RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Qui è possibile postare e commentare articoli sulla Medicina Omeopatica. Si raccomanda di citare sempre la fonte dell'articolo.

Tiroxina omeopatica, rane di montagna e campi elettromagneti

Messaggiodi Dr.Ascani il ven dic 26, 2008 12:47 am

In questo lavoro sperimentale gli autori fanno riferimento ad una precedente ricerca in cui è stato verificato come le larve di anfibi hanno reagito ad un preparato omeopatico a base di tiroxina.

I modelli di ricerca animali ed in particolare quelli condotti su anfibi, si sono dimostrati strumenti utili per comprendere alcuni fenomeni che si verificano in omeopatia e specie nella ricerca sull'azione dei preparati omeopatici. Uno dei principi basilari dell'omeopatia, il principio dei simili, può essere dimostrato dall'iperstimolazione di Rana temporaria immersa in una soluzione acquosa molecolare di tiroxina (10 alla -8 parti di peso, non sottoposta ad un processo di agitazione) e successivamente inducendo un effetto "curativo" inverso con una soluzione preparata omeopaticamente (10 alla -13) dello stesso ormone. In questo modo appare evidente che esiste una relazione tra l'effetto della tiroxina preparata omeopaticamente e un livello elevato naturale o artificiale di tiroxina in questi animali durante la metamorfosi. Questo è ciò che rispettivamente avviene in analoghi studi di intossicazione/detossicazione, dove gli organismi sono prima trattati con un alta dose di tossina e successivamente trattati con una soluzione sequenziale della stessa tossina diluita e dinamizzata. Sono stati osservati significativi effetti antidotanti, con alte diluizioni di cadmio su uova di rana intossicate da questo elemento. Una accelerazione artificiale della metamorfosi può essere ottenuta anche con l'innalzamento della temperatura dell'acqua in cui vivono gli animali. Questo può essere considerato un effetto "curativo" alla luce del principio omeopatico dei simili. Un'altra caratteristica di questo lavoro di ricerca sperimentale omeopatica, nota come drug proving effect, è illustrata verificando che l'applicazione molto frequente della soluzione, causa inizialmente una decelerazione e successivamente una accelerazione della metamorfosi. In questa situazione, l'effetto della soluzione è inizialmente inversa (fase curativa) e successivamente concordante con quello che determina l'iperstimolazione molecolare (drug proving).
Questa "prospettiva della rana", può essere utile dal punto di vista degli studi biologici, nel dimostrare e illustrare le modalità di alcuni fenomeni dell'omeopatia, anche se non soddisfa completamente l'effetto sull'uomo. Un altro punto cruciale di questo lavoro di ricerca sull'omeopatia è stato quello di valutare l'immagazzinamento dell'informazione nella sostanza che funge da veicolo. Questo aspetto è stato investigato con un modello animale anfibio, per testare l'effetto di diversi campi elettromagnetici su soluzioni di tiroxina preparate omeopaticamente. I campi elettromagnetici utilizzati sono stati quelli presenti nelle apparecchiature tecniche comunemente utilizzate nei telefoni cellulari, nei detector a raggi-X per l'ispezione dei bagagli aeroportuali e gli scanner dei codici a barre. L'ipotesi del lavoro è stata mirata a verificare se queste microonde possono distruggere le soluzioni omeopatiche. Questo secondo aspetto della ricerca ha confermato in via preliminare le direttive delle aziende omeopatiche e di medici omeopatici rispetto all'effetto negativo dei campi elettromagnetici sulle soluzioni liquide omeopatiche. Successivi esperimenti preliminari su anfibi hanno dimostrato che l'immagazzinamento dei principi attivi omeopatici in veicoli solidi come i granuli di lattosio/saccarosio, possiedono una maggiore resistenza, ma la ricerca in questo senso è ancora in corso.

