Fisica moderna Psicologia e Guarigione

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Fisica moderna Psicologia e Guarigione

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mag 20, 2010 1:35 pm

Universi Paralleli
Articolo pubblicato sulla rivista "Le scienze" del 2003 a cura di Max Tegmark.

Ci credereste che esiste una copia di voi stessi che sta leggendo questo articolo? Una persona che non siete voi, ma che vive su un altro pianeta, anch'esso chiamato Terra, adornato di montagne, fertili campi e metropoli, e che smetterà di leggere cinque minuti prima di voi? L’idea di un simile alter ego appare strana e poco plausibile, ma è sostenuta da diverse osservazioni astronomiche e sta diventando l'ultima "moda" delle teorie cosmologiche. Il più accreditato degli attuali modelli prevede che ognuno di noi abbia un gemello in una galassia che si trova alla distanza enorme, inimmaginabile, di circa 10 elevato alla 10 alla 28 metri da qui. Secondo le teorie cosmologiche, addirittura, esistono infiniti altri mondi abitati. E non solo uno, ma infiniti di essi ospitano persone che hanno il vostro stesso aspetto, nome e ricordi e che sperimentano tutte le possibili permutazioni delle vostre scelte di vita. Sfortunatamente, questi mondi sarebbero così lontani da essere irraggiungibili anche con le più ottimistiche ipotesi sui progressi della tecnologia. E dunque il concetto di "multiverso" sembra destinato a rimanere per sempre nel regno della metafisica. Ma il confine tra fisica e metafisica è definito dal fatto che una teoria sia verificabile sperimentalmente, non dipende dalla sua stranezza o dal coinvolgimento di entità inosservabili. E finora gli scienziati hanno esaminato quattro diversi tipi di universi paralleli, tanto che ora l’esistenza del multiverso non è più in discussione. Le teorie degli universi paralleli formano una gerarchia nella quale gli universi differiscono sempre più dal nostro. Essi potrebbero avere condizioni iniziali diverse (livello 1); o costanti fisiche e particelle differenti (livello 2); o addirittura leggi fisiche diverse (livello 4). Nei prossimi anni, accurate misurazioni della radiazione di fondo e della distribuzione della materia a grande scala confermeranno o confuteranno il livello 1, definendo meglio la curvatura e la topologia dello spazio, e verificheranno anche il livello 2. Se i tentativi di costruire computer quantistici avranno successo, rappresenteranno una prova a favore del livello 3. Infine, l’unificazione della relatività generale e delle teorie quantistiche dei campi sarà decisiva per il livello 4. Allora, si deve credere agli universi paralleli? Obiezioni valide, in verità, non ce ne sono. Contro di essi si dice che rappresentano uno “spreco” e sono strani. Per il primo argomento, le teorie dei multiversi postulano l’esistenza di mondi che non potremo mai osservare. Perché la natura dovrebbe concedersi il lusso di un’infinità di mondi? Ma l’argomento si può ribaltare. Che cosa sprecherebbe la natura? Certo non spazio, massa o atomi. Il vero problema è l’apparente riduzione di semplicità. Ma un insieme è spesso più semplice di uno dei suoi elementi: la complessità aumenta quando restringiamo l’attenzione a un elemento di un insieme, perdendo di vista la simmetria e la semplicità impliciti nella totalità degli elementi considerati collettivamente. In questo senso, i multiversi di livello più alto sono i più semplici. L’obiezione sulla stranezza è estetica, non scientifica. Che cosa ci aspettavamo? Quando ci poniamo una domanda profonda sulla natura della realtà, non ci aspettiamo una risposta strana? L’evoluzione ci ha dato la capacità di intuire la fisica quotidiana, importante per la sopravvivenza: ogni volta che ci avventuriamo oltre il quotidiano, invece, dovremmo ragionevolmente prevedere di trovare qualcosa di bizzarro.

La Teoria del Tutto
Una teoria del tutto (TOE: theory of everything) è, in fisica, una teoria che ha l'ambizione di spiegare, da sola, tutti i fenomeni fisici conosciuti. Questo termine è stato spesso usato in senso ironico perché numerosi fisici ritengono che una teoria del tutto sia una chimera irraggiungibile e perché decreterebbe la fine della ricerca in fisica teorica. In realtà essa è la logica conseguenza di un ragionamento che si fonda sul fatto, sperimentalmente comprovato, che l'universo è, allo stato attuale, in fase di espansione. Ciò implica che in passato esso era più piccolo di oggi. Andando a ritroso nel tempo l'universo risulterebbe sempre più piccolo fino ad arrivare ad una fase in cui le sue dimensioni erano inferiori alla cosiddetta lunghezza di Planck (1,616x10-35 m) dove le leggi conosciute della fisica perdono di significato. Tutto ciò che oggi osserviamo ha dunque un antenato comune per cui deve esistere una teoria, una teoria del tutto appunto, in grado di spiegare l'intero universo. Nel corso degli ultimi cento anni la fisica è stata completamente rivoluzionata e sono sorte due teorie tra loro apparentemente incompatibili: la meccanica quantistica e la relatività generale. La prima concerne il mondo dell'infinitamente piccolo cioè le particelle fondamentali quali l'elettrone, il fotone, i quark e le interazioni che le riguardano (interazione forte, interazione debole ed elettromagnetismo[/b)]; l'altra il mondo dell'infinitamente grande cioè la cosmologia e la quarta forza fondamentale della natura: la [b]gravità.

Fondamentalmente la difficoltà principale risiede nel fatto che la meccanica quantistica è costituita da leggi che vengono applicate in uno spazio-tempo a curvatura nulla (cosiddetto spazio-tempo di Minkowski) mentre la relatività generale comporta uno spazio-tempo a curvatura non-nulla. Negli ultimi anni di vita, quando viveva a Princeton nel New Jersey, Einstein stesso tentò senza successo di conciliare le due teorie. Il compito appariva talmente arduo che molti fisici persero interesse in esso ed il tentativo di unificazione delle forze (o interazioni) fondamentali della natura in un unica teoria coerente perse di attrattiva e venne accantonato. Alcuni teorici, tuttavia, perseverarono nel perseguimento della ricerca di una teoria onnicomprensiva ed intorno alla fine degli anni sessanta furono ottenuti alcuni primi successi incoraggianti con l'introduzione di un concetto nuovo e rivoluzionario in fisica: le particelle fondamentali, che erano sempre state considerate puntiformi e quindi a-dimensionali, potevano essere invece trattate come oggetti a una dimensione, cioè come stringhe. Lo sviluppo di questa idea portò progressivamente alla teoria delle stringhe (in realtà sono 5 teorie) che può essere considerata la prima vera Teoria del Tutto.

La Teoria delle Stringhe

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La teoria delle stringhe è una teoria della fisica che ipotizza che la materia, l'energia e in alcuni casi lo spazio e il tempo siano in realtà la manifestazione di entità fisiche sottostanti, chiamate appunto stringhe (o brane). La teoria non ha finora prodotto alcuna predizione che possa essere sottoposta a verifica sperimentale, non esistono quindi conferme sperimentali evidenti della teoria. È però un campo molto attivo della ricerca ed è in veloce sviluppo. Interazioni nel modo subatomico: linee d'universo di particelle puntiformi nel Modello Standard (a sinistra) e un foglio d'universo composto da stringhe chiuse nella teoria delle stringhe (a destra). La teoria delle stringhe è un modello fisico i cui costituenti fondamentali sono oggetti ad una dimensione (le stringhe) invece che di dimensione nulla (i punti) caratteristici della fisica anteriore alla teoria delle stringhe. Per questa ragione le teorie di stringa sono capaci di evitare i problemi di una teoria fisica connessi alla presenza di particelle puntiformi. Uno studio più approfondito della teoria delle stringhe ha rivelato che gli oggetti descritti dalla teoria possono essere di varie dimensioni e quindi essere punti (0 dimensioni), stringhe (1 dimensione), membrane (2 dimensioni) e oggetti di dimensioni superiori. Il termine teoria delle stringhe si riferisce propriamente sia alla teoria bosonica a 26 dimensioni che alla teoria supersimmetrica a 10 dimensioni. Tuttavia nell'uso comune, teoria delle stringhe si riferisce alla variante supersimmetrica mentre la teoria anteriore va sotto il nome di teoria bosonica delle stringhe. L'interesse della teoria risiede nel fatto che si spera che possa essere una teoria del tutto, ossia una teoria che inglobi tutte le forze fondamentali. È una soluzione percorribile per la gravità quantistica e in più può descrivere in modo naturale le interazioni elettromagnetiche e le altre interazioni fondamentali. La teoria supersimmetrica include anche i fermioni, i blocchi costituenti la materia. Non si conosce ancora se la teoria delle stringhe sia capace di descrivere un universo con le stesse caratteristiche di forze e materia di quello osservato finora. Ad un livello più concreto la teoria delle stringhe ha originato progressi nella matematica dei nodi, negli spazi di Calabi-Yau e in molti altri campi. Gli sviluppi di maggior impatto della matematica degli ultimi anni sono nati dallo studio della teoria delle stringhe. La teoria delle stringhe ha anche gettato maggior luce sulle teorie di gauge supersimmetrico, un argomento che include possibili estensioni del modello standard.
La teoria delle stringhe fu originariamente enunciata per spiegare le peculiarità del comportamento degli adroni. Durante gli esperimenti condotti negli acceleratori di particelle, i fisici avevano osservato che lo spin di un adrone non è mai maggiore di un certo multiplo della radice della sua energia. Nessun semplice modello adronico, come quello di renderli composti da un serie di particelle più piccole legate insieme da un qualche tipo di forza, era in grado di spiegare tali relazioni. Nel 1968, il fisico teorico Gabriele Veneziano stava cercando di capire la forza nucleare forte, quando fece una sensazionale scoperta. Veneziano trovò che una formula ormai vecchia di duecento anni creata dal matematico svizzero Eulero, la funzione beta di Eulero, si adattava perfettamente ai dati sull'interazione forte. Nel 1970, Yoichiro Nambu, Holger Bech Nielsen, e Leonard Susskind presentarono una spiegazione fisica per la straordinaria precisione teorica della formula di Eulero. Rappresentando la forza nucleare attraverso vibranti stringhe ad una sola dimensione, questi fisici mostrarono come la funzione di Eulero descrivesse accuratamente queste forze. Ma anche dopo che i fisici ebbero capito la spiegazione fisica per l'intuizione di Veneziano, la descrizione che le stringhe davano della forza forte faceva predizioni che contraddicevano direttamente le esperienze. La comunità scientifica perse presto interesse nella teoria delle stringhe, e il modello standard, con le sue particelle e i suoi campi, rimase a farla da padrone. Poi, nel 1974, John Schwarz e Joel Scherk, e indipendentemente Tamiaki Yoneya, studiarono i modelli con caratteristiche da messaggero della vibrazione di stringa e trovarono che le loro proprietà combaciavano esattamente con le particelle mediatrici della forza gravitazionale — i gravitoni. Schwarz e Scherk argomentarono che la teoria delle stringhe non aveva avuto successo perché i fisici ne avevano frainteso gli scopi. Questo condusse allo sviluppo della teoria di stringa bosonica, che è ancora la versione insegnata a molti studenti. Il bisogno originario di un'indipendente teoria degli adroni è stata accantonata con la nascita della cromodinamica quantistica, la teoria dei quark e delle loro interazioni. Ora si spera che o la teoria delle stringhe o qualcuna derivata da essa comporterà una comprensione fondamentale degli stessi quark.
La teoria di stringa bosonica è formulata in termini di azione di Polyakov, una quantità matematica che può essere usata per prevedere come le stringhe si muovono nello spazio-tempo. Applicando le idee della meccanica quantistica all'azione di Polyakov — procedura nota come quantizzazione — si può dedurre che ogni stringa può vibrare in molti modi diversi, e che ogni stato di vibrazione rappresenta un tipo diverso di particella. La massa di cui è dotata la particella e i vari modi in cui può interagire, sono determinati dai modi in cui la stringa vibra — essenzialmente, dalla nota che la stringa vibrando produce. La scala delle note, ad ognuna delle quali corrisponde una particella, è denominata "spettro energetico" della teoria.
Questi primi modelli includevano sia stringhe aperte, che hanno due punti terminali definiti, che stringhe chiuse, dove gli estremi sono congiunti a formare una anello, un loop. I due tipi di stringa si comportano in maniera leggermente diversa, producendo due spettri. Non tutte le moderne teorie delle stringhe usano entrambi i tipi; alcune comprendono solo le tipologie chiuse.
Comunque, la teoria bosonica comporta dei problemi. Fondamentalmente, la teoria ha una peculiare instabilità, portando al decadimento dello stesso spazio-tempo. In più, come il nome suggerisce, lo spettro di particelle contiene solo bosoni, particelle come il fotone che obbedisce a particolari regole di comportamento. Sebbene i bosoni siano un ingrediente indispensabile nell'universo, non sono i suoi unici costituenti. Investigando su come una teoria delle stringhe debba includere i fermioni nel suo spettro conduce alla supersimmetria, una relazione matematica tra bosoni e fermioni che è ora un settore di studio indipendente. Le teorie delle stringhe che includono vibrazioni fermioniche sono conosciute come teorie delle superstringhe; ne sono stati descritti parecchi tipi diversi. Tra il 1984 e il 1986, i fisici compresero che la teoria delle stringhe avrebbe potuto descrivere tutte le particelle elementari e le interazioni tra loro, e centinaia di loro iniziarono a lavorare sulla teoria delle stringhe come l'idea più promettente per unificare la fisica. Questa prima rivoluzione delle superstringhe era iniziata dalla scoperta di un anomalo annullamento nella teoria delle stringhe di tipo I da parte di Michael Green e John Schwarz nel 1984. L'anomalia venne eliminata grazie al meccanismo di Green-Schwarz. Altre inaspettate e rivoluzionarie scoperte, come la stringa eterotica, vennero fatte nel 1985.
Negli anni novanta, Edward Witten e altri trovarono forti prove a dimostrazione che le differenti teorie delle superstringhe sono diversi limiti di una sconosciuta teoria a undici dimensioni chiamata teoria M. Queste scoperte stimolarono la seconda rivoluzione delle superstringhe. Quando Witten la chiamò teoria M, non specificò per cosa stesse la M, presumibilmente perché non si sentiva in diritto di denominare una teoria che non era in grado di descrivere interamente. Indovinare per cosa stia la M è diventato una sorta di gioco tra i fisici teorici. La M talvolta viene fatta corrispondere a Mistero, Magia o Madre. Ipotesi più serie includono Matrice o Membrana. Sheldon Glashow ha notato che la M può essere un rovesciamento di W, iniziale di Witten. Altri ipotizzano Mancante, Mostruoso o anche Murky (oscura). Secondo lo stesso Witten, come detto in PBS documentary, basato su "The Elegant Universe" di Brian Greene, la M in teoria M sta per "magia, mistero, o matrice a piacere." Alcuni recenti sviluppi nel campo delle D-brane, oggetti che i fisici hanno scoperto, possono anche essere incluse in alcune teorie che comprendono stringhe aperte della teoria delle superstringhe.

