studio dell'uomo, nella filosofia, nell'arte e nella scienza. Napoli accende la scintilla perché meno subisce i contraccolpi della Controriforma e precocemente si apre al secolo dei lumi, diventando in Italia e non solo, la capitale della cultura e soprattutto della cultura scientifica. Già quindi nel 1821 il barone, generale von Köller, affezionato paziente omeopatico, dona all'Accademia Reale delle Scienze l'Organon e la Materia Medica Pura, di Hahnemann e la stessa Accademia incarica il dott. Alberto de Schoemberg, anch'egli medico dell'armata austriaca, di rivolgersi allo stesso Hahnemann, per approfondire la nuova dottrina. Di ritorno da Köthen, de Schoemberg esporrà i risultati delle sue ricerche davanti agli scienziati napoletani, che ne faranno pubblicare la relazione nel 1822 con il titolo Il sistema medico del dott. Samuel Hahnemann esposto alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli. È questo il primo scritto di Omeopatia pubblicato in Italia. Nel 1824, con la traduzione del prof. Bernardo Quaranta, è la volta dell'Organon, in lingua italiana, dalla seconda edizione dell'opera. Questa è in assoluto la prima stampa del testo fondamentale dell'Omeopatia, in una lingua diversa dal tedesco. Dopo Napoli, le altre zone d'Italia raggiunte dalla nuova metodologia del medico sassone Hahnemann, sono la Sicilia, legata a Napoli dalla identità statuale, Roma e gli Stati Pontifici, con particolare fermento nelle Marche e in Abruzzo, la Lombardia e il Piemonte. Il primo medico omeopata a stabilirsi a Roma è, con tutta probabilità, il dott. Settimio Cantamori, amico personale di Hahnemann e imparentato con Napoleone Bonaparte.

Se la Germania è stata la culla dell'Omeopatia, là dove tutto è nato, l'Italia e in particolare Napoli, sono stati l'epicentro da dove si è diffusa come un incendio d'estate, in tutto il mondo. Da Napoli, come abbiamo già ricordato, passa in Spagna; il primo medico omeopata Inglese, il dr. Quinn, l'apprenderà a Napoli dal Melnik, durante il suo Grand Tour; arriva in Francia, prima che Hahnemann si stabilisca a Parigi, tramite il Conte Sebastiano de Guidi, che al di là della lettura francesizzata del cognome, era campano e l'aveva appresa a Napoli dal dr. Romani, che gli aveva guarito la moglie. De Guidi sarà portatore del Similia cum Similibus anche in Svizzera. Dalla Sicilia, il grande apostolo Benôit Mure, anche lui guarito dai granuli, dalla tubercolosi, la traghetterà in Brasile e in Egitto. Questa grande affermazione fa sì che tra il 1830 e il 1840 i medici omeopati sfiorino il ragguardevole numero di un migliaio (se ne contavano quasi 200 solo in Sicilia). Un altro terreno dove l'Omeopatia vince molte sfide è quello epidemiologico. A partire dal 1801, anno in cui l'Osservatore Medico di Napoli, riferisce l'uso della Belladonna, nella profilassi della scarlattina, alle epidemie di colera che si ripresentano con triste regolarità nella penisola. Dal 1830 in poi queste vengono affrontate con rimarchevoli successi dagli omeopati, contribuendo alla diffusione della nuova terapia.

L'Omeopatia vive in Italia, tra il 1830 e il 1840, quattro decenni di grandi successi e popolarità. Quando il XIX secolo sta volgendo al termine, la spinta propulsiva iniziale si esaurisce e si trasforma presto in declino. Le ragioni sono molteplici e difficili da sintetizzare, probabilmente incidono da una parte litigi e invidie tra gli stessi omeopati, la rafforzata ostilità del mondo accademico ufficiale che vuole trattenere sotto il suo controllo il potere di dispensare salute e malvolentieri lo divide con altri, dall'altra la scoperta della teoria microbica e gli studi di Pasteur e Koch, che spostano la causa delle malattie dall'interno all'esterno, cozzando con l'impostazione omeopatica e anche la difficoltà intrinseca del metodo omeopatico, che presuppone uno studio lungo, serio e approfondito. Tutto questo lascia molte macerie nel campo omeopatico. Nel 1900, secondo quanto riferisce il dott. Bonino, presidente dell'Istituto Omiopatico Italiano e tra i fondatori nel 1890 dell'Ospedale omeopatico di Torino, rimangono solo 37 omeopati in Italia, quasi tutti legati a tradizioni famigliari come Cigliano a Napoli e Mattoli in Umbria. Eppure questo manipolo di coraggiosi, mantiene viva la brace sotto la cenere, passando la loro conoscenza a discepoli, scelti con cura, che la accompagnano con amore e dedizione fino alla metà degli anni '50 del secolo scorso, anni in cui, in Italia, la fenice risorge dalle sue ceneri e si sviluppa in pochi decenni fino ad arrivare ad oggi in cui il 16,1% degli italiani utilizza abitualmente rimedi omeopatici (Eurispes, 2017).