Fonte:
Homeopathy, 2008, 97, (1), 3
Articolo di Roberto Pulcri
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

Arnica e Staphisagria: efficaci sulle ferite

Messaggiodi Dr.Ascani il ven dic 26, 2008 12:52 am

Lo scopo era orientato a valutare se l'utilizzo del rimedio Arnica montana favorisse una più rapida cicatrizzazione nelle ferite provocate da incisioni chirurgiche. Nello stesso studio si è esaminato anche l'effetto di Staphisagria, poiché nella pratica clinica anche questo rimedio omeopatico viene frequentemente utilizzato per curare lo stesso problema, in modo da confrontare i risultati di Staphisagria con quelli ottenuti da Arnica montana. Successivamente si è cercato di stabilire se l'efficacia variava quando questi due rimedi erano impiegati alla diluizione 7CH o 30CH, poiché, secondo la legge del numero di Avogadro, nel primo caso sono ancora presenti molecole, mentre nella seconda preparazione non dovrebbero più esserci tracce di materia. Sono stati utilizzati 75 topi di razza Wistar, del peso variabile tra 250-270 grammi, distribuiti in 5 gruppi (15 topi per ogni gruppo). Gli animali sono stati sottoposti ad un procedimento chirurgico. In un primo tempo furono sedati e anestetizzati assieme agli altri, poi l'area selezionata fu depilata e disinfettata. Una volta provocata una profonda incisione chirurgica nella parte esterna della coscia, seguendo la linea femorale, fino alla visualizzazione dell'osso, successivamente la pelle è stata suturata con tre punti separati di filo di seta non riassorbibile. Immediatamente dopo l'intervento chirurgico e, in seguito, giornalmente fino alla cicatrizzazione delle ferite, il Gruppo 1 (controllo) ha ricevuto un placebo di zucchero e acqua; il Gruppo 2 ha ricevuto Arnica montana 7CH (1 globulo disciolto in 1 ml di acqua ); il Gruppo 3 ha ricevuto Arnica montana 30CH (1 globulo disciolto in 1 ml di acqua); al Gruppo 4 è stata somministrata Staphisagria 7CH (1 globulo disciolto in 1 ml di acqua); il Gruppo 5 ha ricevuto Staphisagria 30CH (1 globulo disciolto in 1 ml di acqua). Tutte le soluzioni sono state somministrate attraverso un tubo gastrico. La lunghezza della ferita chirurgica è stata misurata ogni giorno, seguendo sia la sua evoluzione clinica sia il numero di giorni necessario per la sua completa cicatrizzazione. Alla fine i quattro gruppi che hanno ricevuto il trattamento omeopatico, indipendentemente dal rimedio e dalla diluizione, hanno richiseto 15-16 giorni per una completa cicatrizzazione, un tempo considerevolmente minore rispetto al gruppo di controllo che era di 20-23 giorni. Invece la differenza sul tempo di cicatrizzazione tra i gruppi trattati con Arnica montana e quelli con Staphisagria non risultò statisticamente significativa, né si notò alcuna diversità tra le dinamizzazioni 7CH e 30CH. Concludendo, questo studio ha dimostrato inequivocabilmente la stessa efficacia sia di Arnica sia di Staphisagria nella diminuzione dei tempi di cicatrizzazione da ferite chirurgiche, senza alcuna differenza sull'utilizzo di una (7CH) o dell'altra (30CH) dinamizzazione.

Fonte:
Cult Homeo, 2007, (20), 19
Articolo di Italo Grassi
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

La Citronella omeopatica stimola la germinazione

Messaggiodi Dr.Ascani il ven dic 26, 2008 1:03 am

Si tratta di una ricerca di base condotta presso il Department of Biology, State University of Maringá, in Brasile, in cui si è valutata l'azione sulla germinazione e la crescita della Sida rhombifolia (detta anche Albero fiamma ed appartenente alla famiglia delle Malvacee), da parte di cinque diluizioni omeopatiche (3-6-12-24-30CH) di Cymbopogon winterianus (Citronella, una Graminacea con olio essenziale agrumato, fresco e stimolante). L'olio essenziale, se inalato, può accelerare il battito cardiaco. E' da evitarne dunque l'impiego in presenza di cardiopatici. Come controllo è stata impiegata acqua. Si sono valutati, con rigidi criteri validati internazionalmente, la crescita del sistema radicolare, le modificazioni di lunghezza del turione, l'indice di massa totale, la percentuale e la velocità di germinazione. I risultati sono stati alquanto sorprendenti. Infatti, mentre tutte le diluizioni stimolano la crescita primaria della radice, la 3CH, la CH6 e la 12CH hanno determinato la crescita delle parti rizomatose che, invece, sono state inibite dalle diluizioni 24CH e non influenzate dalle 30CH. Tutte le diluizioni, poi, inducono un aumento di massa fresca in modo inversamente proporzionale alla potenza (massima crescita con 3CH). Circa l'indice di germinazione, il più alto si è registrato con la 12CH ed il più basso con la 24 CH. La velocità di germinazione, infine, è risultata più che raddoppiata con la 12CH ed ha trovato i valori più bassi con le potenze estreme (3CH e 24CH). Lo studio suggerisce che la Citronella omeopatica influenza il metabolismo vegetale in modo differente in relazione alle diverse diluizioni. Poiché la Sida rhombifolia necessita di concimazioni continue, la Citronella omeopatica ne favorirebbe attecchimento e sviluppo con minor impiego di derivati organici (quale stallatico o humus di lombrico). Questo, come altri studi analoghi condotti negli ultimi dieci anni, potrebbero utilmente convertirsi in pratiche efficaci, efficienti e salutari in campo agronomico. Tuttavia, precisano gli autori, mancano ricerche ad ampio raggio e sul campo.