Il SincroDestino
Intervista a DEEPAK CHOPRA a cura di Barbara Ainis
E' certamente, il personaggio intervistato, oltre che sincronico è anche molto sincretico: avvicina con estrema maestria comunicativa la scienza della vita (Ayurveda) alla scienza quantistica e alla nuova biologia; parla di meditazione trascendentale e cita il "grande" Rumi; cavalca il successo tra aneliti mistici e PNL. Un grande minestrone o una sintesi di più ampia saggezza? Scienza e Conoscenza? Barbara Ainis è andata a conoscerlo più da vicino, a Roma, durante il suo ultimo seminario in Italia, dove, come nell'intervista, argomenta sul fatto che coincidenze, successo e salute sono attivazioni delle nostre energie archetipe. E non manca la materia amore, partendo dal "via" naturalmente: il sesso.
L'intervista
Nel suo approccio olistico i problemi che affliggono il corpo fisico vengono affrontati, innanzi tutto, attraverso l'apprendimento di alcune tecniche di meditazione. In particolare lei parla della possibilità di liberarsi dalle "emozioni tossiche", che sarebbero la causa delle infermità. Come interviene la meditazione sulla nostra salute fisica?
Deepak Chopra: Imparare a scoprire il silenzio e riuscire a dedicargli una parte del nostro tempo è il modo per arrivare a sé e ritrovare quelle emozioni delicate, la compassione, l'empatia, la tenerezza, l'amore, che sono la chiave d'accesso alla felicità. La meditazione ha cambiato la mia vita e quella di tante altre persone. Ci sono varie forme di meditazione. Nella Meditazione Trascendentale di Maharishi Mahesh Yogi, fondata sull'antica Scienza Vedica, è possibile trovare la strada per individuare le "emozioni tossiche" che proviamo, e dalle quali siamo internamente controllati, e liberarcene. Queste emozioni sono: la rabbia e il rancore, la paura e l'ansia, il senso di colpa e, infine, la depressione. L'origine di queste emozioni è comune e riconducibile a un bisogno umano primario che non è stato soddisfatto. Può trattarsi di qualcosa che ha compromesso la nostra integrità fisica, o la sicurezza materiale, i nostri sentimenti di amore e appartenenza, la nostra autostima, la nostra creatività o il nostro senso dello scopo superiore. In ogni caso quando non riusciamo a gestire il dolore, questo non ci abbandona, sottoforma di ricordo nel caso del rancore, sottoforma di anticipazione nel caso dell'ansia, diretto contro noi stessi nel caso del senso di colpa (la depressione è, invece, l'esaurimento delle energie conseguente all'incapacità di gestire il dolore). Tutte queste emozioni sono concretamente tossiche per il nostro organismo e rappresentano la causa principale di morte prematura, ad esempio nel caso delle malattie cardiovascolari, direttamente riconducibili al rancore. Attraverso la pratica quotidiana della meditazione è possibile liberarsi emozionalmente: individuando le "emozioni tossiche" provate, risalendo al desiderio insoddisfatto, riconoscendosi il solo responsabile delle proprie emozioni, esprimendo e descrivendo il proprio stato d'animo e, quindi, realizzando il Sutra Moksha - Io sono emozionalmente libero. E solo liberandosi emozionalmente è possibile coltivare la sincronicità e il SincroDestino.
Lei descrive il SincroDestino come una "apparente cospirazione di improbabilità". Che cosa vuole dire e come si coltiva la sincronicità?
Deepak Chopra: Tutto ciò che esiste intorno a noi e la nostra stessa esistenza è il frutto di una fitta e complessa rete di coincidenze. Ma la verità è che nessuna di queste coincidenze è puro caso. Niente è isolato o indipendente e la sincronicità degli eventi, la loro orchestrazione è il risultato di una consapevolezza non locale. Quando riusciamo a stare attenti al significato reale degli eventi, riusciamo allora a muoverci nei livelli più alti della consapevolezza. Coltivare la sincronicità vuol dire essere cosciente di quanto la nostra intenzione possa contribuire all'attivazione degli archetipi, ossia al SincroDestino. Con archetipi intendo delle concentrazioni di energia fisica che esistono potenzialmente fino a quando non vengono attivati da una situazione esterna o nella vita mentale, conscia o inconscia, di una persona. L'intenzione consapevole può attivare gli archetipi e generare forze a catena che intervengono sugli eventi spazio-temporali, sul nostro corpo, sulle relazioni e le circostanze.
E' questo il senso del suo impegno come presidente dell'Alliance for a New Humanity? La trasformazione della coscienza personale può agire a livello sociale e contribuire davvero alla costruzione della pace?
Deepak Chopra: La nostra trasformazione causa la trasformazione del mondo perché noi siamo il mondo. Il mondo non è altro che la proiezione della nostra coscienza, che essa sia consapevole o meno di se stessa. Se c'è guerra è perché noi siamo d'accordo a che ci sia la guerra, perché la nostra coscienza non vi si oppone. Se vi è commercio delle armi è perché noi abbiamo accettato che vi sia. Se vi è distruzione dell'ecosistema è perché noi lo abbiamo accettato. Il mondo intorno a noi non è altro che il nostro accordo collettivo e la nostra storia, ossia la storia che noi ci raccontiamo sia come individui che come collettività, è direttamente in relazione alle nostre intime intenzioni. E' per questo che sono convinto, e come me lo sono gli altri fondatori dell'Alleanza (tra i quali Kerry Kennedy, figlia di Robert Kennedy e attivista dei diritti umani, Oscar Arias Sanchez, ex presidente del Costa Rica e Premio Nobel per la pace, e Sarah Ozacky-Lazar co-direttrice del Jewish-Arab Center for Peace di Israele) del fatto che, se una massa critica di persone nel mondo cambiano la propria storia, questo porterà a modificare la storia del mondo. E' questo l'obiettivo principale anzi, direi che è l'unico obiettivo dell'Alliance for a New Humanity. La parte più profonda del nostro essere non è individuale, appartiene a un dominio della coscienza, a una sfera della coscienza che è universale. Quello che noi chiamiamo spiritualità non è altro che una sfera di consapevolezza, di coscienza in cui noi viviamo e sperimentiamo la nostra essenza come natura universale. Quando noi viviamo in questa consapevolezza diventiamo immediatamente capaci di sentire amore, compassione, gentilezza, inseparabilità e di percepire la perfetta sintonia con l'ambiente.
Attualmente secondo lei quale strada sta imboccando l'umanità, quella della crescita o dell'autodistruzione?
Deepak Chopra: Mi piace pensare che l'umanità voglia e possa seguire la strada della crescita e dello sviluppo. Non dell'autodistruzione. Come ho già detto la nostra trasformazione causa la trasformazione del mondo. Ma, per far trasformarci, è necessario raggiungere un perfetto equilibrio tra corpo, spirito e mente. E, in questo senso, lo yoga, insieme alla meditazione, può offrire un valido supporto. Yoga vuol dire "unione". E' la scienza capace di unire l'anima individuale con lo Spirito Cosmico e quindi di fornire un prezioso contributo alla crescita dell'intera umanità. Con lo yoga ci si fa del bene. Si può ritrovare la forma fisica, trovare del tempo per se stessi, eliminare lo stress, imparare a respirare meglio e gestire meglio le proprie emozioni. Dobbiamo sempre ricordarci che dentro di noi esiste un grande potenziale e che, quando vi accediamo, la nostra biologia reagisce in modo positivo. Essere in sintonia con noi stessi, con la nostra mente e il nostro spirito è il primo passo sulla via del benessere. La meditazione e lo yoga possono esserci d'aiuto. Queste due pratiche, infatti, ci spingono a conoscerci meglio e a sentire il reale senso della nostra esistenza, migliorando notevolmente la qualità della nostra vita.
Interpretare l'universo come una rete di interconnessioni ci riporta alla relazione tra ricerca spirituale e fisica quantistica. Una relazione complessa e a rischio di mode e banalizzazioni. Che cosa c'è di vero?
Deepak Chopra: In effetti attualmente questa è un'area molto controversa. Tra i ricercatori e gli scienziati ci sono due scuole di pensiero. La scuola conservatrice, cui fanno capo molti, sostiene che la fisica dei quanti non abbia nulla a che fare con la coscienza. Tuttavia un gruppo emergente di fisici, che sono più radicali se vogliamo, sostiene che la coscienza abbia tutto a che fare con la fisica quantistica. Questi nuovi fisici rivoluzionari sono più allineati con i primi fisici dei quanti, come Heisemberg o Bohr, i quali erano molto interessati alla questione della coscienza. Questa seconda scuola di pensiero si pone una domanda molto semplice e per questo capace di sconvolgere: "Come è possibile escludere la coscienza dalle conclusioni delle teorie della fisica quantistica, che descrivono l'universo, dal momento in cui la coscienza è indubitabilmente parte integrante dell'universo?" C'è da chiedersi dunque che cosa sia un pensiero? Quando si esamina l'attività del cervello, quando si tenta di descrivere il processo cognitivo, i concetti della fisica quantistica dimostrano la loro adeguatezza: il pensiero non è altro che un'attività quantica, è una fluttuazione di fotoni. Questo non vuol dire che il fotone generi il pensiero, o che il pensiero generi il fotone. Entrambe potrebbero essere attività parallele, non lo sappiamo ancora. Sappiamo tuttavia che quando noi applichiamo i principi della fisica dei quanti, comprendiamo la coscienza molto meglio di quando rifiutiamo di applicare questi principi.
Si tratta quindi di portare alle sue estreme conseguenze la formula di Einstein E=mc2?
Deepak Chopra: Non direi che si tratta di una conseguenza poi tanto estrema. Anzi, oggi, che la formula della relatività ha ormai più di cento anni, sappiamo che non si può più parlare solo di energia e materia. Ora si tratta di informazione, energia e materia. E poi coscienza, informazione, energia e materia. Quindi siamo al di là della formula E=mc2. Per prima nella creazione di ciò che esiste interviene la coscienza, poi l'informazione, quindi l'energia al terzo posto e infine la materia.
Lei definisce il successo come uno dei bisogni primari e la meditazione come una strada per realizzare appieno questo bisogno. Come si può superare l'apparente contraddizione tra bisogno di successo e desiderio di realizzazione, con la necessità di "essere", oltre l'ego?
Deepak Chopra: Innanzi tutto come definiamo il successo. Il successo è la capacità di realizzare i propri obiettivi, è la realizzazione progressiva dei propri obiettivi. Ma questo non è tutto: il successo è anche la capacità di amare e provare compassione, il successo è anche creatività. Il successo è anche uno stato di buona salute. Il successo è anche trovare un legame nei confronti delle forze creatrici dell'universo. Quando abbiamo una definizione olistica del successo ci rendiamo conto che il successo materiale a se stante è solo un tipo di successo molto squilibrato e che il successo impostato sull'ego porta a stress, infarti, problemi relazionali, violenza e tutti i problemi che conosciamo. Quindi non è possibile pensare al successo in termini esclusivamente dell'ego altrimenti per noi sarebbe un disastro.
Come definirebbe in due parole il fenomeno del Bleep?
Deepak Chopra: Due parole non basterebbero. Si tratta di un fenomeno molto complesso che recentemente ha suscitato grande interesse da parte di tutti. Io ho sempre sostenuto che per capire veramente la natura della realtà dobbiamo guardare attraverso gli occhi dell'anima. Qualsiasi studioso di percezioni, oggi, vi può dire che per conoscere la natura della realtà non possiamo fidarci soltanto dell'osservazione sensoriale. Sir Arthur Eddington, un grande scienziato del secolo scorso disse: "Qualcosa di sconosciuto sta lavorando, noi non sappiamo cosa". Più vogliamo capire le percezioni, più non le comprendiamo. Non esiste un mondo esterno in quanto tale. Tutto quello che chiamiamo universo, alberi, stelle, galassie - ogni cosa che osserviamo come mondo esterno - è una traslazione di processi fisici in codici binari, attraverso le membrane cellulari, di fotoni in neuroni. Questo è il motivo per il quale, nella tradizione ayurvedica, diciamo che non siamo nel mondo; il mondo è in noi. Non esistiamo nel mondo; il mondo esiste in noi. Non esistiamo nel corpo; il corpo esiste in noi. Non esistiamo nella mente; la mente esiste in noi. Ci curviamo in noi stessi e creiamo la mente, il corpo e il mondo fisico. Li manifestiamo. Produciamo tutto: la mente, il corpo e l'universo intero. Non sto parlando filosoficamente o usando una metafisica orientale. Questa è scienza.
Un tema apparentemente più leggero, ma senz'altro interessante: lei è coinvolto nel lancio di un gioco interattivo virtuale che si chiama "wild divine". Di che cosa si tratta e come sono da considerarsi i due termini "wild" e soprattutto "divine"?
Deepak Chopra: A grandi linee, il gioco ripropone una versione virtuale del "biofeedback", la tecnica di rilassamento che mira al controllo delle emozioni dannose, attraverso la consapevolezza delle funzioni vitali (a cominciare dalla pressione sanguigna). La differenza è che, se in un esperimento classico di biofeedback, il paziente impara a controllarsi per far cessare un fastidioso segnale d'allarme, in "Wild Divine" deve farlo per andare avanti nella partita. A rendergli impossibile barare, ci pensa un sensore collegato alle dita della mano che monitora le sue reazioni fisiologiche per tutta la durata del gioco. La sfida si snoda in una serie di "eventi energetici". 10 livelli tra templi, palazzi e torri da esplorare. Il percorso è simile a quello di altri videogame: per passare da un livello all'altro bisogna raccogliere oggetti, superare un dato numero di ostacoli e ogni tanto risolvere un enigma cruciale. Ma, l'elemento fondamentale del gioco sono le regole. Muoversi tra gli "incantevoli paesaggi mistici" significa usare la forza della mente. In parole povere, se c'è una porta, andrà aperta modulando il ritmo del proprio respiro. Così anche per gli oggetti che s'incontrano sulla via: a battito cardiaco accelerato, sintomo di scarso rilassamento, sarà difficile afferrarli. Lo stress impedirà anche alle guide spirituali di manifestarsi. E senza il loro intervento è inutile pensare di riuscire nell'impresa. Lo scopo del gioco è permettere alle persone di influenzare ciò che accade al loro corpo, nella loro mente e il mondo che essi si creano ogni giorno.
So che lei è un amante della poesia di Rumi, è vero amore? O si tratta di una curiosità intellettuale?
Deepak Chopra: Rumi è stato una delle maggiori ispirazioni nella mia vita, fin da quando ero bambino. Durante la mia infanzia, sono cresciuto nutrendomi molto di poesia, sia orientale che occidentale, grazie ai miei genitori che me ne leggevano ogni sera, prima di andare a dormire. Sono stato molto influenzato dai poeti visionari. Rumi era un poeta che andavamo certamente ad ascoltare la sera, quando le persone ne recitavano i versi e danzavano. E subito dopo Rumi, c'era Tagore, il poeta indiano. Anche i suoi versi sono, per me, davvero belli e raffinati. La poesia mistica di Rumi parla di amore con la "a" maiuscola, di dialogo intimo con il sé supremo, con l'Amico sempre presente nell'aria fresca del mattino e nei colori del tramonto, la cui presenza si manifesta attraverso lo struggimento interiore dell'assenza, come sempre lamenta il flauto di canna dal giorno che è stato strappato dal suo letto di canne.
C'è qualcosa di incredibile nel constatare come questo poeta persiano del 1200 sia diventato, in questi anni, l'autore più letto, amato, recitato, in testa alle classifiche americane per la poesia. Mi piace molto leggere, durante le mie conferenze, nei miei seminari, alla TV e ovunque io sia chiamato a intervenire, i versi di Rumi, accompagnato da abili musicisti di diverse etnie.
L'amore, ha detto lei all'inizio, è una delle emozioni gentili a cui si accede attraverso la consapevolezza. Ma la consapevolezza può essere incontrata attraverso l'amore? Qual è il ruolo della sessualità e dell'orgasmo nella strada della comprensione, ossia si può entrare in contatto con un sapere più alto abbandonandosi al piacere fisico?
Deepak Chopra: L'orgasmo non è altro che un momento in cui viviamo una perdita totale e completa dell'ego. Vi è una naturalezza totale, il senso di dimensione senza tempo, si è totalmente nudi, fisicamente e emotivamente, e si espone la propria vulnerabilità. Si ha quella che si chiama coscienza dell'unione o dell'unità. Questa è un'esperienza di trascendenza e quindi una esperienza sacra. In molte saggezze orientali l'energia spirituale e l'energia sessuale sono la stessa cosa, sono l'energia creativa dell'universo, che esprime se stessa come vitalità, come il nostro essere allerti, eccitati, appassionati, innamorati. L'energia sessuale è energia pura. Il tema dell'orgasmo e del piacere è estremamente importante e su questo tema ho impegnato le mie ricerche degli ultimi mesi: il mio ultimo libro, pubblicato negli Stati Uniti e in Inghilterra in giugno e presto anche in Italia, è una nuova traduzione del Kama Sutra e delle leggi spirituali dell'amore. Come molti sanno, si tratta di un testo antico che interpreta il piacere (Kama) come uno dei quattro obiettivi della vita. Gli altri tre sono: Dharma, che significa armonia con l'universo; Arth (abbondanza materiale) e Moksha (illuminazione). Questo libro rivela molte verità. La prima è che l'energia sessuale è il principio creativo primario dell'intero universo. Tutti gli esseri viventi sono una sua derivazione. Negli animali, come nelle altre forme di vita, l'energia sessuale si esprime attraverso la creatività biologica. Negli esseri umani essa assume aspetti creativi su più livelli: fisico, emotivo e spirituale. In tutte le situazioni in cui proviamo attrazione, eccitamento, risveglio dei sensi, passione, interesse, ispirazione, entusiasmo, desiderio, l'energia sessuale è all'opera. È bene dunque acquisire maggiore consapevolezza. Non appena sperimentiamo uno di questi stati emotivi, cerchiamo di focalizzare la nostra attenzione sul tipo di energia e fare in modo di mantenerla viva con gioia e consapevolezza.