Ma procediamo con ordine. Nel corso dei primi cinquant'anni del '900, come abbiamo detto, l'Omeopatia vive un lungo sonno letargico. Il grande progresso scientifico che rivoluziona la pratica della medicina, sembra non consentirgli speranze. Dalla sintetizzazione della penicillina e degli altri antibiotici, fino alla geniale scoperta del genoma umano, che una volta interamente mappato, si crede, permetterà di ottenere una cura infallibile per ogni malattia (abbiamo poi visto che era una vana speranza), il determinismo in medicina, è autore di una inarrestabile marcia che sembra escludere qualsiasi rivale. Ma già dai tempi di Pasteur, il fronte così apparentemente compatto, mostra qualche crepa, lo stesso scienziato francese affermerà, si dice sul letto di morte, ossia, una delle poche situazioni in cui gli uomini difficilmente mentono: "il microbo è nulla, il terreno è tutto". Le scoperte dell'endocrinologia sui micro-dosaggi, le scoperte della fisica e della chimica portano a rivalutare l'azione dell'infinitesimale. In questo contesto in forte dialettica evolutiva si staglia una personalità forte, decisa, colui che ancora oggi è percepito come il padre dei medici omeopati italiani.



La storia recente

Nel 1950 il prof. Antonio Negro, nativo di Alassio (SV), fonda a Roma il Centro Ippocratico Hahnemanniano e pochi anni dopo L'Accademia Italiana di Medicina Omeopatica, con il fine di insegnare la dottrina hahnemanniana. Nel 1954 è la volta della Rassegna Italiana di Medicina Omeopatica, che dirigerà con passione e rigore scientifico, importante sostegno a una diffusione culturale della materia. Questi sono i primi, ma fondamentali atti del risorgere dell'Omeopatia nel belpaese, il prof. Antonio Negro ne compirà moltissimi e di grande significato nel corso della sua lunga e operosa vita, si spegnerà serenamente a 102 anni nel marzo del 2010, dopo aver visitato i suoi affezionati e numerosi pazienti fino a pochi mesi prima.

Se il prof. Antonio Negro ha avuto il grande merito di preservare il verbo omeopatico e di cominciare il lungo percorso della sua penetrazione in tutti gli strati sociali, se la sua figura è universalmente riconosciuta, come quella del padre nobile dell'Omeopatia italiana, la dr.ssa Alma Rodriguez, è considerata la mamma degli omeopati italiani. Il suo amore per l'Omeopatia scocca negli anni '50, a Caracas in Venezuela, dove presso la sua farmacia è il dr. Martin Kelber, omeopata belga, a indirizzare i pazienti per la preparazione dei rimedi. All'inizio poco convinta di quei medicinali, la cui diluizione le sembra portarli in un campo di inefficacia terapeutica, si deve ricredere, vedendo gli strepitosi risultati ottenuti dai pazienti. Con entusiasmo inizia lo studio dell'Omeopatia e ritornata in Italia nel decennio successivo, aggiunge alla sua laurea in farmacia quella in medicina. Gli anni '70 sono gli anni della rinascita culturale dell'Omeopatia, sulla scorta dei profondi cambiamenti politici e sociali che il paese sta vivendo. E ancora una volta è Napoli a dare il via a quella che la dottora (così la chiamano i suoi allievi e i colleghi) ha chiamato la "Rivoluzione in Medicina". Nel 1970, Antonio Negro, assieme alla dott.ssa Adele Alma Rodriguez, fonda a Napoli il Ce.M.O.N. - Centro di Medicina Omeopatica Napoletano "Tommaso Cigliano", con il fine specifico dell'insegnamento e della diffusione della Medicina Omeopatica Pura. Nel novembre del 1970, alla presenza di personalità del mondo della Medicina, della Cultura, della Chiesa e della Politica, viene inaugurato il primo anno accademico 1970/71, al quale si iscrivono 70 persone tra medici e studenti in medicina. Il corso, triennale, si sviluppa parallelamente anche a Roma. Dopo il primo triennio i medici diplomati cominciano a praticare, ma la difficoltà di reperire i rimedi crea grosse difficoltà. Il CeMON Presidio Omeopatia Italiana, costituisce una divisione farmaceutica e inizia a importare prima e produrre poi, rimedi unitari, per consentire ai giovani omeopati di trattare i pazienti che cominciano ad affluire ai loro studi, rimanendo sempre fedele alla farmacopea omeopatica tedesca (HAB) per fornire, come diceva lo stesso Hahnemann "...le medicine più pure e più potenti che sia possibile, per poter essere sicuro della loro azione terapeutica..." (§ 264 Organon).

In quegli anni si iniziano a tessere importanti relazioni internazionali, anche grazie ai congressi della LMHI, fino ad arrivare, nel 1977 alla costituzione della LUIMO (Associazione per la Libera Università Internazionale di medicina Omeopatica) i cui fondatori sono Alma Rodriguez, Antonio Negro, Tomàs Pablo Paschero e Proceso Sanchez Ortega. L'obiettivo è creare un modello di insegnamento evolutivo in Omeopatia, partendo da esperienze diverse, per formare omeopati esperti. Per otto anni si tengono due corsi di una settimana all'anno, oltre a seminari, convegni, forum, a cui partecipano medici studenti da tutt'Italia, molti dei quali diventeranno la classe dirigente dell'omeopatia dei nostri giorni.

