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Medicine Complementari in oncologia pediatrica

MessaggioInviato: gio feb 19, 2009 7:53 am
di Dr.Ascani
Pochi studi, con caratteristiche di validità scientifica e statistica, hanno documentato la reale efficacia ed i rischi connessi con le terapie alternative in oncologia pediatrica. A tal fine si è voluto realizzare uno studio ampio e ben documentato inerente la popolazione oncologica pediatrica in Germania. Lo studio, di tipo retrospettivo, è stato realizzato mediante un sondaggio erogato ai genitori di bambini con prima diagnosi di tumore secondo i criteri del Registro Tedesco delle Neoplasie del 2001. Obiettivo primario era quello di valutare l'incidenza dell'uso di discipline complementari (CAM) ed i fattori connessi con tali scelte. Dei 1.595 questionari somministrati, sono stati ritenuti validi per una adeguata valutazione 1.063 (pari al 67%): l'impiego di CAM ha riguardato il 37% del campione. Le CAM vengono somministrate con terapia standard nel 35% dei casi. Si è inoltre visto che, in ordine di frequenza, le CAM più impiegate erano omeopatia, integratori dietetici e medicina antroposofica, soprattutto come vischio-terapia. Per quanto concerne i fattori che orientano verso l'uso di queste discipline, precedenti esperienze positive (anche dei genitori stessi e in altre patologie), la cattiva prognosi di malattia secondo il dettato della medicina scientifica e l'elevato status sociale economico e culturale. Circa i risultati attesi, questi erano rappresentati da una migliore stabilizzazione della malattia, da un miglioramento dello stato immunitario e della possibilità guarigione. Le fonti di informazioni sulle CAM sono state, nella maggior parte dei casi, di tipo non medico; tuttavia il 71% degli utenti (fatto insolito rispetto ad altre nazioni e ad altri studi sull'adulto) ha parlato con il medico di fiducia sulla possibile interazione con le terapie scientifiche designate. Inoltre, nel caso di terapie CAM già intraprese, gli effetti percepiti dai genitori sono stati per la maggior parte positivi e l'89% degli utenti ha dichiarato che avrebbero raccomandato le CAM ad altri genitori. Anche da questo studio emerge la necessità di una maggiore informazione diretta a pediatri ed oncologi i quali, molto spesso, ne ignorano caratteristiche, valore e limiti e, pertanto, non sanno dare consigli adeguati se richiesti.

Fonte:
Eur J Cancer, 2008, 44, (15), 2233
Articolo di Carlo Di Stanislao
da "Omeopatia33" del 13 novembre 2008

Ruta graveolens, i tumori e le idee in movimento

MessaggioInviato: gio feb 19, 2009 7:59 am
di Dr.Ascani
Uno studio congiunto tra università indiane e statunitensi ha registrato l'azione antitumorale di Ruta graveolens 6CH in alcuni tumori cerebrali, osservando i suoi effetti in vivo ed in vitro. La letteratura interessata alle nuove prospettive che la terapia omeopatica può offrire al trattamento delle neoplasie appare come un'erede dei passages parigini, le strade coperte sulle quali si aprono negozi. Essi vennero concepiti con l'intenzione di tenere viva l'attenzione del pubblico, al riparo dalla pioggia, ma oggi li scopriamo quasi per caso e li percorriamo silenziosamente; se questo li fa esistere un po' meno, non significa tuttavia che essi siano meno affascinanti. Anche un articolo come quello di Sen Pathaki giunge alla lettura senza rumori, ma ciò che esso suggerisce può essere un passo nel futuro. Pathaki, alla PBH Research Foundation di Kolkata, in India, ha osservato l'azione di Ruta 6CH in associazione a Calcarea phosphorica 3DH in 15 pazienti con neoplasie intracraniche (nove gliomi, tre meningiomi, un neurinoma, un craniofaringioma e una neoplasia dell'ipofisi); la diagnosi era sostenuta da dati radiologici ed istopatologici. La durata del trattamento per ottenere un graduale miglioramento clinico-strumentale è stata molto variabile (da 3 mesi sino a 7 anni). Gli effetti di Ruta in vitro sono stati osservati su linee cellulari umane di glioma e di leucemia, su cellule metastatiche di melanoma murino e su linfociti B umani normali.
Sul piano clinico la somministrazione di Ruta 6CH (2 gtt. due volte al dì) si è rivelata molto efficace: dei nove pazienti con glioma, otto (88.9%) hanno mostrato una regressione clinico-radiologica completa, due dei tre pazienti affetti da meningioma si sono giovati di un arresto prolungato dell'evoluzione della massa tumorale, mentre un terzo ha avuto una completa regressione, così come il paziente con il craniofaringioma e con il tumore dell'ipofisi. D'altra parte la sperimentazione in vitro ha mostrato che Ruta è in grado di indurre la morte cellulare nelle linee cellulari umane di glioma e di leucemia ed in quelle di melanoma murino, provocando una catastrofe mitotica ed una erosione del telomero del DNA selettivamente nelle cellule tumorali. Al contrario, nei linfociti normali Ruta dimostra di agire come fitogeno senza provocare aberrazioni cromosomiche. Lo studio di Pathaki sembra dunque dimostrare che una combinazione di Ruta 6CH e di Ca3(PO4) 3DH permettono un arresto della progressione o una regressione clinica del glioma umano; il numero dei pazienti studiati è certamente troppo piccolo per trarre conclusioni, tuttavia i risultati paiono incoraggianti.
I risultati degli studi in vitro indicano che, per quanto Ruta si dimostri citotossica per le linee cellulari tumorali umane e murine, la sua azione è più intensa sulle linee cellulari di glioma umano che su quelle leucemiche. Questa azione appare mediata da una erosione telomerica nelle cellule tumorali cerebrali, che non è presente nelle cellule leucemiche, dalla induzione di endomitosi e dalla frammentazione del DNA, con successiva morte cellulare. La rutina, il componente attivo di Ruta, possiede una documentata attività antiossidante, antinfiammatoria ed antimutagena. L'associazione con Ca3(PO4), induttore della fosfolipasi, permette una più efficace azione del TNF che è in grado di indurre apoptosi della cellula tumorale e regressione o arresto di crescita della massa neoplastica. Questo studio sembra suggerire che l'associazione di Ruta 6DH + Ca3(PO4) abbia un effetto antimitotico e apoptogenico nelle cellule tumorali umane di glioma. Diversamente dalla chemioterapia convenzionale nel glioma umano, Ruta, in associazione con Ca3(PO4), sembra aggredire selettivamente le cellule neoplastiche e stimolare i linfociti normali. A noi resta la considerazione che la voglia di farsi stregare e sedurre da idee in movimento forse appartiene soltanto a culture diverse dalla nostra, legata a plumbei trattati e ad un sapere rigidamente strutturato.