Fonte:
http://www.ceepsib.org/Fisica%20moderna ... gione.html
Dr.Ascani
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Re: Fisica moderna Psicologia e Guarigione

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mag 20, 2010 1:45 pm

Concetti di base della fisica quantistica e Organizzazione Mentale

Questi principi trovano spiegazione e attuazione nei concetti base della fisica quantistica:
* L’osservatore non può essere separato da ciò che osserva (Werner Heisenberg)
* Tutto è costituito dal Vuoto, la forma è vuoto condensato ( Albert Einstein): lo stesso Buddha lo scriveva nel Sutra del Cuore
* Il Nulla è il materiale di costruzione dell’ universo (John Wheeler)
* L’universo è un tutto interconnesso (David Bohm)
* Non ci sono cause locali (John Stuart Bell): cioè due oggetti possono comunicare anche da enormi distanze, come se fossero un unico essere, senza alcuna forma di comunicazione.

Aggregazione mentale ed eggregore sono concetti assonanti. Questo perchè, l’identità di una coscienza umana è il risultato di un aggregazione di pensieri, come un eggregore è il risultato di una aggregazione d’identità umane. Sviluppando le aggregazione si possono creare anelli forza e catene di energetiche.

Frammentazione mentale
La mente comune è composta da una moltitudine di “assolo”, scoordinati e spesso conflittuali.
Sono i pensieri che confliggono tra certezza e incertezza; brani d’informazioni e opinioni che si confondono; «i tanti se stessi» recitati nei ruoli sociali. Ogni frammento lotta per prevalere, ma mischiandosi e accavallasi finiscono per confondere l’identità dell’uomo. Allora sorgono le domande esistenziali: chi sono veramente, che cosa voglio, che cosa faccio? Questa frammentazione suscita una coscienza a macchia di leopardo. Cioè, una coscienza che sa un po’ di tutto ma nulla del tutto.
La frammentazione mentale è un problema tanto diffuso da essere prima accettato e poi dimenticato. La soluzione sta nell’organizzazione mentale, che per molti comincia dall’organizzare le idee. Ed è questo che cercano di fare. Riflettendo meglio, però, si prospetta una soluzione più energica.
Con la sola eccezione delle idee intuitive, che formano un genere a parte, le idee nascono da una particolare visione mentale. Questo fa pensare che invece di organizzare le idee, si potrebbe cominciare dal cambiare la prospettiva, per passare da una visione soggettiva a sviluppare una visone d’insieme.

Organizzazione mentale
L’organizzazione mentale porta al pensiero sintetico, che è sinonimo di armonia intellettuale, ed è l’unico aspetto in grado di contenere e di mostrare contemporaneamente tutte le componenti di un argomento. Questo meccanismo può essere rafforzato, con molti vantaggi e pochissime controindicazioni. Il suo sviluppo sta nella visione mentale.
Quella usata comunemente è la visione soggettiva, usata di chi interpreta “qualcosa o qualcuno” secondo il proprio punto di vista. Prodotta dall’egocentrismo, pone al suo centro le opinioni e i pre-giudizi dell’osservatore.
La visione oggettiva è l’osservazione distaccata, che pone al suo centro la realtà di quanto e di chi viene visto o ascoltato, rispettosa della centralità delle sue caratteristiche.
Distaccandosi dalle attrazioni particolari, l’osservatore comincia a concepire la visione d’insieme che, tecnicamente, è la capacità di aggregare tante visoni particolari.
In altre parole, si tratta della capacità di unificare più prospettive, fino a renderne una sintesi. Ad esempio, con una macchina fotografica non si può catturare una immagine più grande di quella che l’obbiettivo può abbracciare. Perciò, l’obbiettivo riduce a dettaglio un panorama più grande. Nell’uomo, l’obbiettivo è la visone mentale.
Se si desidera ottenere una immagine più ampia si ricorre al grandangolo. Ma per quanto sia ampio, nessun obbiettivo, o visione mentale, può abbracciare un panorama per intero. A questo punto il fotografo ricorre a un sistema. Forma una sequenza d’immagini, che mette una accanto all’altra fino a riprodurre per intero il panorama. Trasponendo il sistema fotografico a concetto mentale si ottiene l’idea di cosa può essere una visione d’insieme. Che sarebbe visualizzare una sequenza d’impressioni, unendole poi sottoforma di sintesi.

Sintesi e riorganizzazione mentale
Sintesi e visone d’insieme, dunque, sono il risultato di aggregazioni mentali, la cui forza è pari alla forza di concentrazione di cui l’uomo è capace. Il fatto è che la mente di un uomo non è un obbiettivo intercambiabile. Per modificare la visione bisogna lavorare sulla struttura mentale, e questa è un mix pressoché unico di caratteristiche. Ma anche se unica, ogni mente sottostà a regole, che si possono usare per favorire i cambiamenti.
Una è quella che da una volontà carente può sorgere soltanto una coscienza indefinita ed una mente poco propensa a specializzarsi. L’ altra è che una volontà matura dà vita ad una coscienza pronta ad espandersi e ad una mente capace di specializzarsi, aprendosi alla crescita intellettuale. Ecco che la specializzazione, invece di restringere il campo mentale, può servire a riorganizzare le idee rinvigorendo, così, la struttura mentale.

Anelli di forza
La forza mentale di un uomo diventa un anello di forza che, aggregandosi ad altri anelli, costituisce una catena energetica la cui combinazione forza-qualità è pari alla somma degli anelli. La similitudine in questo caso è un fattore determinante, perchè, una diversa intensità mentale rende incomunicabili gli anelli, rendendo intrasmissibile la forza di volontà, mente e coscienza. Se invece gli anelli sono compatibili la catena è forte, e la sua energia può costruire un eggregore.

Eggregori
Per definizione l’eggregore è lo spirito di un gruppo. La summa dell’energia che un gruppo di uomini può immettere in un anello d’intenzioni (catena di intenzioni), che possono essere di livelli e qualità diverse.

Immagine

Come già detto, qualità e potenza di una catena non sono una scelta, ma sono il risultato dell’energia-pensiero riversata dai suoi componenti. Per cui, se la coscienza dei partecipanti è scarsa nulla può elevare la qualità dell’eggregore che non supera mai la volontà dei suoi componenti.
Ai diversi tipi di aggregazioni corrispondono altrettanti tipi di eggregore. Ci sono aggregazioni che si basano su desideri, su interessi economici, su ideali concreti e religiosi, su passioni ed ideologie. Questi sono i più comuni. Poi ci sono aggregazioni raffinate, con eggregori sottili, sostenuti da contenuti intellettuali, oppure da ideali astratti e spirituali.