Fonte:
Int J High Dil Res, 2008, 7, (22), 208
Articolo di Carlo di Stanislao
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

Lichen simplex cronico e omeopatia: questione di metodo?

Messaggiodi Dr.Ascani il dom gen 18, 2009 6:42 pm

Risultati interessanti arrivano da uno studio condotto dal Department of Dermatology di New Delhi sull'efficacia del trattamento del Lichen simplex cronico con medicinali omeopatici, valutata secondo gli endpoint di scomparsa del prurito, diminuzione dello spessore e dell'iperpigmentazione delle lesioni tipiche. Venti sono stati i pazienti trattati e seguiti nell'arco di un anno, di età molto disomogenee (5 sotto i 30 anni, 4 sotto i 40 anni, 10 sotto i 50 anni, un settantenne), con tempi di malattia conclamata variabili tra due mesi e 30 anni, localizzazione varia delle lesioni, 9 femmine ed 11 maschi. Sono stati scelti i medicinali Hydrocotile nelle diluizioni 6CH, 30CH, 200CH, 1MK, 10MK in 14 pazienti, Sulphur 200CH in un paziente, Thuja MK e 10MK in due pazienti e Graphites 6CH in un paziente. Hydrocotile è stato prescritto osservando l'aspetto degli elementi lesionali, il prurito incoercibile e l'ispessimento cutaneo; Thuja è stata considerata per la similitudine lesionale e per le modalità di miglioramento e peggioramento dei sintomi; Kalium bichromicum è stato scelto sulla base del tipo sensibile e del quadro lesionale aggravato da ulcerazione, bruciore e prurito; Sulphur e Graphites sono stati scelti in base ai sintomi generali e mentali del paziente. Ne è risultata un'azione parziale di diminuzione del prurito da parte di Hydrocotile, Kalium bichromicum e Sulphur (quest'ultimo prescritto al paziente di 70 anni) ed un'efficacia totale di Graphites, nonché di Thuja in due casi su tre, sul prurito, sull'ispessimento cutaneo e sull'iperpigmentazione.
Si pone, pertanto, l'attenzione sulla necessità di un maggior numero di trial, e sull'importanza del metodo di scelta dei medicinali omeopatici: l'osservazione degli elementi lesionali non disgiunti dai sintomi generali e mentali del paziente è risultata, infatti, più valida della sola similitudine anatomo-patologica nel trattare questa affezione cronica. Tra gli obiettivi, oltre l'esecuzione di trial, andrebbe proposta anche una "ri-stesura" delle patogenesi dei medicinali, arricchite da dati laboratoristici e clinico-diagnostici moderni, al fine di ottimizzare la scelta delle terapie in campo omeopatico ed integrato.

Fonte:
Homeopathy, 2006, 95, (4), 245
Articolo di Federico Angelini
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

L'omeopatia migliora le prestazioni nell'autismo

Messaggiodi Dr.Ascani il ven gen 23, 2009 11:57 pm

Alcuni ricercatori brasiliani hanno cercato di dimostrare l'effetto terapeutico dei rimedi omeopatici sullo sviluppo cognitivo e motorio dei bambini affetti da autismo, attraverso uno strumento specifico convalidato.