Il vento di rinascita che parte ancora una volta dal sud e da Napoli, non rimane isolato, tra la fine degli anni 70 e l'inizio degli 80 molte nuove realtà si affacciano prima e si affermano dopo. La società, che ha speso la maggior parte delle energie, nelle fatiche della ricostruzione del dopoguerra, avendo ormai consapevolezza di un riacquistato benessere e di una situazione internazionale più stabile, comincia a evolvere rapidamente, anche grazie a conquiste tecnologiche importanti. Non sempre questi cambiamenti sono armonici, anzi spesso sono frutto di duri confronti e di lotte violente. Dalla rivolta giovanile del 1968 e dalle lotte operaie e civili che si protraggono per gran parte degli anni 70, esce un Italia diversa, affrancata da retaggi feudali, ricca di nuove idee e di contraddizioni. Il mondo della Medicina non è naturalmente esente da questo vero e proprio terremoto dei costumi e della cultura. I giovani medici hanno un'idealità diversa dai loro predecessori, sono entrati in contatto con realtà e visioni che hanno una concezione olistica dell'uomo. Non sono più disposti ad accettare l'insegnamento dell'Università come una verità assoluta, inconfutabile. L'omeopatia è quasi un simbolo, un paradigma, di questo cambiamento, dimostrando nei suoi duecento anni di storia e proiettandosi nel futuro, attraverso le promesse di una sua lettura da parte della fisica quantistica, a ricoprire un ruolo di ineguagliabile metodologia clinica sempre incredibilmente attuale.

Ma torniamo alla nuova spinta propulsiva che favorisce la creazione, in diverse parti d'Italia, di centri di studio, scuole, ambulatori, associazioni.

A Milano già nel 1978, grazie alla spinta dell'omeopata belga Jacques Imberechts, fondatore di Homeopathia Europea, il gruppo di studio tenuto da Mario Garlasco e, tra gli altri, Carlo Cenerelli, tutti allievi di Pierre Schmidt, si organizza nell'Associazione Lycopodium. Viene costituita una scuola e un ambulatorio che favoriranno la diffusione dell'Omeopatia in quell'area. In seguito, molti docenti si trasferiranno in Toscana e costituiranno a Firenze una scuola ancora oggi attiva.

A Verona a metà degli anni ottanta è la volta della Società Omeopatica Veronese che ha come figure di spicco l'indimenticato omeopata argentino Hugo Carrara, proveniente dalla scuola di Paschero, Maurizio Castellini, Maurizio Albano e Stefano Barni. Anche qui i primi anni sono ruggenti, con aule piene di medici giovani e meno giovani, che vogliono apprendere questa "nuova" metodica di 200 anni fa.

Nel 1980 nasce il Gruppo Omeopatico Dulcamara a Genova, che si collega con la Faculty of Homeopathy di Londra, fornendo la possibilità, ai partecipanti ai corsi da loro organizzati di conseguire, dopo apposito esame, i diplomi con il prestigioso riconoscimento dell'istituzione britannica.

A Roma, prima come Med.Om e poi come IRMSO, Pietro Federico, allievo di Antonio Negro e in seguito del messicano Ortega, dà vita a un'altra scuola tra le più importanti e frequentate, che continuano ancora oggi l'importante lavoro della formazione di base.

Anche in Sicilia c'è il desiderio di rinverdire i fasti del dei primi anni del 1800 e sia a Catania, dove alcuni allievi della LUIMO, coordinati da Salvo Coco, fondano il COS (Centro Omeopatico Siciliano), che a Palermo, dove viene rinfocolata, dal lavoro serio di Ciro D'Arpa e dei suoi colleghi, la brace mai spenta dell'Accademia Omiopatica Palermitana, fondata nel 1844 e rifondata nel 1992. L'esperienza palermitana si collega con quella dell'AMHSO (Associazione Medica Hahnemanniana per lo studio dell'Omeopatia) di Giuseppina Bovina e Andrea Valeri e alla già citata Società Omeopatica Veronese, dando vita alla SIMO (Società Italiana di Medicina Omeopatica) la società scientifica dell'Omeopatia italiana, che avrà il grande merito di tessere il lavoro di contatti e di scambi di documentazione, che culminerà nel 2002 a Terni, il 18 maggio, durante il Consiglio Nazionale della FNOMCeO, che raggruppa tutti gli Ordini dei Medici delle 103 province italiane, in cui l'Omeopatia viene dichiarata "Atto Medico". È questa probabilmente, dal punto di vista del riconoscimento istituzionale, la più importante conquista del mondo omeopatico nell'Italia di oggi.