L’eggregore è l’Idea attorno cui si aggregano i consensi
Le idee possono essere pessime o sublimi, e i componenti della catena possono essere tanti, pochi o pochissimi; nulla di tutto questo modifica il meccanismo della sua formazione. L’eggregore può essere l’anima mediocre di un di gruppo mediocre, oppure, lo spirito straordinario di un gruppo di eccellente valore.
Anche la sua attività dipende dalle qualità del gruppo. Ad un gruppo energeticamente anemico corrisponderà sempre un eggregore debole e sfumato. E nessun mezzo, metodo o strumento potrà sollevarne la qualità. A mano che non si elevi la qualità di coscienza del gruppo.
Eggregore eterico, astrale, devozionale, spirituale si dice. Eppure non sono aspetti dell’eggregore ma degli uomini che ne fanno parte. I migliori sono quelli nati da coscienze in via di sviluppo, perchè trasudano volontà di crescere, abbandonando i ri-vestimenti convenzionali. Non è dicendo “così fan tutti”, o “penso, dico e faccio come gli altri” che si arriva all’autorealizzazione. Lo dimostra una caratteristica della via iniziatica che è l’anticonformismo. Una coscienza evoluta non viene influenzata dal comune sentire, anzi, propone idee contro-corrente. Se così non fosse, cosa distinguerebbe un iniziato dal conformista? Partendo dal principio che sono le idee e non le cerimonie fittizie a generare un eggregore, ognuno può aspirare a diventare un anello di forza, in grado di concentrare e di distribuire forze sottili (pensieri). Questo, sì che potrebbe essere un buon motivo per cominciare a sviluppare una visione d’insieme .

Fonte:
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Dr.Ascani
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Re: Fisica moderna Psicologia e Guarigione

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mag 20, 2010 1:54 pm

Tratto dal volume " La Medicina della Luce"

La fisica quantistica ha rivoluzionato non solo il modo di vedere la realtà, ma anche il modo di vedere i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre impressioni.
Da ciò nasce la Terapia quantista emozionale, che prende le basi quantistiche per trasporle nelle problematiche psicologiche.
Sappiamo che l’uomo è un pensiero, un evento quantistico, una fluttuazione di energia immerso nel grande corpo quantistico dell’universo.
Un pensiero è un evento quantistico di natura energetica, e come tale non differisce da qualsiasi altro pensiero………( vi ricordate che le particelle subatomiche sono tutte uguali fra loro?): da ciò si evince che non c’è nessuna differenza quantistica fra la gioia e la tristezza, fra la rabbia e la felicità, fra la gelosia e la fiducia, ecc….. Il problema nasce, come vedremo fra poco, quando noi diamo una etichetta a queste energie neutre, e finiamo per identificarci con le emozioni, osservando quindi la realtà circostante con questi nuovi occhiali emozionali.
Una emozione (bella o brutta che sia), un pensiero, è soltanto un’onda energetica diffusa, invisibile, che penetra nella nostra coscienza e come tale attraversa il nostro corpo, a volte prediligendo un organo particolare (cuore, intestino, testa, stomaco…), e assumendo una forma e dimensioni variabili…….Se noi osserviamo il cammino del pensiero, vedremo che dopo essere sorto alla coscienza, scompare: se proviamo ad inseguirlo, per vedere dove va, arriveremo in uno spazio vuoto; questo spazio, dove regna il silenzio, è lo stesso che c’è fra i suoni, fra le parole, ed è la porta d’entrata sia al mondo quantistico che a quello virtuale.
Quando ci si esercita a rimanere in questo spazio (uguale a quello che c’è fra due respiri) si assiste ad un cambiamento della nostra fisiologia, assimilabile a quella prodotta dalla meditazione, e dalla ripetizione di un mantra, come nella risposta di rilassamento: le onde cerebrali si trasformano in onde alfa, e i centri nervosi passano dal normale caos funzionale alla coerenza…..
La mente acquisisce una dignità diversa da quella che invece si identifica con il pensiero: comprendiamo che come osservatore dei nostri pensieri, noi siamo più dei suoi contenuti, e siamo posti al di là del coinvolgimento emozionale, cosa invece che ci porterebbe nella prigione da noi stessi intessuta con i fili del nostro Ego (paure, approvazione, controllo su gli altri e sugli oggetti, attaccamenti….). Inoltre la mente, in questo spazio, comincia a manifestare consapevolezze vicine alle scoperte della fisica quantistica: creazione della realtà, trasmissione a distanza; la non-località , la sincronicità, ecc….
Nella Terapia quantistica emozionale quindi si trascende dalle cause e dalle condizioni che hanno provocato una nostra reazione emozionale (paura, tristezza, depressione, ansia….), anzi queste, se prese in considerazione, danno un concetto completamente sbagliato della dinamica dei fatti!
L’innovazione sta nel fatto che, essendo tutto costituito da energia, qualsiasi emozione può essere vista e vissuta come tale: lo dimostrano gli esercizi con cui la carica emozionale negativa svanisce all’istante, quando, distolta l’attenzione dalle cause e dalle condizioni, ci identifichiamo con l’energia di per se stessa : dal punto di vista della fisica quantistica 1) l’onda, di natura neutra, viene intrappolata dalla nostra volontà ; 2) a ciò fa seguito una denominazione dell’emozione, una etichetta che 3) se noi vi ci identifichiamo 4) provochiamo un collasso dell’onda, quindi la trasformiamo in particella che 5) una volta acquisita una sua massa emozionale, diventa molto solida, e difficile ad eliminare, anzi si rafforza con la memoria dell’evento scatenante!!!: è come se avessimo creato una lente personale, attraverso la quale definiamo noi e il mondo.
Da ciò si comprende come gli eventi esterni, i fatti, le persone , gli oggetti, non hanno a che vedere con il nostro stato emozionale……..è inutile, se non dannoso, dare colpe, fare la vittime, o i martiri, ciò rafforzerebbe la solidità della particella e il suo conseguente danno fisico e psichico, oltre al fatto di dare potere a “ padroni “ esterni!!! : siamo noi i soli ad essere responsabili delle nostre emozioni, delle nostre esperienze e della nostra realtà soggettiva, da esse provocata………Ricordate il principio di incertezza, secondo il quale è l’osservatore che crea, influenza, altera il mondo esterno secondo gli occhi dei propri pensieri , desideri e intenzioni……..Le realtà che interpretiamo sono, in verità, soggettive, cioè non corrispondono alla vera realtà!
Solo con un salto quantico della coscienza, dando all’emozione la sua giusta connotazione di onda, di energia, e vivendola come tale, noi la possiamo rimandare nel mondo quantistico come onda……
Inoltre, questa energia, la cui natura è neutra, può essere sfruttata per:
1) interconnetterci con il mondo circostante, anch’esso di natura energetica quantistica, consapevolizzando la nostra unione, la nostra fusione, con il tutto…….e quindi allontanandoci dalla catastrofica prigione della separazione……. ( Bohm: “ Tutto compenetra ogni altra cosa “ ), 2) incanalarla in attività al servizio nostro e degli altri ( scrivere, fare sport, leggere, creare, aiutare….).
Nella Terapia quantistica emozionale ci sono dei principi di base:
1) - “ esiste una sola sostanza “ - cioè il regno virtuale, la luce, l’oceano quantistico; - un’altro principio è: 2) - “Tutto ciò che conosci di te stesso proviene al di fuori di te, quindi abbandonalo” - questo sta a significare che ciò che i nostri sensi percepiscono come esperienza, proviene da altri sensi, cioè da altre esperienze che hanno avuto le persone che ci circondano, madre, padre, nonni e società in genere, e siccome abbiamo visto che i sensi cospirano, ci danno un’illusione del mondo, tutto ciò che noi sappiamo è un’illusione, non corrisponde veramente a chi siamo; 3) - “Non credere a niente, indaga ogni cosa”-Un altro principio è 4) - “affinché tu possa scoprire chi sei, devi prima capire chi non sei”- infatti vedremo tra poco che noi non siamo il contenuto della nostra mente; 5 ) “per lasciare andare qualcosa, distaccandotene, devi prima conoscerla” - quindi dobbiamo conoscere qual è la particella emozionale e riviverla, per poi eliminarla. Altro principio 6) - “chi fa l’esperienza è contenuto nell’esperienza stessa, ne fa parte” - 7) - “qualsiasi cosa pensi di essere non lo sei” – 8) - “mantieni l’attenzione sull’Io Sono e lascia andare qualsiasi altra cosa” - poi spiegheremo il significato dell’Io Sono.L’ultimo principio è 9) - “qualsiasi cosa sai su di te può non essere vero” -.
Prima di continuare spieghiamo il concetto dell’Io Sono.
Abbiamo visto nel capitolo della trasformazione spirituale che la nostra natura, il nostro vero sé si trova nel regno virtuale, nell’ordine sub-manifesto dell’essere, quindi il nostro Me reale corrisponde al campo unificato, allo spirito, che poi si identifica anche con la componente divina.
L’Io Sono è la nostra componente che si trova nel regno virtuale, quindi il cosiddetto testimone silenzioso; è la nostra vera essenza che non giudica, non critica, ma osserva tutto ciò che ci accade.
L’Io Sono si trova in una condizione di beatitudine, in quanto osserva tutto quello che accade; se noi riuscissimo, con degli esercizi di psicologia della luce, ad andare nell’Io Sono, vedremmo che la nostra vita si presenterebbe in modi molto diversi, acquisendo un significato nuovo; infatti dall’Io Sono vedremmo che le nostre scelte non hanno poi tanta importanza, l’importante è l’intenzione che abbiamo, cioè l’amore, e quindi la diffusione della luce, la diffusione delle caratteristiche di compassione, di unità con gli altri, non tanto la scelta in se stessa.
L’Io Sono non è mai nato, infatti è nella nostra vera natura di essere immortali, eterni; neanche il fuoco, l’acqua, il vento possano sconfiggerlo; non dobbiamo neanche cercarlo o comunque formarlo, perché esiste dall’eternità.
Un altro concetto che voglio sottolineare, è quello della mente, che deve essere considerata come un calderone, come uno strumento della nostra parte spirituale, cioè dell’Io Sono.
Quando veniamo concepiti e scegliamo i nostri genitori per le nostre lezioni di vita, cominciamo a ricevere dalla madre, dal padre e dall’ambiente circostante delle informazioni, delle unità informative, i cosiddetti q-bits, che cominciano a riempire la mente.
Originariamente la funzione più importante della mente è quella di essere strumento dello spirito, il quale può agire se la mente ne è strumento, quindi se la nostra mente è vuota da qualsiasi pensiero, immagine o visualizzazione.
Purtroppo con il passare degli anni, la mente si riempie di informazioni, di pensieri che ci provengono da altre menti, per cui si arriva ad una quantità enorme di informazioni in essa contenute (si stima che siano 6.480.000 unità informative nelle 24 ore).
Quindi tale quantità non permette allo spirito di agire, se non in alcuni momenti della giornata come al risveglio e all’addormentamento, a meno che non ci esercitiamo a tenere la mente vuota con delle tecniche di meditazione, come la meditazione stand - by.
Questa è una forma di meditazione passiva in cui la coscienza pone attenzione sul nulla.
Io ho sperimentato una tecnica estremamente facile, che chiunque può eseguire, la quale consiste nel chiudere gli occhi e osservare lo show dei pensieri mentali; dopo bisogna immaginare di avere un telecomando nelle mani e spegnere questo show mentale, rimanendo nel vuoto.
È a questo punto che occorre fare del training, perché ci siamo identificati con il contenuto della mente, noi eravamo quei pensieri, quei concetti, quelle interpretazioni, quelle aspettative.
Invece non è così, noi siamo nell’Io Sono, siamo gli osservatori di ciò che avviene nella mente, del contenuto mentale.
Dobbiamo allenarci a stare nel nulla, a stare nel vuoto e se qualche pensiero, qualche visualizzazione si materializza nella nostra mente, e quindi ricomincia la show mentale, basta prendere il telecomando e spegnere lo show: meglio restare nel nulla.
Cominciano dopo un po’ a fluire informazioni spirituali.
Lo spirito, quindi la grande energia di pace, di beatitudine e di equilibrio, comincia ad agire sul nostro corpo e su chi ci sta accanto, utilizzando la mente come strumento.
Una delle prime reazioni è quella di annullare la catena di eventi suicidi, che abbiamo descritto in un capitolo precedente, che porta alla formazione di neuropeptidi, di citochine, di neuromodulatori e sostanze peptidiche, che danneggeranno il nostro corpo a seguito di pensieri negativi, a seguito di quel contenuto mentale.
Questo è molto importante, perché nel momento in cui entriamo nella meditazione stand-by, interrompiamo questa catena, mandando informazioni di equilibrio al nostro corpo, infatti il nostro sistema PNEI (psico-neuro-immunologico) comincerà ad equilibrarsi.
Questa tecnica è molto interessante dal punto di vista terapeutico, perché tramite l’azione dello spirito, che è luce pura, possiamo riuscire ad equilibrare un sistema alterato del nostro corpo, basta dirigere l’intenzione sull’organo interessato, il quale è anch’esso luce, quindi luce che agisce su altra luce.
Con questa tecnica si sono viste delle guarigioni, perché si dà finalmente sfogo alla grande intelligenza dello spirito, e si permette di attivare il nostro guaritore interiore.
Un altro concetto importante è quello delle particelle emozionali: ogni emozione la blocchiamo, perché reagiamo ad una energia che arriva da parte di un’altra persona o da parte dell’ambiente; abbiamo un cammino e delle esperienze da fare, e delle lezioni da apprendere.
Dando un’etichetta, un nome a queste emozioni, formiamo una particella; l’insieme delle particelle emozionali, contenute nel calderone mentale, costituiscono “un essere”, che Carlos Castaneda chiama Dragone a Cento Teste, cioè l’ego.
Una cosa che ho notato nella mia esperienza clinica, è che le particelle emozionali sono mobili e si trovano tutte nascoste in fondo ad uno stagno melmoso; infatti quando diciamo di rimuovere un’emozione, un’esperienza, accade che le particelle vanno a finire in fondo a questo stagno.
Quando avvengono dei fenomeni emozionali o riceviamo degli input esterni, le particelle vengono a galla con tutto il corteo sintomatologico che le accompagna.
Le particelle emozionali possono passare dalla madre al figlio, dal padre al figlio.
Possono esserci anche delle patologie provocate da particelle che passano da generazione in generazione, infatti quando una persona riesce ad eliminare le particelle emozionali, blocca la trasmissione della malattia specifica e quindi dei sintomi legati alla particella emozionale.
In genere ogni particella emozionale si esprime attraverso una parte del corpo, ma possono esserci più particelle presenti a livello di un organo: ad esempio a livello del chakra tiroideo; quando le si elimina, con le tecniche della psicologia della luce, dobbiamo osservare bene che nel corpo quantico, cioè nell’insieme delle informazioni subatomiche della persona, non ci siano altre particelle, perché possono esserne rimaste altre, riguardanti ulteriori esperienze di tipo comunicativo.
Esse si possono dividere in particelle primarie e in particelle secondarie, ciò significa che a seguito di un’esperienza principale, possono esserci altre esperienze legate alla stessa etichetta, da noi messa all’esperienza principale che io chiamo anche particella madre: quindi avremo la locomotiva e i vagoni.
I vagoni sono tutte le varie particelle figlie: se queste vengono eliminate, apparentemente il problema scompare, ma in realtà non è stato eliminato, perché la particella principale ripiomba nel fondo ed in qualsiasi momento può tornare a galla.
La formazione di queste particelle, purtroppo, non può essere bloccata.
Fino ad oggi, nella psicologia, nella psicoanalisi, nella psicologia transpersonale, che pure ammette una correlazione fra mente e mente, quindi una mente non-locale, non sono mai esistite delle tecniche di eliminazione di queste particelle; queste tecniche formerebbero altre particelle, magari buone, magari positive, ma non eliminerebbero quella principale, che continua ad agire sugli organi, facendo evolvere la patologia.
Con la Terapia Quantistica Emozionale si è visto che, nel momento in cui si opera l’eliminazione dell’etichetta, è come se togliessimo il coperchio da una pentola a pressione, il cui contenuto è un contenuto energetico, neutro e divino; il coperchio corrisponde all’etichetta che abbiamo dato.
Nel momento in cui si toglie questo coperchio, fuoriescono fiumi di energia bianco-dorata che preludono alla guarigione, e da quel momento la particella non esiste più, non ci saranno più, nel corpo della persona che aveva quella particella, neanche i neuropeptidi tossici, suicidi. Ciò comporta cambianti dello stile di vita, miglioramenti dello stato di salute, positività nei rapporti sociali, proprio perché la particella è sparita.
Le particelle seguono le stesse regole delle particelle subatomiche, le quali passano da una persona all’altra inconsapevolmente, quindi le informazioni che portiamo dentro passano inevitabilmente all’ambiente o alle persone che ci stanno accanto, in modo subliminale, cioè al di sotto della coscienza.
Se qualcuno ha delle particelle emozionali negative, queste possono passare a noi stessi, ecco perché è importante gestire bene le nostre particelle, cercare di eliminarle e circondarci di persone e ambienti positivi.
Una situazione clinica, che ho esaminato recentemente, è stata quella di aver visto i risultati del passaggio di una particella emozionale, da un soggetto animale ad un essere umano.
Una paziente era arrivata a dare segni di psicosi, a causa di una particella che una cagnolina portava dentro e che era passata alla paziente, la quale aveva chiaramente una predisposizione affettiva, cioè doveva avere dei canali quantici aperti, per cui la particella è passata nel suo corpo quantico.
Dopo aver letto ciò nel suo corpo quantico, le ho consigliato di dare via la cagnolina. La paziente dapprima contrariata e stupita, ha eseguito il mio consiglio:la sintomatologia è scomparsa il giorno dopo, lei ha approfondito la sua situazione interiore e migliorato il suo stato di vita. Non si sono più ripresentati i sintomi psicotici.
La Terapia quantistica emozionale è un' approccio spirituale, in quanto fa prendere consapevolezza al soggetto della propria energia interiore e di come quelle emozioni contengono energia divina, energia di guarigione, e che il soggetto è immerso nella luce divina, nel bene e nell’amore.
Se questo viene consapevolizzato, con l’aiuto della psicologia della luce, il soggetto capisce chi è, da dove viene, che cosa deve fare, quale scopo ha nella vita, perché si trova su questo pianeta.
Una problematica emozionale può essere eliminata soltanto in queste condizioni, e possiamo essere sicuri che il soggetto, anche se non scorderà mai più l’episodio, non ne sarà più coinvolto e non ci ricadrà.