L'autismo viene considerato un disordine dello sviluppo infantile caratterizzato da deficit nella interazione e comunicazione sociale e da comportamento ripetitivo e inusuale. I livelli di autismo possono variare continuamente da stati di tipo non grave a stati molto severi. Sebbene non siano state ancora chiarite le cause della malattia, recenti studi suggeriscono una origine biologica, su base genetica, con interessamento delle strutture cerebrali. La diagnosi rimane esclusivamente clinica ed è essenzialmente basata su test comportamentali. A tutt'oggi non esiste un trattamento farmacologico specifico, ma solo un trattamento sintomatico.
Lo scopo di questo studio è stato quello di dimostrare l'effetto terapeutico dei rimedi omeopatici sullo sviluppo cognitivo e motorio dei bambini affetti da autismo, attraverso uno strumento specifico convalidato, il PEP-R (Psycho-educational Profile Revised test). La diagnosi con il PEP-R offre un approccio evolutivo della valutazione dei bambini autistici ed include un inventario di comportamenti e abilità concepite per identificare fattori di apprendimento irregolari e idiosincrasici, nei bambini di età compresa tra sei mesi e sette anni, ma può essere estesa anche a bambini più grandi, la cui alfabetizzazione non è completa. Il test PEP-R raccoglie dati sullo sviluppo attraverso imitazione, percezione, motricità fine, motricità globale, coordinazione o**** manuale, aspetto cognitivo, aspetto cognitivo verbale. Come strumento di diagnosi il PEP-R serve ad identificare il grado di anormalità del comportamento riguardo a relazioni ed affetti, gioco ed interesse per i materiali, risposte sensoriali e linguaggio.
Gli Autori hanno studiato una popolazione formata da 30 bambini di ambo i sessi, esaminati nella Clinica delle malattie mentali e comportamentali, della Federazione Brasiliana di Omeopatia di Rio de Janeiro, una istituzione non-profit Brasiliana con diagnosi di autismo secondo i criteri del DSM-IV. La prescrizione dei rimedi omeopatici è stata eseguita secondo il principio della similitudine, base metodologica dell'omeopatia, ricercando i sintomi specifici comuni e individualizzati dei singoli pazienti. I rimedi sono stati prescritti sia singolarmente che in combinazione, in accordo con i sintomi di ciascun paziente. I rimedi scelti sono stati: Carcinosinum, Stramonium, Natrum muriaticum, Arnica, Arsenicum album e Thebaicum. Le diluizioni sono state selezionate in accordo con il grado di similitudine patologica e patogenetica, comprese tra 30CH e 200CH. Lo schema terapeutico è stato completato da specifici rimedi organoterapici, scelti in rapporto alle disfunzioni delle aree cerebrali interessate dalla malattia autistica, come Corpus callosum, Thalamus, Hippocampus, Lobo frontale, Corteccia cerebrale, Cerebellum, Lobo parietale, Lobo temporale tutti in diluizione 6CH.
I risultati descritti nel lavoro fanno riferimento a 7 dei 30 pazienti presi in esame, che hanno già effettuato i test per due volte, la prima volta prima dell'inizio della terapia omeopatica, la seconda volta a 3-10 mesi dopo l'inizio della terapia stessa. I criteri utilizzati per l'indagine sono stati riportati su una scala di comportamento secondo l'intensità del comportamento autistico e suddivisi in: adeguato, moderato e grave. Tutti e sette i soggetti estrapolati dallo studio hanno mostrato un netto miglioramento del comportamento autistico, differenziandosi ciascuno in una particolare area di indagine. Nel sintetizzare i risultati possiamo riferire alcuni dati di estremo interesse, come il paziente 01 (Arnica montana 200CH) che è risultato migliorato per le risposte sensoriali, il gioco e gli interessi nei materiali, così come anche nella motricità fine e globale, mentre nel paziente 07 (Natrum muriaticum 200 CH), il progresso del quadro clinico è stato globale, abbracciando così tutte le aree oggetto dello studio.
Le conclusioni parziali sulla base dei dati raccolti e a cui si può fare riferimento, indicano con certezza l'efficacia della terapia omeopatica nelle prestazioni comportamentali, cognitive e motorie dei bambini autistici esaminati. Questi risultati suggeriscono inoltre che più la terapia viene prolungata nel tempo, più rimarchevoli sono i risultati del miglioramento nella scala del test PEP-R. Questi risultati preliminari incoraggiano gli Autori a riproporre lo studio su una popolazione molto più numerosa e a pianificare uno studio secondo i parametri del RCT, preservando comunque l'originalità del metodo omeopatico.

