Tom Dolphin, novello Torquemada? Sembrerebbe di si. E' suo infatti il paragone dell'omeopatia alla stregoneria. Il vicepresidente della British Medical Association ha così serrato le fila, arruolando nelle truppe a difesa dell'intoccabile pensiero dominante della medicina gli ignari giovani medici durante la loro conferenza annuale. Già, i giovani medici, quelli formati nelle facoltà di medicina dove non si insegna filosofia, psicologia, sociologia, bioetica. Dove si insegna a curare gli organi, la macchina uomo, e non l'uomo. Dove si magnifica, senza critica, il potere della medicina accademica.
Nessun cenno ai tanti insuccessi, non occorre elencarli, non è utile. Che restino ancora un po', i giovani medici, a crogiolarsi nel suadente delirio di onnipotenza. Ne usciranno piano piano, molti di loro da soli. Basterà che comincino a curare sul serio le persone e il mito dell'infallibilità del metodo lascerà piano piano il posto ad un più ragionevole possibilismo.
"E' un'autentica vergogna che in Inghilterra si impegni denaro pubblico per rimborsare (parzialmente, ndr) i medicinali omeopatici, e finanche per finanziare un ospedale nel centro di Londra!" - tuona il saggio vicepresidente. Non solo, che sia impedito ai giovani medici di fare tirocinio al Royal London Homeopathic Hospital. Potrebbero trovarci, aggiungiamo noi, centinaia di cittadini contenti di essere curati con l'omeopatia, chissà perché. Potrebbero ascoltare quelle storie che i medici un tempo giovani impareranno piano piano nella loro esperienza professionale e che narrano non solo dei successi ma anche degli insuccessi del già infallibile medicinale convenzionale. "Sarebbe meglio che i servizi sanitari si concentrassero sui trattamenti che portano dei benefici reali piuttosto che dispensare medicinali inutili e privi di evidenze scientifiche", continua Dolphin. Non sorprende l'ennesima sciocchezza; sorprende, tuttavia, la risonanza che i media internazionali hanno dato ad affermazioni prive di senso e di buon senso.
Qualche dato ci vuole. Lo prendiamo, per esempio, da un BMJ del 2004: solo il 36% dei trattamenti "ortodossi" è efficace o potenzialmente efficace. Su 2500 interventi di uso clinico corrente: 13% vantaggiosi, 23% potenzialmente vantaggiosi, 8% incerti, 6% difficilmente vantaggiosi, 4% probabilmente inefficaci o pericolosi mentre la percentuale di interventi di efficacia non nota è del 46%. Ma che dire dell'indagine commissionata nel 2005 dall'IBM e riportata sul Il Sole 24 Ore in cui si evidenziava la sconsolante efficacia dei cento farmaci più usati: 40% efficaci senza effetti collaterali, 20% efficaci ma con effetti collaterali non sopportabili, 30% solo effetti collaterali e nessuna efficacia e 10% di pazienti "non responder" ne' all'azione terapeutica, ne' agli effetti collaterali? E cosa dire dello studio effettuato proprio dai medici di famiglia del SSN britannico che evidenzia non solo l'efficacia dell'omeopatia ma anche il risparmio della spesa sanitaria? Sul refrain, poi, che l'omeopatia non abbia evidenze di efficacia lasciamo parlare Omeopatia33 e il sito SIOMI. In tutto il mondo si pubblicano nelle riviste di medicina lavori che invitano all'integrazione terapeutica, all'alleanza tra risorse di cura. Come afferma Ivan Cavicchi: "La medicina dovrà farsi medicina di medicine". Se la medicina integrata si va sempre più affermando in tutto il mondo il motivo è sin troppo semplice: il buon senso è ancora di casa in medicina.
Fonte:
Omeopatia33, 20 maggio 2010 - Anno 5, Numero 17