Il dinamismo e il successo tra la gente comune degli ultimi anni del XX secolo, porta a comprendere che gli omeopati, da soli, possono fare ben poco, ma che associandosi possono dare forza alle loro istanze e favorire in maniera determinante la diffusione e l'utilizzo della metodologia che praticano.

Nel 1990, dopo alcune esperienze associative minori, nasce la FIAMO (Federazione Italiana Associazione e Medici Omeopati) con l'ambizioso programma di dotare le scuole di omeopatia classica e i medici omeopati di una casa comune. Programma realizzato in larghissima parte, grazie all'impegno profuso dai suoi presidenti e da tutti gli associati, la FIAMO è ormai considerata, a livello nazionale e internazionale, il punto di riferimento a cui rivolgersi per dialogare con gli omeopati classici italiani. Impossibile non ricordare alcuni dei suoi membri propulsori, come Pindaro Mattoli, che continua l'ininterrotta tradizione omeopatica della sua famiglia, che risale ai suoi albori in Italia, e Antonella Ronchi che da un decennio regge l'associazione con saggezza ed equilibrio, portandola a una crescita di iscritti costante e soprattutto guidandola a rappresentare presso le istituzioni e il pubblico, la comunità omeopatica italiana, proponendo documenti, organizzando incontri e promuovendo una corretta informazione sulla medicina omeopatica. Nel suo instancabile lavoro di testimonial e di rappresentante dell'Omeopatia, Antonella Ronchi riceve il più che valido aiuto di Giuseppe Fagone, di Francesco Marino, nel doppio lavoro di presidente per l'Italia della LMHI e vicepresidente FIAMO e di un'altra grande donna dell'Omeopatia italiana, Giovanna Giorgetti, da moltissimi anni Segretaria Generale dell'Associazione. La FIAMO dal 1996 pubblica una rivista di altissima qualità, Il Medico Omeopata, diretto, dalla fondazione, dall'instancabile Gustavo Dominici. La rivista, quadrimestrale, viene distribuita in oltre 3.000 copie, con contenuti in maggioranza scientifici, di elevato pregio, destinati ai professionisti del settore. La FIAMO, come la LUIMO è membro istituzionale della LMHI ed incaricata dell'organizzazione del congresso mondiale della Liga Medicorum Homoeopathica Internationalis del 2019 in Italia. Per inciso è importante ricordare che nell'ultimo triennio, la LMHI ha avuto, per la prima volta, una presidenza italiana, nella persona di Renzo Galassi, omeopata di grande esperienza, allievo prediletto di Ortega, che ha saputo creare all'interno dell'associazione, un clima dinamico e di collaborazione, con le realtà omeopatiche di quasi 100 nazioni. Particolare rilevanza, ha costituito e costituisce tutt'oggi il rapporto della FIAMO con l'European Commitee for Homeopathy, ECH, che già dal 1994, in seguito alla pubblicazione da parte di quest'ultima organizzazione, del documento dal titolo Homeopathy in Europe che traccia per la prima volta le linee guida per la formazione, aggiornate nel 2005, subito adottate in Italia dalle scuole aderenti alla FIAMO. In seguito aderisce anche la SIOMI (Società Italiana di Omeopatia e Medicina Integrata), nota soprattutto per aver lavorato alacremente all'apertura, nel febbraio 2011, del Centro di Medicina Integrata dell'ospedale Petruccioli di Pitigliano (GR); dove l'utilizzo della medicina ufficiale è applicato in maniera integrata con le medicine complementari (omeopatia, agopuntura, omotossicologia e fitoterapia). In questo progetto, come in altri della sanità pubblica della regione Toscana, la più avanzata in questo settore, importantissimo il lavoro di Elio Rossi (Associazione Lycopodium) e Simonetta Bernardini, presidente SIOMI dalla sua fondazione nel 1999.