Fonte:
http://www.siomi.it
aericolo di Roberto Pulcri
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

Ignatia amara nel trattamento del lichen planus orale

Messaggiodi Dr.Ascani il gio gen 29, 2009 10:42 am

L'obiettivo di un trial clinico randomizzato e controllato in cieco singolo che ci giunge dall'università di Teheran (Iran), è stato di valutare l'efficacia di Ignatia 30C nel trattamento del Lichen planus orale (LPO).
Il LPO è una malattia su base autoimmune a cellule mediatrici T, di cui non si conosce la causa. Clinicamente il lichen planus orale, si può manifestare in diverse forme suddivise in sottotipi: reticolare, atrofico, erosivo o bolloso. I sottotipi atrofico ed erosivo presentano particolare resistenza alla terapia ed hanno un basso indice di risoluzione. A causa dell'eziologia ancora sconosciuta, le terapie sono unicamente sintomatiche. La terapia corticosteroidea topica risulta quella di maggior impiego per il suo effetto antinfiammatorio e soppressivo delle cellule T, oltre che per i minori effetti avversi sistemici. Poiché non tutti i pazienti rispondono alla terapia cortisonica e agli altri trattamenti indicati sono stati proposti anche alcuni medicinali omeopatici come Antimonium crudum, Arsenicum album, Arsenicum iodatum, Kalium bichromicum e Thuja.
La scelta di prescrivere anche Ignatia amara nella LPO è stata successivamente valutata per le condizioni di stress psico-emotivo a cui molti malati sono sottoposti e che sono causa del peggioramento clinico della malattia stessa. Scopo del lavoro è stato di confrontare l'efficacia clinica di Ignatia versus placebo nel trattamento del LPO.
Sono stati arruolati nella Clinica di Medicina orale dell'Università di Teheran, 30 pazienti affetti da LPO a carattere atrofico o erosivo in un periodo compreso tra settembre 2006 e luglio 2007. I criteri di inclusione comprendevano: età compresa tra 18 e 65 anni, assenza di altre patologie acute o croniche del cavo orale, presenza di lesioni orali con dimensioni minime di 10 mm di lunghezza e un quadro clinico mentale e generale associato ad Ignatia. Dopo l'arruolamento i 30 pazienti, di cui 25 solo con lesioni orali e 5 con lesioni sia orali che cutanee, (età media: 55,4), sono stati suddivisi in due gruppi di 15 unità ai quali sono stati prescritti rispettivamente Ignatia e placebo. Durante lo studio sono stati effettuati controlli al tempo zero e dopo 1, 2, 3 e 4 mesi, con misurazione delle ulcere e misurazione secondo la scala VAS per il dolore.
Al primo gruppo è stato prescritta una dose unica di Ignatia amara 30CH, in forma liquida, diluita in 100 ml di acqua, mentre al gruppo di controllo è stata prescritta una dose unica di placebo diluita in 100 ml di acqua. I trattamenti sono stati ripetuti ogni mese per i tre mesi successivi previsti dallo studio. Il quadro clinico mentale e generale dei pazienti era in accordo con la similitudine corrispondente al quadro sperimentale di Ignatia amara descritto nella materia medica. I sintomi generali erano così caratterizzati da una marcata iperestesia sensoriale e tendenza a spasmi di tipo clonico. I sintomi mentali insorti dopo dispiaceri, shock, contrarietà erano contraddistinti da umore variabile, tendenza all'introspezione, melanconia, tristezza con facilità alla rimuginazione e al pianto.
Il LPO su base autoimmune è caratterizzato da un aggravamento durante i periodi di stress e il trattamento omeopatico può giocare un ruolo determinante nel rinforzare il sistema immunitario.
I risultati ottenuti hanno dimostrato una efficacia statisticamente significativa (p<0,05) nel gruppo trattato con Ignatia amara, sia sul piano lesionale con sensibile riduzione delle lesioni (da 3,9 cm a 2,2 cm) rispetto al gruppo trattato con placebo (da 4,3 cm a 4 cm), sia rispetto al dolore con riduzione della VES nel gruppo Ignatia (da 5 a 1,3) rispetto al gruppo placebo (da 4,8 a 4). A seguito della terapia i pazienti potevano alimentarsi anche con quei cibi che precedentemente provocavano intenso dolore e bruciore della bocca con un significativo miglioramento della qualità di vita.