Come la fisica quantistica ha cambiato profondamente la visione della medicina e della guarigione
Questo capitolo è pieno di informazioni riguardanti i principi di fisica quantistica applicati alla nostra coscienza e fisiologia, e sono molto utili per comprendere l'applicazione pratica della medicina della luce.
- Contenuti:
a) La nuova visione della realtà: ogni cosa è costituita dalla dualità particella-onda, come pure il cervello, i neuroni, i calcoli colecistici, gli ateromi. Tutto è luce a varie frequenze. La coscienza è in grado di collassare l'onda in particelle e viceversa. Tutto cambia quando la nostra coscienza viene allenata e si affida a questo meccanismo
b) Pensieri: sono vibrazioni, onde in grado di cambiare la nostra fisiologia e di collassarsi in sostanze biochimiche. Questo è il miracolo dell'esistenza.
c) Non – località: forse il mistero più profondo della fisica. E' in grado di spiegare fenomeni quali la preghiera, la guarigione a distanza, la guarigione quantistica, la visione a distanza, e la nostra unità con Dio
d) Spazio e Tempo: sono soltanto concetti newtoniani, in quanto nella non -località non esistono
e) The forze della natura: sono alla base di tutta la creazione materiale e anche del campo dell' intelletto.
f) Il campo Unificato: è l'oceano quantistico in cui tutti siamo immersi e interconnessi
g) I Tre livelli di realtà: materiale, quantistica and virtuale ( non - locale )
E' importante comprendere queste tre dimensioni poiché sino ad ora la medicina è basata soltanto sul livello materiale, dove tutto nel nostro corpo viene visto come separato l'uno dall'altro e le strutture del corpo vengono considerate come particelle e non come onde, cioè on sono intercambiabili. Il livello virtuale ( non - locale ) è la nostra casa, il nostro spirito, dove non esistono le malattie e i problemi: la meditazione stand-by mette in contatto con esso in modo abbastanza facile.
h) Paragone fra la fisica classica e la fisica moderna: questa sezione dimostra che il vecchio modo di pensare era dipendente soltanto dai nostri cinque sensi: le cose sono separate da noi e funzionano a prescindere dalla nostra presenza: la coscienza ha un’influenza soltanto entro il nostro corpo ed entro le limitazioni dello spazio - tempo
La fisica quantistica ci rende responsabili del nostro mondo, poiché la coscienza è la realtà di base: noi influenziamo tutto ciò su cui poniamo la nostra attenzione tramite i nostri pensieri, le nostre scelte e interpretazioni: in tal modo noi modifichiamo la nostra fisiologia e la fisiologia degli altri per l'effetto non - locale.

Capitolo 2 – L'ordine sub-manifesto dell'essere
Questo è il luogo in cui tutti risiediamo ed è anche la sorgente del nostro Spirito e della coscienza.
Da studi fatti dal neuroscienziato olandese Hermes Romijn tutte le memorie del genere umano sono immagazzinate in questo Ordine sub-manifesto dell'essere, corrispondente al regno virtuale, non -locale.
Quando entriamo in contatto con questa dimensione ci connettiamo con il subconscio collettivo, con il passato e il futuro e con la Sorgente dalla quale siamo tutti creati. La sua conoscenza ed esperienza sono molto importanti per gestire la Medicina della Luce.

Capitolo 3 – Il cervello quantistico
Secondo i principi della fisica quantistica il nostro cervello è solo luce congelata organizzata in strutture interconnesse con tutta la luce dell'universo.
Il cervello, dal punto di vista della fisica quantistica, è un campo di informazione, di energia, coscienza, memoria, creatività localizzato in tutto il nostro corpo e collegato all'oceano quantistico dell'universo.
Oltre ad essere un organo chiuso nel cranio, il cervello è un importante strumento della nostra mente e coscienza, in grado di trasformare l'informazione quantistica in pensieri, emozioni e sostanze chimiche.
Entriamo con questa nuova visione del cervello quando siamo in contatto con la dimensione non - locale: nella meditazione, preghiera, contemplazione, servizio, amore, carità, umiltà, producendo effetti benefici sul nostro corpo.

Capitolo 4 – Trasformazione Spirituale
Per entrare nel regno della guarigione, dobbiamo fare uno spostamento della nostra mente dalla dimensione materiale a quella spirituale, con l'aiuto delle scoperte scientifiche.
In questo capitolo la realtà è descritta dal punto di vista sia quantistico che non - locale; ciò che accade, quando siamo consapevoli del nostro spirito interiore, è che realizziamo di essere degli " esseri quantici " in grado di creare la nostra realtà fisica. Tutto intorno a noi cambia ed inoltre " sappiamo " chi siamo.
Capitolo 5 – Il significato della luce
Tutte le cose, nella loro natura fondamentale, derivano dalla luce: materiale essenziale per la creazione.
L'unità di tutto ciò che esiste è la luce, con la sua enorme plasticità a dare origine alle differenti forme e dimensioni. La luce ha una coscienza, una memoria, un rinnovamento: Dio con la sua intenzione crea qualsiasi cosa dalla luce.
Ogni organo del nostro corpo è costituito da luce congelata ed è composto da particelle subatomiche che trasportano informazioni e che possono essere influenzate dall'azione non - locale della coscienza, dai colori e dai suoni.
La luce è il ponte fra il mondo fisico e quello interiore della mente e della coscienza. Quindi rappresenta il ponte fra l'esistenza materiale e quella virtuale.

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Re: Fisica moderna Psicologia e Guarigione

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mag 20, 2010 2:05 pm

La fisica quantistica e le leggi spirituali.

Le leggi spirituali , strumento molto importante per entrare nella dimensione della guarigione, possono essere spiegate dai principi della fisica quantistica.
La conoscenza e la pratica delle leggi spirituali ( leggi virtuali e quantistiche ) , come un libretto di istruzioni, ci fanno divenire degli esseri divini con una missione ed uno scopo cosmico. Otteniamo livelli di coscienza a frequenze più alte. Tutto ciò ha un grande impatto sulla nostra salute. Parole come servizio, fede, amore, compassione, perdono, carità entreranno nel nostro linguaggio comune potenziando l'attività immunitaria. Tutti siamo uno.
Gesù ci ha parlato di queste leggi circa 2000 anni fa: per esempio " Onora tuo padre e tua madre............affinché tu stia bene,e possa vivere a lungo sulla terra"

Coscienza quantistica
Il grande potere della nostra coscienza è illimitato, poiché è non - locale, quindi è eterna ed in ogni posto e non è chiusa nel nostro cervello, inoltre è la realtà ultima dell'universo
La coscienza, con le sue due proprietà " attenzione " e " intenzione " può cambiare attraverso il sistema nervoso centrale, sia il contenuto energetico - informativo del corpo quantico dell'universo ( quindi può influenzare un altro corpo distante da essa ), dove l'uomo è immerso, e sia il contenuto energetico - informativo della struttura quantistica dell'uomo ( quindi il nostro corpo ).
Interessante il meccanismo studiato da Hameroff and Penrose basato sui microtubuli e le tubuline attraverso le quali la coscienza ( secondo la mia opinione ) agisce sulle strutture cerebrali.

La Guarigione Quantica
Siamo esseri umani in grado di cambiare il nostro corpo quantico e quindi la nostra salute. Possiamo avere un cambiamento della coscienza seguito da una conseguenza sulla fisiologia.
Guarire significa liberarsi dal passato, liberarsi dai condizionamenti, dalle false interpretazioni, dalle false aspettative, dalle false certezze, dal primitivo condizionamento, quindi liberarsi dalla schiavitù dell'ego.

Nella guarigione quantistica possiamo utilizzare la tecnica dei colori, descritta nel capitolo, con cui possiamo dialogare con il nostro corpo quantico e dargli informazioni di guarigione. In questo modo possiamo trattare non solo I nostri problemi di salute ma anche quelli degli altri con la visione a distanza.

La Teoria del Tutto
TOE: theory of everything è, in fisica, una teoria che ha l'ambizione di spiegare, da sola, tutti i fenomeni fisici conosciuti. Questo termine è stato spesso usato in senso ironico perché numerosi fisici ritengono che una teoria del tutto sia una chimera irraggiungibile e perché decreterebbe la fine della ricerca in fisica teorica. In realtà essa è la logica conseguenza di un ragionamento che si fonda sul fatto, sperimentalmente comprovato, che l'universo è, allo stato attuale, in fase di espansione. Ciò implica che in passato esso era più piccolo di oggi. Andando a ritroso nel tempo l'universo risulterebbe sempre più piccolo fino ad arrivare ad una fase in cui le sue dimensioni erano inferiori alla cosiddetta lunghezza di Planck (1,616x10-35 m) dove le leggi conosciute della fisica perdono di significato. Tutto ciò che oggi osserviamo ha dunque un antenato comune per cui deve esistere una teoria, una teoria del tutto appunto, in grado di spiegare l'intero universo.