L'Omeopatia internazionale in Italia

La circolazione delle idee è in ogni cultura e in ogni settore un potente strumento di progresso. Abbiamo già visto che la rinascita dell'Omeopatia in Italia, a partire dagli anni settanta, è coincisa con frequenti contatti con altri paesi e con la venuta di grandi maestri internazionali, venuti a tenere lezioni e seminari. Oltre ai già citati Paschero, Ortega, Imberechts, non si può dimenticarne altri, del calibro di Alfonso Masi Elizalde, che influenzerà una generazione intera di omeopati, di cui molti ancora in attività, Eugenio Candegabe, Joseph Reves. Un capitolo a parte, per il grande impatto, anche numerico degli omeopati coinvolti, merita l'avventura greca. A metà degli anni novanta, il famosissimo omeopata greco George Vithoulkas, sposta la sua scuola da Atene all'isola di Alonissos, nelle Sporadi, fondando l'International Academy of Classical Homeopathy, ai cui corsi partecipa, per svariati anni, una nutrita colonia italiana, alla quale poter unire le vacanze estive con una formazione omeopatica di qualità, non sembra vero. Questi master, hanno l'effetto di migliorare la pratica clinica di un'intera generazione di omeopati italiani e di formare molti dei docenti che, attualmente, costituiscono la spina dorsale di molte scuole. Alla fine degli anni '90, cogliendo il suggerimento di Bruno Galeazzi e invitando Roger Morrison e Nancy Herrick, famosi omeopati californiani, CeMON Presidio Omeopatia Italiana inaugura la lunga serie dei seminari internazionali, che ad oggi ha raggiunto il ragguardevole numero di ventuno. Questi seminari hanno permesso agli omeopati italiani di ascoltare l'insegnamento di alcuni tra i più importanti omeopati del mondo, appartenenti alle principali scuole, con l'intento di tenere vivo l'interesse per lo studio dell'Omeopatia. Di volta in volta si sono succeduti omeopati della "vecchia scuola" e pensatori originali con nuove idee di grande interesse, come Rajan Sankaran, Jan Scholten, Jeremy Sherr, Farokh Master, George Dimitriadis, Frederik Schroyens, Frans Vermeulen, Dario Spinedi, Radhe e Alok Pareek, Eugenio e Marcelo Candegabe, Zalman Bronfman, Jonathan Shore e tanti altri. Per il ventiduesimo è atteso per la prima volta in Italia André Saine. Il successo di queste iniziative ha favorito progetti editoriali, con numerosi libri tradotti in italiano specialmente da due case editrici, che si dedicano quasi esclusivamente all'omeopatia, grazie ai loro fondatori entrambi omeopati, la Salus Infirmorum, di Roberto Gava e Nuova Ipsa di Claudio Mazza. Una menzione merita senz'altro Carlo Rezzani, che dividendosi tra i suoi pazienti e l'informatica, oltre ad essere l'autore della cartella clinica informatizzata WinCHIP, ha supportato gli omeopati italiani fornendo formazione e assistenza per l'utilizzo del repertorio su personal computer.

Ma il contagio delle idee non è stato eterodiretto nel senso dell'importazione, ci sono anche omeopati italiani che hanno un largo seguito e sono notevolmente apprezzati all'estero, come Roberto Petrucci, direttore del Centro di Omeopatia di Milano e Massimo Mangialavori, presidente di Ianua Medica. Tutti e due vengono regolarmente invitati a tenere seminari e workshop in tutto il mondo e, in Italia, svolgono anche il delicato e importante compito, di fornire una qualificata formazione avanzata. Entrambi sono universalmente apprezzati per il loro originale approccio clinico e per il modo incisivo ed efficace di insegnarlo.



La Ricerca

Quando parliamo di ricerca in Italia, possiamo risalire addirittura al 1828 anno in cui Cosmo Maria de Horatiis effettuò, due sperimentazioni cliniche presso l'ospedale della Trinità dei Pellegrini di Napoli, con la collaborazione di Francesco Romani, famose anche per i tentativi fatti dagli allopati di boicottarle.

Per venire ai nostri giorni abbiamo da un lato un fronte interno, fondamentale per lo sviluppo della medicina omeopatica, costituito dai proving e una esterna, sia di base che clinica. La prima di grande rilevanza, oltre a precedenti storici, ad esempio il proving di Cactus grandiflorus sperimentato nel 1864 da Rocco Rubini, è stata la sperimentazione transnazionale organizzata dalla LUIMO nel 1980 a cui partecipano 600 omeopati da tutto il mondo. Una sperimentazione di tale portata è stata utile soprattutto per redigere un protocollo di sperimentazione, che ha costituito la base dei disegni sperimentali successivi. Dagli anni novanta ad oggi, sono state decine i proving organizzati precipuamente all'interno delle scuole FIAMO, sia con fini scientifici che didattici. Fra gli omeopati che si sono dedicati con passione e duro lavoro a organizzarli troviamo Gustavo Dominici, Andrea Signorini, Vincenzo Falabella e Sergio Segantini. Tra i rimedi sperimentati, alcuni risperimentati, riportiamo Piper methysticum (kawa-kawa), Etna lava, Hydrogenium peroxidatum, premiato come miglior lettura al Congresso LMHI del 2008 a Ostenda, Colibacillinum, Ilex paraguaiensis (mate), ma la lista è ancora molto lunga.

Sul fronte della ricerca di base, sull'onda degli studi del purtroppo scomparso Emilio del Giudice, dell'Istituto nazionale di Fisica Nucleare, sui modelli biofisici dell'acqua, sono molti e di notevole interesse, i lavori pubblicati, che hanno dato lustro a ricercatori italiani come Vittorio Elia, del dipartimento di Fisica dell'Università Federico II di Napoli che si è occupato e ancora si occupa delle proprietà chimico fisiche dell'acqua, con risultati sorprendenti, nelle soluzioni ultra-diluite, mostrando comportamenti molto anomali, che travalicano le ferree leggi della chimica. Di assoluto interesse i numerosi lavori, anche sul campo, di Lucietta Betti dell'Università di Bologna, sugli effetti che le soluzioni ultra-molecolari hanno sulle piante e le fitopatologie. Il più conosciuto, tra i ricercatori italiani che si occupano di omeopatia è certamente Paolo Bellavite, professore di Patologia Generale presso l'Università di Verona, autore di numerosissimi articoli e studi preclinici e clinici, tra i quali citiamo l'ultimo: Arnica montana stimulates extracellular matrix gene expression in a macrophage cell line differentiated to wound-healing phenotype, pubblicato nel 2016 su PlosOne, che dimostra l'attività di questo rimedio, sia in low dose che in forma ultra-molecolare.