Fonte:
Homeopathy, 2009, 98, (1), 40
Articolo di Roberto Pulcri
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

L'etanolo a dosi omeopatiche induce il rilascio di morfina

Messaggiodi Dr.Ascani il gio feb 05, 2009 9:04 am

L'etanolo (alcol etilico) ha avuto un lungo e profondo sodalizio con lo sviluppo della cultura umana mondiale. Il suo consumo, sia a breve che a lungo termine, ha avuto effetti positivi e negativi, basati rispettivamente sull'assunzione moderata o eccessiva. Tuttavia, lo studio derivante da ricerche sugli effetti biologici dell'etanolo, lo hanno indicato come una delle maggiori sostanze tossiche. A favore, ci sono una scarsità di studi empirici tesi a spiegare il ruolo fisiologico dell'etanolo nel mantenimento positivo dell'omeostasi cellulare dei sistemi biologici. Molte osservazioni hanno dimostrato interazioni funzionali dell'etanolo nelle modulazioni oppioidi di trasmissioni dopaminergiche nei sistemi appartenenti al Sistema Nervoso Centrale, specificatamente sui neuroni della dopamina A10 dell'area mesocorticale e mesolimbica. Recenti studi, eseguiti da Richard Kream e George Stefano, hanno dimostrato che le cellule animali sono dotate della capacità di realizzare "de novo" la sintesi di morfina da dopamina (DA) e da precursori della dopamina. La comparsa cellulare di morfina endogena è intimamente unita con una co-manifestazione del suo affine recettore oppioide, una G proteina unita alla membrana proteica altamente selettiva per oppiacei alcaloidi e non rispondenti a oppioidi peptidici. La capacità di un 1% di etanolo di innalzare concretamente il livello cellulare di morfina endogena può essere funzionalmente associata, ad una più alta concentrazione, alle sue proprietà anestetiche. Poiché la dopamina, il suo immediato precursore (la tiroxina) e la tiramina servono come mediatori biosintetici nella manifestazione morfinica cellulare, l'anestetica inibizione provocata dal segnale dopaminico mediato dall'etanolo può effettivamente deviare un quantità di precursori molecolari verso il pool delle cellule morfiniche. Uno studio recente, che collega gli effetti concentrazione dipendente dell'etanolo ai diversi processi biochimici degli invertebrati, è stato fatto sui tessuti nervosi del Mytilus edulis. Una concentrazione molto alta di 200 mM o 1% di etanolo, noto per la sua capacità di produrre una severa depressione respiratoria negli organismi più complessi, si è osservato favorire un accumulo cellulare di morfina nei gangli del Mytilus edulis, mentre una concentrazione di 2 mM, equivalente ad una non attivante e non sensibilizzante dose di 0,01%, si è osservato produrre un effettivo raddoppio di morfina, marcata con I125, rilasciata nel mezzo cellulare. Il lavoro di Kream e Stefano, pubblicato sulla rivista Medical Science Monitor, ha confermato gli stessi effetti da parte di basse concentrazioni di etanolo nell'attivazione di sistemi oppioidi endogeni. La dimostrazione che dosi non attivanti e non sensibilizzanti di 0,01% di etanolo sono capaci di favorire un rilascio endogeno di morfina, può avere profonde relazioni per quei processi tossici, tuttora sconosciuti, comprendenti una varietà di abuso di droghe, incluso l'alcol. Ma, in modo altrettanto importante, emerge anche la dimostrazione che concentrazioni minime di etanolo siano in grado di attivare un locale circuito di modulazione di azioni dopaminergiche sulla formazione di morfina endogena. Questi effetti modulatori, a bassissimo dosaggio, ci ricordano il potenziale d'azione espresso dalle concentrazioni omeopatiche nei microsistemi cellulari.

Fonte:
Med Science Monitor, 2008, 14, (9), SC11
Articolo di Italo Grassi
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