Come la Coscienza Crea la realtà materiale…
L’osservazione crea la nostra realtà: noi siamo CREATORI…
Una delle scoperte più affascinanti di questo secolo, è stata la dimostrazione di sostanze di natura peptidica, dette Neuropeptidi, da parte della ricercatrice Candice Pert, che le ha studiate in relazione al loro effetto sugli stessi recettori su cui agisce la morfina: risvolto di questa scoperta è che ad ogni pensiero, o immagine seguono tutta una serie di immissione in circolo, da parte del cervello, di queste sostanze con effetti immediati alla periferia, sugli organi. Come si può intuire da questo meccanismo, noi siamo in grado di influenzare, regolando l’attività di questi Neuropeptidi, il funzionamento del nostro corpo (Benson, Austin, Epstein). Per esempio, a seguito di una esperienza piacevole, quindi mentale, si hanno dei risvolti positivi su molte funzioni corporee, per immissione in circolo di Endorfine (sostanze simili alla morfina!): lo stesso sistema immunitario ne trae giovamento, potenziandosi; i glucocorticoidi (gli ormoni dello stress) si riducono, e cuore, polmoni, circolazione, metabolismo, radicali liberi si assestano a valori ideali per la salute. Tecniche come la visualizzazione creativa (immagini mentali), la Meditazione Trascendentale, la Risposta di Rilassamento (Benson e gli effetti sull’ipertensione), Yoga, Zen, sono in grado di provocare una particolare attività cerebrale, caratterizzata da onde alpha, dove avvengono gli importantissimi e delicati legami fra mente e corpo: aperta questa porta, possiamo agire sulle funzioni corporee!!!
I buddisti che praticano lo Zen, nudi sulla neve, sono in grado di riscaldare delle coperte inzuppate di acqua ghiacciata; il cardiologo americano Dean Ornish associando queste tecniche con l’alimentazione vegetariana, lo Yoga, e la ricerca spirituale, ha ottenuto la scomparsa delle placche arteriosclerotiche alle coronarie di cardiopatici, pronti per l’intervento chirurgico di by-pass. E’ ovvio che ciò comporta una metodica di training mentale, il cui impegno quotidiano è alla base dei risultati, apparentemente inusuali per noi occidentali staccati dal mondo dei rapporti mente-corpo (in medicina è noto l’effetto placebo, a dimostrazione di questi legami): la mente allenata è in grado di influire sulla fisiologia corporea. La fisica quantistica è andata oltre dimostrando in laboratorio come entità immateriali (pensieri, immagini vivide) di natura quantistica, sotto l’effetto dell’osservatore, cioè della nostra attenzione, si trasformano da onde di probabilità, invisibili, in particelle, visibili (effetto mente-corpo): in poche parole siamo creatori del nostro mondo, quindi della nostra realtà!!! Il cervello quindi diventa il mezzo attraverso cui agisce la mente: ma, secondo la fisica quantistica applicata alla fisiologia, ci sarebbero tante piccole menti, quante sono le molecole del nostro corpo, che cooperano con la mente più grande, in un'unica rete di scambi immediati.
Inoltre è stato provato il teorema di Bell, altro fisico, che riguarda la non-località: due particelle (quindi oggetti materiali) che vengono separate, dimostrano di essere unite, qualunque sia la distanza, con fenomeni che riguardano entrambe contemporaneamente, come se ci fosse, ed è stato dimostrato, un legame che va oltre la velocità della luce.