Questi e altri autori sono da lodare maggiormente, perché progettano ed eseguono le loro ricerche con fondi molto limitati, spesso con una comunità scientifica pronta a criticarli a prescindere dai contenuti e con notevoli difficoltà a trovare riviste scientifiche disposte a pubblicare i loro lavori, a causa delle influenze negative e dai pregiudizi dell'establishment scientifico.



Skeptics, situazione rimedi e prospettive

Già da diversi anni i rapporti del mondo dell'Omeopatia con i media e il mondo accademico sono molto discontinui e perlopiù contrastati. Nel 2005, con la pubblicazione dell'articolo di Lancet La fine dell'Omeopatia, titolo dal tono, almeno per un italiano, iettatorio [bad luck, evil eye], si apre la caccia alle streghe. I giornali più importanti, la tv, i media di internet, amplificano in modo sorprendente un articolo per addetti ai lavori, pubblicato su un giornale superspecializzato, letto quasi esclusivamente da medici e scienziati. A ondate vengono prese d'assalto le certezze di un pubblico che, andando a valutare le ricerche demoscopiche di quegli anni, sta sempre più premiando l'uso delle medicine non convenzionali, su tutte dell'Omeopatia. Una dopo l'altra notizie di scarso valore o legate a contesti molto specifici, come, nel 2014, le conclusioni della metanalisi del National Health and Medical Research Council Australiano, in cui si afferma che non ci sono evidenze sull'efficacia dell'Omeopatia, diventano per giorni e settimane argomento di primo piano sui mezzi di informazione, creando sconcerto e dubbi. Con un crescendo che fa pensare a un'orchestra molto ben organizzata, diretta e finanziata, a fine 2015 l'attacco viene sferrato direttamente a livello nazionale. Quello che viene considerato il leader degli skeptics italiani, immancabile nei programmi televisivi in cui si tratta l'argomento, il farmacologo Silvio Garattini, autorevole esponente dell'establishment e nume tutelare di Big Pharma, pubblica il libro Omeopatia acqua fresca. È il tentativo di un attacco mortale, definitivo, la "soluzione finale". Il momento è quello giusto, le aziende omeopatiche sono impegnate nelle registrazioni dei rimedi omeopatici e stanno cercando di trattare con l'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, per ottenere procedure meno complesse e onerose. Le norme attuative, recependo la direttiva europea 92/73, sono molto più rigide di quelle adottate in altri paesi europei e rischiano di far scomparire il 70% dei rimedi dal mercato. Inoltre sta montando una campagna pro-vaccini che tende a identificare gli omeopati come i nemici anti-vax, fino ad arrivare a un episodio gravissimo poche settimane orsono, in cui l'Ordine dei Medici di Treviso, istruendo un processo senza prove di alcuna infrazione del codice deontologico, in cui si fa accusatore e giudice, ha radiato Roberto Gava, medico omeopata di chiara fama, per le sue opinioni sui vaccini.

Questo vero e proprio assalto finale ha prodotto nel mondo dell'Omeopatia e più in generale delle medicine tradizionali complementari e non convenzionali, la coscienza che l'unione fa la forza. Si sono distinte molte associazioni che hanno lavorato e lavorano seriamente per coordinare una difesa da questo brutale attacco. In particolare, l'Associazione Medicina Centrata sulla Persona-Ente Morale, con il suo competente presidente Paolo Roberti di Sarsina, ha svolto un intelligente lavoro, per compattare le varie associazioni e sigle del mondo della medicina olistica, sfociato nell'importante simposio nazionale presso il Senato della Repubblica, del 29 settembre 2016, Le Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali nel Servizio Sanitario Nazionale per l'uguaglianza dei diritti di salute. Altre azioni sono state messe in atto dalla FIAMO, dalla SIOMI, dalla LUIMO e dalle associazioni dei pazienti, come l'APO, Associazione Pazienti Omeopatici, con la sua attivissima presidente Marisa Certosino e l'ADIMO, Associazione di Informazione Medicina Omeopatica. Insomma, una cosa è certa, il mondo dell'Omeopatia italiana si sta difendendo con orgoglio e forza, cercando di creare una rete con altre realtà contigue nel pensiero e nei comportamenti. Di pochi giorni fa la buona notizia che l'Ombudsman del Commonwealth, in Australia, ha accettato la denuncia presentata con la collaborazione dell'HRI, Homeopathic Reserarch Institute, volta a dimostrare le pesanti irregolarità e i conflitti di interesse, celati sotto il rapporto dell'NHMRC sull'omeopatia. E Dio sa se abbiamo bisogno di notizie come queste!