La polineuropatia diabetica migliora con l'omeopatia

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mar 05, 2009 5:08 pm

Sono ormai fuori tempo, tenuti in vita con il respiratore. Sono i critici ad oltranza che continuano a pensare che la ricerca clinica in omeopatia sia un esercizio mediante il quale pochi marpioni sfruttano la buonafede di un notevolissimo numero di allocchi. Ma la lettura dell'articolo di Raffaella Pomposelli, pubblicato recentemente su Homeopathy, mostra quanto la loro sia una posizione fluida ed inconsistente. Il lavoro della Pomposelli è un passo audace. Si tratta infatti di uno studio osservazionale prospettico, con un follow-up di 12 mesi, sull'influenza del trattamento omeopatico e delle terapie convenzionali sulla evoluzione clinica e sulla qualità di vita di pazienti affetti da diabete mellito di tipo II con neuropatia diabetica. I pazienti, seguiti da un team di diabetologi e neurologi, sono stati divisi in due gruppi omogenei (45 nel gruppo omeopatia e trattamento convenzionale, 32 nel gruppo trattamento unicamente convenzionale). I pazienti del primo gruppo hanno ricevuto la prescrizione omeopatica da un gruppo sperimentato di medici di omeopatia unicista ed il follow-up ha richiesto 2-3 controlli nel corso del periodo dello studio. Il follow-up della malattia diabetica e della neuropatia, indipendentemente dall'allocazione in uno dei due gruppi, è stato programmato e seguito dal team di diabetologi e neurologi con i test diagnostici ed il trattamento convenzionale adeguato (dieta, insulina, ipoglicemizzanti orali). L'end-point primario dello studio era il DNS (Diabetic Neuropathy Symptom) score, ma nel corso dello studio sono anche stati rilevati, come end-point secondari, gli usuali dati clinici e strumentali di controllo del diabete mellito e della neuropatia periferica e la qualità di vita valutata con un questionario ben noto (SF36).
La prescrizione omeopatica (Calcarea carbonica, Ignatia, Phosphorus e Thuja i rimedi più prescritti) era il risultato della valutazione dei sintomi del paziente, dando particolare rilevanza alla loro intensità e individualità: una modalità prescrittiva che richiede l'uso del repertorio (meglio con supporto informatizzato). Il DNS è migliorato in ambedue i gruppi di pazienti, ma la variazione rispetto ai dati di partenza è risultata statisticamente significativa solo per il gruppo trattato con l'omeopatia. I valori elettrofisiologici sono rimasti stabili in ambedue i gruppi durante il periodo di osservazione, mentre il punteggio relativo alla qualità di vita ha mostrato un miglioramento solo nel gruppo trattato con i rimedi omeopatici. Il costo del trattamento convenzionale si è ridotto nel gruppo "attivo" da 114 a 94 euro/mese.Una suggestione terapeutica quella che si delinea dall'articolo che ci pare rappresentare se non un passo avanti, almeno tre passi di lato.

Fonte:
Homeopathy, 2009, 98, (1), 17
di Massimo Saruggia
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

Pulsatilla cura l'infertilità del toro

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mag 14, 2009 1:07 pm

In letteratura scientifica non è segnalata alcuna terapia omeopatica provata allo scopo di correggere l'infertilità dei tori, a fronte di dati ottenuti utilizzando invece supporti dietetici con minerali, proteine, ormoni della crescita e vitamina A. È stato scelto in Brasile un Bos taurus indicus (Nelore bull) con un'alta percentuale di difetti di fertilità (quantità di sperma prodotto per eiaculazione, motilità degli spermatozoi, numero di campioni producibili nel tempo, tutti misurabili anche con parametri economici) ed è stato repertorizzato secondo il Lince-Repertorium homeopaticum digital II, dopo un'attenta osservazione ed esame clinico. Il capo femminile, la frequente lacrimazione, l'assunzione alta di liquidi rispetto ai simili, la scelta dei cibi preferiti prima di quelli poco graditi, l'irritabilità con il maltempo e la pioggia, le varici scrotali e addominali hanno portato alla scelta del medicinale omeopatico: Pulsatilla nigricans 200CH. L'osservazione è durata tre anni, comprensivi del periodo precedente alla terapia, concomitante alla terapia, successivo alla sospensione della terapia ed in seguito alla riassunzione della stessa. I risultati sono stati un incremento della quantità di seme, della motilità degli spermatozoi, e del numero di dosi di sperma ottenuto sotto terapia omeopatica con Pulsatilla 200CH (10 granuli/die, diluiti in 1 ml di acqua distillata per trenta giorni), pari ad un guadagno quaranta volte maggiore rispetto a quello precedente alla terapia omeopatica. Con la sospensione del medicinale si è osservata una regressione della situazione che è tornata, però, nuovamente fruttuosa con la riassunzione della stessa terapia. Le certezze di un'efficacia estesa mancano, essendo questa la descrizione di un singolo caso, ma come ormai troppo spesso avviene negli studi riguardanti l'omeopatia, soprattutto in campo veterinario, la curiosità di testare questo sistema medico in maniera estesa è sempre maggiore ancorché meno attaccabile, in questi casi, del mediatico ed abusato termine di "effetto placebo".