Fonte:
Int J Oncol, 2003, 23, (4), 975
Articolo di Massimo Saruggia
da "Omeopatia33" del 17 gennaio 2008

Gelsemium sempervirens e le sue proprietà antineoplastiche

MessaggioInviato: gio lug 09, 2009 7:25 am
di Dr.Ascani
Il Gelsemium sempervirens è da alcuni secoli conosciuto dall'omeopatia scientifica attraverso la tossicologia dei suoi principali alcaloidi gelsemina, sempervirina e gelsemicina di cui sfrutta l'effetto di ormesi. Dagli studi in vitro su cellule umane HeLa seguiti da Bhattacharyya et al. è emersa un'azione anticancro di un altro alcaloide: la scopoletina, indagata per la prima volta sui topi. Sono stati considerati quattro gruppi costituiti da sei topi Mus musculus. Il primo gruppo di controllo non è stato trattato con alcuna sostanza. Il secondo gruppo è stato trattato con 100 g/settimana di DMBA (acido dimetilbenzoico) e olio di croton tiglium 1% due volte a settimana, entrambi topicamente sulla schiena dei topi per 24 settimane. Il terzo e il quarto gruppo hanno subito lo stesso trattamento con aggiunta per il primo di un placebo e per il secondo di due dosi per os di scopoletina, ottenuta da estrazione alcolica dal Gelsemium, di 50 mg/kg di peso e 100 mg/kg di peso ogni giorno per 24 settimane. Le neoformazioni papillomatose (>2mm) sono comparse in 8 settimane nei gruppi trattati solo con DMBA/croton oil, in 24 settimane su tutti gli altri topi. Solo nel 10% dei topi trattati con scopoletina le lesioni superavano i 2,5 mm di diametro contro il 70% dei non trattati. Istologicamente la neoplasia presentava aggressività maggiore nei topi non trattati con scopoletina. L'immunoistochimica ha rintracciato livelli più alti di AhR (Aryl hydrocarbon Receptor), recettore di risposta agli xenobiotici trasducente un segnale proliferativo, nei topi non trattati con scopoletina. Un alto numero di cellule in fase S è stato rintracciato con la tecnica PCNA (Proliferating Cell Nuclear Antigen) nei papillomi dei topi non trattati, in fase G1 in quelli trattati. L'immunoblot ed ELISA hanno dimostrato la presenza di un alto numero di molecole proapoptotiche indotte nelle lesioni dei topi trattati con scopoletina e un alto numero di molecole proflogistiche e diminuzione delle prime in quelli non trattati. Studi citogenetici hanno dimostrato un maggior numero di aberrazioni cromosomiche su cellule di midollo osseo, di positività al test dei micronuclei (valuta il danno al DNA), un maggiore indice mitotico nei topi non trattati con scopoletina. L'azione della scopoletina pare essere diretta sul ciclo cellulare, anche se mancano evidenze precise a tale riguardo. Indiscutibile è però l'effetto positivo a parità d'induzione neoplastica da parte di mutageni.

Fonte:
Exp Biol Med, 2008, 233, (12), 1591
Omeopoatia33, Newsletter, 9 luglio 2009 - Anno 4, Numero 24
di Federico Angelini