Tre realtà che aprono il cuore alla speranza

Volgendo al termine di questo articolo, mi rendo sempre più conto che descrivere la storia e l'attualità dell'Omeopatia in Italia, in poche cartelle è impresa ardua. Mi sono cimentato in questa impresa perché ritengo che sia importante per tutti conoscere, almeno da quel poco che sono riuscito a raccontare, una realtà così peculiare, ma così onnicomprensiva. In Italia abbiamo rappresentate tutte le correnti del pensiero omeopatico del mondo, questa è una grande ricchezza che, dall'altro lato della medaglia, ha presentato anche tanti problemi, soprattutto di disunità e a volte di lotta intestina, poco funzionale a uno sviluppo coerente e costante. Se gli attacchi che l'Omeopatia riceve in questi anni, saranno funzionali a ritrovare uno spirito di unità e il desiderio di lavorare insieme, per il bene di quell'umanità ammalata che guarda a noi come punti di riferimento e di salvezza, saranno stati attacchi benedetti. Se gli omeopati riusciranno a ricordare ai colleghi allopati che il lavoro del medico non è di comunicare evidenze ai pazienti, ma di prendersi cura di essi, allora tutti gli sforzi, le amarezze, le ferite, non saranno state sopportate invano.

Desidero concludere facendovi conoscere tre realtà che profumano di speranza e di ottimismo.

Il 17 giugno 2013 viene aperto a Roma, nella Storica ed elegante cornice di piazza Navona, il Museo dell'Omeopatia. Il Museo nasce da un progetto di Antonio Negro, il padre spirituale di tutti gli omeopati italiani, di cui abbiamo già parlato, e viene inaugurato nel giorno del suo compleanno, dai figli Francesco, omeopata e Paolo, chirurgo addominale di fama internazionale. Lo scopo, attraverso l'acquisizione, la raccolta e la conservazione di documenti e pubblicazioni, è di ricostruire la storia dell'Omeopatia, dai suoi esordi a oggi, allo scopo di fornire un contributo culturale al suo ulteriore sviluppo. Il Museo, autentico gioiello nel cuore di Roma, grazie alla passione e alla competenza dei due fratelli Negro, Francesco è autore di numerosi libri di omeopatia e di storia dell'omeopatia, e conserva oltre 5.000 tra volumi e riviste, manoscritti, autografi (tra i quali alcuni di Samuel Hahnemann), fotografie, diplomi, medaglie commemorative, pubblicità, curiosità, trousse & case, filatelia, numismatica e archivi privati di omeopati italiani dell'800 e del 900. Dalla collaborazione tra il Museo di Roma, la LUIMO, il CeMON Presidio Omeopatia Italiana e grazie alla lungimiranza e all'apertura mentale di Gennaro Rispoli, direttore del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli e primario chirurgo di un importante ospedale, presso quest'ultima prestigiosa struttura, situata all'interno del monumentale Ospedale degli Incurabili, nel cuore del centro antico di Napoli, a febbraio del 2016 viene inaugurata la sezione Omeopatia, che contiene, tra gli altri preziosi reperti, una rara copia dell'edizione dell'Organon in lingua italiana, di Bernardo Quaranta, datata 1824.

Un'altra realtà che dona lustro all'Omeopatia italiana è la Veterinaria. Il capostipite, decano e fondatore della disciplina in Italia è stato Franco Del Francia scomparso nel 2011, che ha formato decine e decine di omeopati veterinari e dato lustro alla sua professione con pubblicazioni, ricerche e fondando la prima scuola, nel meraviglioso borgo antico della Toscana, Cortona, dedicata solo ai veterinari. Accanto a lui si sono distinti per abnegazione e qualità dell'insegnamento, il suo braccio destro Mario Sciarri, Andrea Brancalion, Maurizio Testadura e Mauro Dodesini, oggi tra i migliori medici veterinari omeopati in Italia Dall'esempio del Maestro Franco Del Francia, alcuni suoi allievi, quali David Bettio, Barbara Rigamonti, Marina Nuovo e Roberto Orsi, hanno fondato la SIOV, Società Italiana di Omeopatia Veterinaria, che oltre a tenere un corso di base triennale, rappresenta, con successo, la categoria con le istituzioni e gli Ordini dei Veterinari. Quest'anno, il loro congresso annuale, in ottobre a Bologna, diventerà anche il congresso della IAVH, International Association for Veterinary Homeopathy, la LMHI dei veterinari omeopati. Il vivace mondo dell'Omeopatia Veterinaria italiana fornisce anche nuovi strumenti di formazione e aggiornamento, come quelli messi a disposizione, attraverso i webinar, da Francesca Pisseri. Molto richiesti i periodici incontri di confronto metodologico e clinico, su piattaforma web messa a disposizione dalla FIAMO, coordinati da Marco Mortari.