Fonte:
Homeopathy, 2007, 96, (1), 49
di Federico Angelini, newsletter-omeopatia33-14 maggio 2009-Anno 4, Numero 17
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

L'acido gibberellico in diluizioni decimali stimola la cresc

Messaggiodi Dr.Ascani il gio giu 11, 2009 10:36 am

L'acido gibberellico in diluizioni decimali stimola la crescita vegetale

L'acido gibberellico (GA3) è uno degli ormoni delle piante conosciuti e classificati come "gibberelline". Regola lo sviluppo cellulare e stimola la germinazione di quelle specie che altrimenti sarebbero difficili da far germinare. Viene usato anche per migliorare il raccolto di frutta, per promuovere la formazione di germogli laterali nelle piante di Nephentes, orchidee, etc.; incrementa la riuscita di talee da radice, ed aumenta la moltiplicazione di piante in vitro nella cultura tessutale. E' anche utile per interrompere la dormienza di piante, come nel caso di tuberi o rizomi procurati nell'emisfero australe (o nell'emisfero boreale, se si vive al sud). E', in effetti, l'ormone della germinazione, e la sua abbreviazione (GA3) si riferisce al terzo isomero delle gibberelline. In pratica molti di questi isomeri possono avere un effetto similare, ma il GA3 è il più ampiamente usato (gli altri sono molto costosi e meno stabili). Questo studio tedesco ha riguardato quattro lotti di Pisum sativum (il Pisello nano), raccolti annualmente fra il 1997 ed il 2000, trattati con sola acqua nel gruppo di controllo e con acido gibberrelico alla 17DH e 18DH negli altri. Lo studio è stato condotto in laboratorio e ripetuto due volte per ciascun lotto, in modo da correggere ogni possibile errore metodologico. Tre lotti sono stati trattati con derivati di acido gibberellico, due alla 17DH ed uno alla 18DH, mentre un solo lotto è stato immerso in soluzione acquosa. La stimolazione è avvenuta sempre per 24 ore e, in tutti i casi, si è misurata la lunghezza delle piante di Pisum dopo 14 giorni. Il confronto statistico dei risultati ha mostrato che i derivati omeopatici sono attivi sulla crescita vegetale e i lotti trattati con diluizione (o potenza) 17DH (p<0,05), hanno crescita nettamente superiore al placebo e alla 18DH (p=0,007 e differenza di crescita dell'11%). I lotti trattati con omeopatia hanno mostrato, nel pabulum di coltura, maggior consumo di glucosio e fruttosio e, pertanto, un metabolismo nettamente più attivo. Questo studio, che segue ad altre sperimentazioni vegetali, dimostra che l'omeopatia non solo è attiva nel campo animale, ma anche negli organismi vegetali, certo non suscettibili di effetto placebo. Va qui ricordato che sperimentazioni omeopatiche sui vegetali sono state svolte fin dal 1902 da Jousset, che misurò arresti di crescita in colture di Aspergillus (muffe). Kolisko dal '23 al '29 lavorò su germinazione e crescita di frumento, Crocus su gladioli e giacinti. Nel '32 Roy stimolò la crescita dell'orzo e nel '49 Nysterakis utilizzò ormoni vegetali (IAA su vite) per stimolarne la crescita. Ma e' dagli anni '60 in poi che la scuola francese (Boiron, Netien, Graviou, Projetti, Dang Vinh) e americana (Koffler, Wannamaker) produce numerosissime prove sperimentali dell'efficacia di diversi preparati (spesso a base di veleni: arsenico, nitrato d'argento, mercurio) sulla germinazione, sulla crescita, sull'intensità respiratoria, di organismi vegetali. Tali prove erano comunque sempre spinte a dimostrare scientificamente l'efficacia dei preparati (in assenza di effetto placebo) e raramente con intenti agronomici. Per trovare queste finalità bisogna rifarsi a esperimenti più recenti (anni '70) in India con Dutta (per la cura delle carenze minerali) e Kanna e Chandra (protezione della frutta dal marciume), e in Olanda (Van Asseldonk). Questo studio ha due particolarità: in primo luogo l'uso di un fitormone in diluizioni omeopatiche, il secondo lo sviluppo in una nazione, la Germania, molto avanzata negli studi omeopatici, ma con poche ricerche in campo vegetale.

Fonte:
Compl Ther Med, 2008, 16, (4), 183
di Carlo Di Stanislao
Dr.Ascani
Site Admin
 
Messaggi: 3853
Iscritto il: dom nov 02, 2008 11:36 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Articoli Omeopatia

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 17 ospiti

cron