La fisica quantistica e il viaggio nel tempo
Immaginiamo che il nostro amico Marco tenga una macchina del tempo in garage. La scorsa notte l'ha usata per far visita a suo nonno nel 1924, proprio mentre questi era tutto intento a corteggiare la futura moglie. Marco lo ha convinto della propria identità accennando a segreti di famiglia che egli non aveva ancora riferito a nessuno; naturalmente il poveretto è rimasto sbalordito, ma il peggio doveva ancora accadere. Quando l'uomo, recandosi a cena con la sua ragazza, ha esordito: "Ho appena incontrato nostro nipote!", la donna si è trovata nel dilemma fra il temere per la sanità mentale del pretendente e il risentirsi profondamente per la temeraria impertinenza. Risultato: la serata è miseramente naufragata, i due non si sono mai sposati e non hanno quindi mai avuto la bambina che sarebbe diventata la madre di Marco.
E allora come può oggi Marco essere qui a raccontarci la sua avventura? Se sua madre non è mai nata, come può essere nato lui? La domanda cruciale è questa: quando Marco ritorna nel 1924, è o non è in grado di far terminare prematuramente la storia d'amore dei suoi nonni? Ciascuna delle due risposte crea problemi. Se Marco può impedire la propria nascita, vi è una contraddizione; se non può, allora questa incapacità appare illogica: che cosa impedisce a Marco di comportarsi come vuole? Dobbiamo forse immaginare che sia colto da una strana paralisi ogni volta che tenta di mettere in pratica determinate intenzioni?
Situazioni come questa - una versione addolcita del classico paradosso in cui il nonno è assassinato dal nipote tornato indietro nel tempo - sono spesso considerate una prova dell'impossibilità del viaggio nel tempo. E tuttavia, contrariamente al senso comune, le leggi della fisica non proibiscono simili avventure.
Un altro paradosso, che spesso appare nella letteratura fantascientifica, è stato discusso dal filosofo di Oxford Michael Dummett. Un critico d'arte del futuro fa visita a un pittore del XX secolo che all'epoca del critico è considerato un grande artista. Osservando le opere che il pittore produce in quel momento, il critico le trova mediocri e conclude che l'artista deve ancora realizzare gli ispirati dipinti che tanto hanno impressionato le future generazioni. Il critico mostra quindi al pittore un volume in cui sono riprodotte queste opere più tarde; questi riesce a impossessarsene di nascosto, costringendo il critico a ritornarsene a mani vuote, e poi comincia a copiare meticolosamente su tela le illustrazioni. Così le riproduzioni esistono perché sono copie dei dipinti e i dipinti esistono perché sono copie delle riproduzioni. Sebbene questa situazione non minacci di introdurre contraddizioni, c'è in essa qualcosa di decisamente sbagliato: i dipinti vengono all'esistenza senza che nessuno debba dedicare uno sforzo creativo alla loro realizzazione.
Di fronte a queste obiezioni, i fisici hanno tradizionalmente invocato qualche principio che, d'ufficio, escludesse la possibilità del viaggio nel passato. Il viaggio senza ritorno nel futuro non solleva simili problemi. La teoria einsteniana della relatività ristretta prevede che, data un'accelerazione sufficiente, un astronauta potrebbe partire per un viaggio e tornare sulla Terra decine di anni più avanti, pur invecchiando fisicamente solo di un anno o due.
Occorre distinguere fra previsioni come questa, che sono semplicemente sorprendenti, e processi che possono violare leggi fisiche o principi filosofici indipendentemente giustificabili.
Fra poco spiegherò perché il viaggio nel passato non violi di per sé alcun principio del genere.
A questo scopo dobbiamo prima esaminare il concetto stesso di tempo cosi come viene considerato dai fisici. Nelle teorie della relatività generale e ristretta lo spazio tridimensionale è combinato con il tempo a formare uno spazio-tempo quadridimensionale. Mentre lo spazio è costituito da punti spaziali, lo spazio-tempo consiste di punti spazio-temporali, o eventi, ciascuno dei quali rappresenta un luogo particolare in un momento particolare. La vita di una persona forma una sorta di "verme" quadridimensionale nello spazio-tempo: la punta della coda corrisponde all'evento della nascita e l'estremità della testa a quello della morte. Un oggetto visto in un istante qualsivoglia è una sezione tridimensionale di questo verme lungo, sottile e convoluto; la linea su cui il verme giace (ignorandone lo spessore) è chiamata linea universale dell'oggetto.
In ogni punto, l'angolo che la linea universale forma con l'asse del tempo è una misura della velocità dell'oggetto.
Normalmente si stabilisce che la linea universale di un raggio di luce determini un angolo di 45 gradi; un lampo di luce che si diffonde in tutte le direzioni crea un cono nello spazio-tempo, denominato cono di luce. Una differenza importante fra spazio e spazio-tempo è che una linea universale - a differenza di una disegnata su carta - non può essere uno scarabocchio arbitrario. Dato che nulla può muoversi più velocemente della luce, (eccetto i tachioni , se esistono), la linea universale di un oggetto fisico non può mai uscire dal cono di luce che ha origine in un qualsiasi evento del suo passato. Le linee universali che rispettano questa condizione sono chiamate linee di tempo. Il tempo, misurato da un orologio, aumenta in senso lungo una linea universale.
La relatività ristretta impone che le linee universali di oggetti fisici siano linee di tempo; le equazioni di campo della relatività generale prevedono che corpi massicci come una stella o un buco nero distorcano lo spazio-tempo e curvino le linee universali. In questo modo ha origine la gravità: la linea universale della Terra compie una spirale attorno al Sole, la quale a sua volta spiraleggia intorno a quella del centro della Galassia.
Si supponga che lo spazio-tempo diventi così distorto che alcune linee universali formino cappi chiusi pur continuando a rimanere linee di tempo per tutta la loro lunghezza. Localmente esse rispetterebbero tutte le familiari proprietà dello spazio e del tempo, ma sarebbero corridoi verso il passato. Se cercassimo di seguire esattamente una linea di tempo chiusa (detta CTC, closed timelike curve) per tutta la sua lunghezza, andremmo a urtare contro noi stessi nel passato e a causa di quest'urto vedremmo estromessi dal nostro stesso passato; seguendo invece solo la parte di una CTC torneremmo nel passato e potremmo partecipare agli eventi che vi si svolgono: potremmo stringere la mano a una versione più giovane di noi stessi o, se il cappio fosse abbastanza grande, far visita ai nostri antenati.
Per questo dovremmo o sfruttare una CTC naturalmente esistente o crearne appositamente una distorcendo e lacerando la struttura dello spazio-tempo. Una macchina del tempo, quindi, non sarebbe un tipo speciale di veicolo, ma aprirebbe una via verso il passato che potrebbe essere percorsa da un veicolo normale, per esempio una navicella spaziale. Al contrario di una rotta nello spazio, però, una CTC (o meglio il tubo chiuso che la circonda) si logora se viene percorsa ripetutamente; in essa può stare solo un numero limitato di linee universali. Se la si percorre fino a una particolare evento, si incontreranno tutti coloro che abbiano mai viaggiato, o mai viaggeranno, fino a quell'evento.
Il nostro universo oggi contiene CTC, o le conterrà mai in futuro? Non lo sappiamo, ma vi sono varie congetture teoriche su come esse potrebbero formarsi. Il matematico Kurt Godel trovò una soluzione delle equazioni di Einstein che incorpora la CTC; in questa soluzione l'intero universo deve però ruotare su se stesso (secondo le conoscenze attuali, in realtà l'universo non ruoterebbe), Le CTC appaiono anche nelle soluzioni delle equazioni di Eistein che descrivono buchi neri in rotazione ; dato che in questo caso si trascura però la materia in caduta, non è chiaro fino a che punto le soluzioni in questione si applichino a una descrizione realistica dei buchi neri (vedi anche il capitolo i Buchi Neri cunicoli spazio-temporali). Un altro problema è che un viaggiatore nel tempo, dopo aver raggiunto il passato, sarebbe intrappolato all'interno del buco nero, a meno che la velocità di rotazione di quest'ultimo non superasse una soglia critica. Oggi si ritiene improbabile che esistano in natura buchi neri in rotazione così rapida. Forse una civiltà di gran lunga più avanzata della nostra potrebbe iniettare materia al loro interno e aumentarne la velocità di rotazione fino alla comparsa di CTC percorribili, ma molti fisici dubitano che questo sia possibile.
John A. Wheeler della Princeton University ha proposto una sorta di scorciatoia nello spazio-tempo, un cosiddetto Wormhole o cunicolo, e Kip S. Thorne del California Institute of Technology e altri hanno mostrato come si potrebbero spostare le estremità di un cunicolo per formare una CTC. Secondo recenti calcoli eseguiti da J. Richard Gott di Princeton, una corda cosmica (un altro costrutto teorico che potrebbe o no esistere in natura) che passasse rapidamente accanto a un'altra corda genererebbe CTC.
Attualmente siamo ben lontani dal poter individuare una qualsiasi CTC. Non è da escludere, però, che esse diventino accessibili a una civiltà del futuro, che potrebbe allora tentare di creare paradossi con il viaggio nel tempo. Esaminiamo dunque più da vicino i paradossi in questione per vedere quali principi il viaggio nel tempo potrebbe eventualmente violare secondo la fisica sia classica sia quantistica.
In base alla fisica classica, non c'è dubbio che al suo arrivo nel passato Marco debba compiere le azioni che la storia documenta come compiute da lui. Alcuni filosofi ritengono che questa sia una limitazione inaccettabile del suo libero arbitrio, ma in realtà la loro obiezione alla possibilità del viaggio nel tempo non è molto convincente, da un punto di vista classico. Il fatto è che la fisica classica, in assenza di CTC, è deterministica: ciò che accade a un dato istante è totalmente determinato da ciò che accade a ogni istante precedente (o successivo). Pertanto tutto ciò che facciamo è una conseguenza inevitabile di ciò che è accaduto ancora prima che venissimo concepiti. Si ritiene spesso che questo determinismo sia in sé incompatibile con il libero arbitrio: Il viaggio nel tempo non pone perciò una minaccia maggiore al libero arbitrio di quanto non faccia la stessa fisica classica.
Il nocciolo del paradosso del nonno non sta in realtà nella violazione del libero arbitrio, ma in quella di un principio fondamentale che sta alla base sia della scienza sia della logica di tutti i giorni: quello che si chiama principio di autonomia. Secondo questo principio, possiamo creare nelle nostre immediate vicinanze qualsiasi configurazione di materia permessa localmente dalle leggi fisiche, senza fare riferimento a ciò che può accadere nel resto dell'universo. Quando accendiamo un fiammifero, non dobbiamo preoccuparci di non riuscire perché, per esempio, la configurazione dei pianeti potrebbe essere incompatibile con il fatto che il fiammifero venga acceso. L'autonomia è una proprietà logica che si suppone sia posseduta dalle leggi della fisica in quanto costituisce il fondamento di tutta la scienza sperimentale: normalmente diamo per scontato di poter sistemare le nostre apparecchiature in qualsiasi configurazione sia permessa dalle leggi fisiche e non dubitiamo che il resto dell'universo continuerà a badare a se stesso.
In assenza di CTC, sia la fisica classica sia quella quantistica rispettano il principio di autonomia; in loro presenza, però, la fisica classica si comporta diversamente, a causa di quello che Jhon L. Friedmann dell'Università del Wisconsin e altri chiamano principio di autoconsistenza o di coerenza intrinseca. In base a esso, possono manifestarsi localmente solo le configurazioni di materia che sono globalmente autoconsistenti; ciò significa che il mondo all'esterno del laboratorio può porre vincoli fisici alle azioni che esercitiamo all'interno di esso, anche se tutto ciò che stiamo facendo è localmente compatibile con le leggi della fisica. Di solito non siamo consapevoli di questo vincolo perché i principi di autonomia e di autoconsistenza non entrano mai in conflitto; da un punto di vista classico, però, in presenza di CTC essi possono essere incompatibili.
Secondo la fisica classica la storia è una sola e quindi, per quanto Marco possa sforzarsi di fare diversamente, il principio di autoconsistenza gli impone di recitare la sua parte nello svolgimento degli eventi. Può quindi far visita a suo nonno; ma quando egli racconta alla futura nonna di Marco ciò che gli è accaduto, lei si preoccupa per il suo stato di salute. Commosso, lui le propone di sposarlo e lei accetta. Non solo tutto ciò potrebbe accadere: secondo la fisica classica deve accadere. Ben lungi dall'alterare il passato, Marco ne diventa parte.
E se Marco fosse ben deciso a ribellarsi alla storia? Supponiamo che ritorni nel passato per incontrare una versione più giovane di se stesso. Durante l'incontro, la versione più giovane registra ciò che dice l'altra, e a suo tempo, essendo diventato il più vecchio dei due, cerca deliberatamente di dire qualcosa di diverso. Dobbiamo assurdamente supporre che Marco sia colto da una costrizione irresistibile a ripronunciare le parole già dette, nonostante la sua intenzione di fare altrimenti? Marco potrebbe addirittura programmare un robot che parli per lui: forse anche la macchina potrebbe essere in qualche modo costretta a non seguire il programma?
Secondo la fisica classica, la risposta è affermativa. Qualcosa deve impedire a Marco o al robot di modificare ciò che è già accaduto. Non che si debba necessariamente trattare di un evento mirabolante: è sufficiente un banale contrattempo. Il veicolo di Marco si guasta, o il programma del robot contiene un errore. Ma in un modo o nell'altro, in base alla fisica classica, il principio di consistenza impone che quello di autonomia venga meno.
Ora torniamo alla storia del critico d'arte che viaggia nel tempo; ciò che abbiamo in questo caso è un paradosso di conoscenza (il paradosso del nonno è un paradosso di incoerenza). Usiamo qui il termine "conoscenza" in un senso esteso, secondo il quale un dipinto, una memoria scientifica, una macchina o un organismo vivente rappresentano tutti conoscenza. I paradossi di conoscenza violano il principio secondo cui la conoscenza può esistere solo come risultato di processi di risoluzione di problemi, quali l'evoluzione biologica e il pensiero umano. Sembra che il viaggio nel tempo permetta alla conoscenza di fluire dal futuro al passato e poi viceversa, in un anello autoconsistente, senza che nulla e nessuno debba mai risolvere i problemi corrispondenti. Ciò che è filosoficamente discutibile non è il fatto che oggetti contenenti conoscenza siano portati nel passato: è l'ottenere qualcosa in cambio di nulla. la conoscenza richiesta per realizzare gli oggetti non deve evidentemente essere fornita dagli oggetti stessi.
In un paradosso di incoerenza gli eventi fisici sembrano essere soggetti a vincoli più stringenti del normale; in un paradosso di conoscenza i vincoli appaiono più blandi. Per esempio, lo stato dell'universo prima dell'arrivo del critico d'arte non stabilisce chi, eventualmente, possa giungere dal futuro e che cosa debba portare con sé: le leggi generalmente deterministiche della fisica classica permettono al critico di portare nel passato capolavori, quadri, scadenti o niente del tutto. Questa indeterminazione non è ciò che di solito ci attendiamo dalla fisica classica, ma non pone alcun impedimento fondamentale al viaggio nel tempo. Anzi, essa permetterebbe di aggiungere alle leggi classiche un ulteriore principio, in base al quale la conoscenza può esistere solo come risultato di processi di risoluzione di problemi.
Tuttavia questo ci riporta allo stesso problema relativo al principio di autonomia che abbiamo incontrato nel paradosso del nonno. Che cosa impedisce a Marco di portare nuove invenzioni nel passato e di mostrarle ai loro presunti ideatori? Così sebbene la fisica classica possa in definitiva, accettare il tipo di viaggio nel tempo che viene di solito considerato paradossale, lo fa al costo della violazione del principio di autonomia. Per concludere, nessuna analisi classica può eliminare totalmente il paradosso.
Tutto questo, però, è puramente accademico, dato che la fisica classica è falsa. Vi sono molte situazioni in cui essa costituisce un eccellente approssimazione della realtà, ma quando ci si trova in presenza di CTC, non vi arriva neppure vicino.
Una cosa che già sappiamo sulle CTC è che, per poterle comprendere, è necessario utilizzare la meccanica quantistica. In effetti, Stephen W. Hawking dell'Università di Cambridge ha sostenuto che gli effetti quantistici impedirebbero alla CTC di formarsi oppure distruggerebbero il volenteroso viaggiatore nel tempo che osasse avvicinarsi a una di esse. Secondo i calcoli di Hawking, i quali impiegano un'approssimazione che ignora gli effetti gravitazionali dei campi quantistici, le fluttuazioni di questi campi si avvicinerebbero all'infinito in prossimità di una CTC. Le approssimazioni sono inevitabili fino a che non si scoprirà esattamente come quantizzare la gravità; ma uno spazio-tempo che contenga CTC spinge le tecniche attuali al di là dei limiti in cui possono essere applicate in maniera affidabile. Si ritiene che i calcoli di Hawking valgano solamente a dimostrare le manchevolezze di queste tecniche. Gli effetti quantistici che descriveremo, lungi dall'impedire il viaggio nel tempo, in realtà lo faciliterebbero.
La meccanica quantistica potrebbe imporre la presenza di CTC. Benché rare a grande scala, queste strutture potrebbero essere abbondanti a livello submicroscopico, dove predominano gli effetti quantistici. Come abbiamo detto, non esiste ancora una teoria soddisfacente della gravità quantistica, ma, secondo molte delle versioni che ne sono state proposte, lo spazio-tempo, pur apparendo uniforme a grandi scale, avrebbe una struttura submicroscopica "spugnosa" contenente molti cunicoli e CTC che condurrebbero a circa 10^-42 secondi nel passato. Per quanto ne sappiamo, le particelle subatomiche potrebbero compiere continuamente viaggi nel tempo.
Più importante è il fatto che la meccanica quantistica può risolvere i paradossi del viaggio nel tempo. E' la teoria fisica più basilare di cui disponiamo e rappresenta una rottura radicale con la visione classica del mondo. Anziché prevedere con certezza ciò che osserveremo, prevede tutti i possibili risultati di un osservazione e la probabilità di ognuno di essi. se attendiamo che un neutrone decada (in un protone, un elettrone e un antineutrino), con tutta probabilità osserveremo l'evento in circa 20 minuti, ma potremmo anche rilevarlo immediatamente o anche attenderlo a tempo indefinito. Come possiamo comprendere questa casualità? C'è un fattore attualmente sconosciuto nello stato interno dei neutroni che differisce da una particella all'altra e spiega perché ciascuna decada in un certo momento? Questa idea a prima vista attraente si rivela in realtà in conflitto con previsioni della meccanica quantistica confermate sperimentalmente.
Sono stati fatti tentativi per salvare le nostre intuizioni classiche modificando la meccanica quantistica, ma si ritiene generalmente che nessuno abbia avuto successo. Così si preferisce prendere alla lettera la meccanica quantistica e adottare una concezione della realtà che rifletta direttamente la struttura della teoria stessa. Nel parlare di meccanica quantistica ci riferiamo a quell'interpretazione che viene definita "a molti universi", proposta nel 1957 da Hugh Everett III. Secondo Everett, se qualcosa può fisicamente accadere, allora accade (in qualche universo).
La realtà fisica consiste in una collezione di universi alla quale talvolta si dà il nome di "multiuniverso". Ciascun universo del multi universo contiene una propria copia del neutrone di cui vorremmo osservare il decadimento. Per ciascun istante in cui il neutrone potrebbe decadere, esiste un universo nel quale decade in quell'istante; e dato che lo osserviamo decadere in uno specifico istante, anche noi esistiamo in molteplici copie, una per ciascun universo. Se qui osserviamo il neutrone decadere alla 10 e 30, in un altro universo lo vedremo alle 10 e 31 così via. Applicata al multiuniverso, la teoria quantistica è deterministica: prevede la probabilità propria di ciascun risultato imponendo in quale frazione di universi si abbia quel risultato.
L'interpretazione data da Everett della meccanica quantistica è tuttora dibattuta dai fisici. La meccanica quantistica è per lo più usata come uno strumento di calcolo che, una volta forniti i dati ingresso (le informazioni su un processo fisico), dà la probabilità di ogni possibile risultato. Nella maggioranza dei casi non è necessario interpretare gli aspetti matematici della descrizione di quel processo. Vi sono tuttavia due branche della fisica - la cosmologia quantistica e la teoria quantistica della computazione - nelle quali ciò non è sufficiente: esse infatti si occupano specificamente ed esclusivamente dei meccanismi interni dei sistemi fisici studiati. Gran parte dei ricercatori attivi in questi due campi accetta l'interpretazione di Everett.
Che cosa può dire, dunque, la meccanica quantistica - nell'interpretazione di Everett - riguardo ai paradossi del viaggio nel tempo? Tanto per cominciare, il paradosso del nonno semplicemente non insorge. Supponiamo che Marco intraprenda un progetto "paradossale" che, se portato a termine, impedirà il suo concepimento. Che cosa può succedere? Se lo spazio-tempo classico contiene CTC, allora, secondo la meccanica quantistica, gli universi del multiuniverso devono essere collegati in maniera peculiare. Invece di molti universi paralleli e separati, ognuno contenente CTC, abbiamo in effetti un unico spazio-tempo convoluto costituito da molti universi connessi. Questo collegamento costringe Marco a trasferirsi in un universo che è identico a quello che lui ha lasciato fino al momento del suo arrivo, ma diventa a questo punto differente a causa della sua presenza.
Allora Marco può impedire o no la propria nascita? Dipende da quale universo si considera. In quello che lascia, ossia in quello in cui è nato, il matrimonio fra i suoi nonni è avvenuto perché il nonno non ha ricevuto alcuna visita da Marco. Nell'altro universo, quello in cui lui arriva nel passato, suo nonno non sposa la stessa donna, e quindi Marco non può nascere.
Perciò il fatto che Marco viaggi nel tempo non pone vincoli alle sue azioni. Secondo la meccanica quantistica, una limitazione non sarebbe possibile dal momento che, anche in presenza di CTC, il principio di autonomia è sempre rispettato.
Supponiamo che Marco tenti a tutti i costi di dar vita a un paradosso. Decide che domani entrerà nella macchina del tempo e ne uscirà oggi, a meno che una versione di lui stesso, partito domani, ne esca prima; se questo accade, lui non entrerà nella macchina del tempo. Nel contesto della fisica classica, questa decisione è autocontraddittoria, ma non in quello della meccanica quantistica. in metà degli universi - chiamiamoli A - un Marco un pò più vecchio esce dalla macchina del tempo. Di conseguenza, esattamente come ha deciso di fare, lui non entra il giorno dopo nella macchina del tempo, e da quel momento ogni universo A contiene due versioni di Marco di età leggermente differente. Negli altri universi (detti B), nessuno esce dalla macchina del tempo; pertanto Marco parte e arriva in un universo A dove incontra una versione più giovane di se stesso. Ancora una volta, può comportarsi come vuole nel passato, e anche fare qualcosa di diverso da ciò che (correttamente) ricorda.
Così l'incontro fra i due Marchi avviene in metà degli universi. Negli universi A il Marco più vecchio appare "dal nulla", mentre negli universi B scompare "nel nulla"; ogni universo A contiene allora due Marchi, il più vecchio delle quali proviene da un universo B. Marco sparisce da ciascun universo B, essendosi trasferito in un universo A.
Per quanto complicati possano essere i piani di Marco, secondo la meccanica quantistica gli universi si collegano sempre in modo tale da permetterle di portarli a termine in modo coerente. Supponiamo che Marco cerchi di provocare un paradosso viaggiando due volte lungo l'anello. Vuole riapparire nell'universo da cui è partito e mangiare un piatto di spaghetti in compagnia della versione più giovane di se stesso, anziché mangiare focaccia come ricorda di aver fatto. Può comportarsi come vuole, e in particolare mangiare ciò che vuole in compagnia della sua controparte più giovane; tuttavia, dato che il multiuniverso è collegato in maniera differente che non nel precedente paradosso, non può farlo nell'universo originale. Marco può mangiare spaghetti con una seconda versione di se stesso solo in un altro universo, mentre in quello di partenza è ancora tutto solo, con la sua focaccia.
Il viaggio nel tempo consentirebbe anche un altro strano fenomeno che chiameremo separazione asimmetrica. Supponiamo che la ragazza di Marco, Marzia, rimanga indietro quando lui usa la macchina del tempo in uno dei modi che abbiamo appena descritto. In metà degli universi Marco vi entra e non ritorna; così dal punto di vista di Marzia, esiste la possibilità di una separazione da lui. Metà delle versioni di lei vedrà Marco partire per non tornare mai più. (l'altra metà sarà raggiunta da un secondo Marco). Dal punto di vista di Marco, però, non vie è mai una possibilità di separazione da Marzia, perché ogni versione di lui finirà in un universo contenente un'altra versione di lei (anche se dovrà dividere questa versione di lei con un'altra versione di se stesso).
Se Marzia e Marco si mettono d'accordo per seguire un piano simile a quello descritto prima - entrare nella macchina del tempo se e solo se l'altro non ne esce prima - possono separarsi completamente e andare a finire in universi differenti. Se eseguissero progetti ancora più complessi, ognuno di loro potrebbe ritrovarsi in compagnia di un numero variabile di versioni dell'altro. Qualora il viaggio nel tempo fosse effettuabile a grande scala, ipotetiche civiltà galattiche potrebbero sfruttare la separazione asimmetrica per giungere a dominare un'intera galassia. Una civiltà potrebbe addirittura "clonare" interamente se stessa in un numero qualsiasi di copie, proprio come ha fatto Marco.
Quanto più spesso ciò accade, tanto più è probabile che un osservatore veda la civiltà sparire dall'universo in cui si trova, proprio come Marzia vede svanire Marco dall'universo A quando il "clone" di lui appare nell'universo B. (Forse questo spiega perché non abbiamo ancora incontrato extraterrestri!).
Nella storia del critico d'arte, la meccanica quantistica permette agli eventi di svolgersi, dal punto di vista dei protagonisti, più o meno come li descrive Dummett. L'universo da cui proviene il critico deve essere lo stesso nel quale l'artista ha di fatto finito per imparare a dipingere bene. In quell'universo i quadri sono stati prodotti da uno sforzo creativo, e la riproduzione di queste opere sono poi state portate nel passato di un altro universo: Qui i dipinti sono stati effettivamente plagiati - se si può definire plagio copiare il lavoro eseguito da un'altra versione di se stessi - e il pittore ha realmente ottenuto qualcosa in cambio di nulla. Ma in questo caso il paradosso non sussiste perché l'esistenza di opere d'arte è comunque dovuta a un autentico sforzo creativo, sia pure avvenuto in un altro universo.
L'idea chi i paradossi legati al viaggio nel tempo possano essere risolti dall'esistenza di "universi paralleli" è stata anticipata dagli scrittori di fantascienza e da alcuni filosofi. Quella che abbiamo presentato qui non rappresenta tanto una nuova soluzione, quanto piuttosto una nuova maniera per arrivare alla stessa idea, attraverso teorie fisiche esistenti. Tutte le affermazioni che abbiamo fatto sull'ipotetico viaggio nel tempo sono conseguenze dell'impiego della meccanica quantistica standard per calcolare il comportamento di circuiti logici del tutto simili a quelli che vengono usati nei calcolatori, con un univa supposizione ulteriore: che l'informazione possa viaggiare nel passato lungo CTC. In questo modello al calcolatore i viaggiatori nel tempo vengono "trattati" in maniera analoga a pacchetti di informazione. Risultati simili sono stati ottenuti anche utilizzando altri modelli.
Questi calcoli mettono definitivamente fuori causa i paradossi di incoerenza, che si rivelano semplici artefatti di una concezione classica del mondo ormai obsoleta. Abbiamo sostenuto che anche i paradossi di conoscenza non presenterebbero alcun impedimento al viaggio nel tempo. Tuttavia non si potrà esserne completamente certi come conoscenza e creatività non saranno stati tradotti nel linguaggio della fisica. Solo allora si potrà dire se il principio secondo il quale non si può ottenere qualcosa per nulla - cioè che occorrono processi di risoluzione di problemi per generare conoscenza - sia coerente o meno, in presenza di CTC, con la meccanica quantistica e il resto della fisica.
Vi è un'ultima argomentazione che viene spesso sollevata contro la fattibilità del viaggio nel tempo. Come dice Hawking: "La prova migliore che il viaggio nel tempo non sarà mai possibile è che non siamo stati invasi da orde di turisti provenienti dal futuro". Tuttavia questo è un errore: una CTC può arrivare indietro nel passato solo fino al momento in cui è stata creata. Se per esempio la prima CTC percorribile della Terra venisse costruita nel 2054, un successivo viaggiatore nel tempo potrebbe usarla per tornare indietro solo fino al 2054, ma non prima. CTC percorribili potrebbero già esistere in altri luoghi della nostra galassia; anche in questo caso, però, non dovremmo aspettarci di vedere "orde di turisti provenienti dal futuro". Considerando la capacità limitata delle CTC e il fatto che la quantità di esse presente in ogni dato momento non può essere ripristinata in questo universo, occorre considerare una CTC alla stregua di una risorsa non rinnovabile. Una civiltà extraterrestre o i nostri stessi discendenti stabilirebbero sicuramente certe priorità riguardo all'uso di questa risorsa, e non vi è ragione per supporre che visitare la Terra del XX secolo debba apparire loro particolarmente desiderabile. Anche se così fosse, vi giungerebbero solo in alcuni universi, dei quali quello che noi conosciamo presumibilmente non fa parte.
La nostra mia è che, se il viaggio nel tempo è impossibile, allora il motivo per cui lo è deve ancora essere scoperto. Forse un giorno riusciremo a individuare o a creare CTC percorribili; o forse non saranno mai in grado di farlo. Ma se l'ipotesi dei molti universi paralleli fosse vera - e in cosmologia quantistica e in teoria quantistica della computazione non si conosce alcuna alternativa valida a questa ipotesi - allora tutte le obiezioni classiche al viaggio nel tempo dipenderebbero da modelli erronei della realtà fisica. Perciò chiunque voglia ancora respingere l'idea del viaggio nel tempo sarà costretto a escogitare argomentazioni scientifiche o filosofiche del tutto nuove.