In occasione dell'Expo di Milano 2015, la più grande esposizione universale che promuove il dialogo e la cooperazione tra i vari Paesi, in quell'anno con il tema "Nutrire il Pianeta", è partito un altro grande progetto, all'interno del creativo mondo omeopatico italiano: lo sviluppo dell'Agro-Omeopatia. Il progetto ha portato alla realizzazione di un orto, seguito nella sua crescita con l'uso di medicamenti omeopatici, per "curare quel che ci nutre per nutrire il pianeta". L'iniziativa promossa dalla FIAMO con Giuseppe Fagone e coordinata da Raffaella Pomposelli, instancabile ed energica docente di omeopatia, con l'appoggio della ricercatrice Lucietta Betti, ha incontrato l'appoggio del comune di Milano che ha assegnato un'area, all'interno del Museo Botanico della città, presso la quale sono state seminate numeroso specie di verdure, la cui crescita è stata seguita e curata con l'uso di rimedi. Collateralmente alle attività agresti, si sono tenute numerose conferenze, incontri seminari, per diffondere e confrontarsi sull'argomento. Questi incontri, che hanno attirato una numerosa partecipazione di pubblico, hanno visto anche la partecipazione come relatrici, di due omeopate tedesche, Heidi Brand e Christiane Maute.



Conclusione

Come abbiamo visto l'Italia è stata, come lungo la sua storia civile, attraversata da tutte le correnti del pensiero omeopatico. Questa è da una parte la sua ricchezza, dall'altra il suo tallone di Achille, a causa della scarsa coesione interna degli omeopati, che non ha consentito di costituire una base associativa comune, veramente unita e rappresentativa, per portare le proprie istanze alle istituzioni in modo compatto. C'è inoltre da prendere con serietà a impegno un altro problema da risolvere: il decrescere degli studenti iscritti ai corsi di base. Un fenomeno contradditorio, perché, mentre la domanda di omeopatia cresce tra la popolazione, l'offerta di una classe di professionisti dotati di una formazione validata e certificata, è in calo. Le crisi e gli attacchi degli ultimi anni, mi auguro stiano modificando in positivo questa situazione e le associazioni cominciano ad acquisire forza e nuove energie per combattere la difficile battaglia. La crisi della medicina accademica è sotto gli occhi di tutti, la mancanza di risorse per mantenere un sistema sanitario che migliora solo negli sprechi, non si potrà durare a lungo senza un cambiamento, una vera e propria rivoluzione. Qui l'Omeopatia può dare il suo grande e peculiare contributo, grazie all'efficacia del suo metodo, al peculiare rapporto medico paziente, alla sua chiara possibilità di curare malattie croniche e, molto importante attualmente, consentendo risparmi a volte incredibili. Per fare questo ci vorranno omeopati preparati ad affrontare la situazione, preparati e disposti a confrontarsi con i colleghi allopati. In una parola dovranno rispecchiare la frase di Albert Einstein "Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano veramente". Mi piace terminare questo articolo citando Alma Rodriguez, la dottora, colei che mi ha fatto innamorare perdutamente dell'Omeopatia, non con le parole, ma con l'esempio, con i comportamenti: "L'OMEOPATA, IL MEDICO DEL FUTURO OGGI".



Bibliografia
- Associazione Medicina Centrata sulla Persona - Atti del Simposio Le Medicine Tradizionali, Complementari e Non Convenzionali nel Servizio Sanitario Nazionale per l'uguaglianza dei diritti di salute. Advanced Therapies Nuova Ipsa, anno VI, n. 10, 2017
- AUDISIO DI SOMMA F. - L'Ospedale omeopatico di Torino. La Med. Biol., 2012/3; 41-47
- BONINO G. - Ricordo Cronografico dell'Omeopatia in Italia. L'Omiopatia in Italia, 1907.
- BOVINA G., GALASSI R. e RONCHI A. - Medicina Omeopatica, capitolo del libro Le Medicine non convenzionali in Italia, a cura di GIARELLI G., ROBERTI di SARSINA P., SILVESTRINI B. Franco Angeli Ed., 2007
- CIPOLLA C., ROBERTI DI SARSINA P. (a cura di) - Le peculiarità sociali delle medicine non convenzionali. Franco Angeli Ed., 2009
- ENDRIZZI C., MEZZERA S. - Introduzione all'Omeopatia, Associazione Lycopodium Firenze, 2002
- LODISPOTO A. - Storia dell'Omeopatia in Italia. Edizioni Mediterranee, 1987
- NEGRO A., NEGRO F. E. - Bibliografia omeopatica italiana 1822-1914. Franco Angeli Ed., 2007
- NEGRO F.E. - Aspettando Ippocrate. Verso la medicina totale. Franco Angeli Ed., 2000
- PALOMBI MARTORANO V. - Napoli e la nascita della omeopatia in Italia (1822). Fiorentino Editore, 1996
- PITERÀ di CLIMA F. - I Pionieri dell'Omeopatia. Introduzione e Prefazione al libro Cinquanta Ragioni per essere Omeopata (J. C. Burnett). Prima Edizione Italiana tradotta e curata da F. Piterà. De Ferrari Editore, 1998.
- RONCHI A. - Medicina Omeopatica, capitolo del libro La Formazione nelle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali in Italia, a cura di GENSINI G.F., ROBERTI DI SARSINA P., TOGNETTI BORDOGNA M., Franco Angeli Ed., 2016

Fonte:
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