Fonte:
http://www.ceepsib.org/Fisica%20moderna ... gione.html
Dr.Ascani
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Re: Fisica moderna Psicologia e Guarigione

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mag 20, 2010 2:06 pm

Non località ed interconnessione universale
Una delle caratteristiche più sorprendenti – e allo stesso tempo paradossali – della fisica quantistica, è il principio di non località, secondo il quale parti lontane di uno stesso sistema interagiscono tra loro istantaneamente, indipendentemente dalla distanza che le separa; cioè la comunicazione avviene apparentemente ad una velocità infinita, e non alla velocità della luce come previsto dalla relatività einsteniana.
Infatti due fotoni (che per definizione si spostano alla velocità della luce) che si allontanano in direzioni opposte dall’atomo che li ha emessi mantengono una connessione immediata non locale; per cui se si misura la polarizzazione di uno dei due, l’altro avrà istantaneamente quella opposta, anche se tale polarizzazione non è stata determinata fino al momento della misurazione. Le due parti separate nello spazio sono unite da un particolare tipo di campo, detto campo quantico.
Il problema è che l’ipotesi di questo fenomeno, introdotta per la prima volta dai fisici della Scuola di Copenhaghen intorno agli anni ‘20, violava il principio di località, considerato intoccabile da Albert Einstein.
Fu così che lo stesso Einstein sviluppò insieme ai fisici Boris Podolski e Nathan Rosen il cosiddetto paradosso EPR (dalle iniziali dei loro nomi), secondo il quale se la meccanica quantistica era valida, essa implicava l’esistenza di influenze istantanee tra particelle lontane ad una velocità praticamente infinita; ciò era inaccettabile per Einstein, e pertanto rimase insoluto come un paradosso.
Successivamente apparirono diverse convalidazioni teoriche e sperimentali del principio di non localizzazione. Le principali, in ordine cronologico, sono tre.
Il Teorema di Bell, avvenuto nel 1964 ad opera del fisico irlandese Jhon Stewart Bell, il quale dimostrò matematicamente che l’ipotesi secondo cui il mondo è intrinsecamente localizzato è errata.
Il Teorema di Bell mostra che, se la meccanica quantistica è valida, le misurazioni eseguite su due particelle saranno sempre correlate, indipendentemente dalla distanza che le separa. Se su una delle due particelle che provengono da una fonte comune viene condotta un’alterazione di stato, Bell ha dimostrato che la seconda particella che sta viaggiando alla velocità della luce in direzione opposta alla prima, viene inspiegabilmente alterata a causa della modificazione imposta alla prima particella.
Partendo dal presupposto che la velocità della luce è un valore assoluto, una costante universale irrefutabile che non può essere negata, il quesito irrisolto rimaneva quello di comprendere come poteva essere in grado una particella di alterare istantaneamente lo stato dell’altra quando una comunicazione tra le due è impossibile.
Il Teorema di Bell venne confermato da diversi sperimentazioni, prima fra tutte l’esperimento al CERN di Ginevra nel 1982, svolto da un'èquipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect.
Aspect ed il suo team scoprirono che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri, come se ogni singola particella sappia esattamente cosa stiano facendo tutte le altre. Tale fenomeno poteva essere spiegato solo in due modi: o la teoria di Einstein, che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce, era da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche dovevano essere connesse non-localmente.
L’ultima nota sperimentazione in proposito, conosciuta come l’esperimento di Rarità e Tapster, è stata compiuta nel 1900 dai fisici Rarity e Tapster del Royal Signals and Radar Establishment.
In questo esperimento un laser emette un fotone, cioè un quanto di luce, il quale viene diviso in due fotoni di energia dimezzata da un dispositivo chiamato convertitore verso le basse frequenze; i due fotoni gemelli vengono così allontanati tra di loro. L’esperimento ha evidenziato che resta una correlazione tra i due fotoni, sebbene possano essere lontanissimi tra di loro, cosicché una misura effettuata su uno dei due fotoni può alterare lo stato dell’altro.
Ogni cambiamento nel mondo microscopico provoca così una ristrutturazione istantanea e totale a livello macrocosmico. Ciò non può che condurre alla visione di un universo interconnesso
BIBLIOGRAFIA
Capra Fritjof, Il Tao della fisica, Adelphi, Milano, 2001.
Coppola Fabrizio, Ipotesi di realtà, su http://www.ipotesi.net/ipotesi/

Sulla (non)-percezione della realtà

Quello che voglio dire, molto semplicemente,
è che ciò che accade all’interno è più o meno identico a ciò che accade all’esterno.
E lo dico non da una posizione buddista,
bensì dalla posizione di un manovale impegnato nelle scienze occidentali.
Gregory Bateson

In quasi tutte le pubblicazioni e le divulgazioni scientifiche di carattere costruttivista, non passa certo inosservato il fatto che gli autori sottolineano con una certa enfasi l’impossibilità di parlare di una realtà oggettiva indipendente da coloro che ne fanno parte.
Fino a quando, infatti, non riusciremo a scardinare le profonde certezze cartesiane e newtoniane sulle quali abbiamo eretto buona parte dei nostri “grattacieli” concettuali e di pensiero, sarà molto difficile comprendere il reale significato che questo capovolgimento di prospettiva impone sul modo di vedere e di approcciarsi alla vita.
Non per altro nei loro scritti, Humberto Maturana e Francisco Varela, sollecitano palesemente i lettori affinché abbandonino le loro abitudinarie certezze e in tal modo pervengano a un’altra visuale di quello che costituisce l’umano [Maturana e Varela, 1987].
Il problema dell’essere umano è infatti quello di cedere spesso alla tentazione della certezza, propenso a vivere in un mondo di sicurezza percettiva priva di dubbi, in cui le sue convinzioni lo portano continuamente a credere – spesso forzatamente – che le cose sono come le vede, senza alcuna alternativa.
Purtroppo, questa visione preconcetta delle cose è anche l’assunzione basilare da cui parte il metodo scientifico comunemente condiviso, il quale postula l’esistenza di una conoscenza oggettiva dell’universo, e da lì procede per ricercarla.
Anche attraverso una serie di esperimenti, tra cui il punto cieco della retina o l’esperimento delle ombre colorate (1), Maturana e Varela dimostrano l’illusione della certezza percettiva.
Studiando la visione del colore nella rana, essi hanno suggerito che il cervello non processa immagini del mondo alla maniera di una macchina fotografica, ma piuttosto li elabora al pari di come viene registrata la musica sopra un compact disc. È pertanto impossibile sapere “com’è realmente” un’immagine prima di essere trasformata dal cervello.
Anche Heinz von Foester riprende quello che è stato definito come il principio di codificazione indifferenziata di Maturana, per cui la risposta di una cellula nervosa non codifica la natura fisica degli agenti che ne hanno causato la risposta. Codificato è soltanto “quanto” ha avuto luogo in un dato punto del mio corpo, ma non “che cosa”.
Alla luce di questo, è opportuno prendere atto del fatto che le attività neuronali innescate continuamente dalle diverse circostanze esterne, sono determinate in ogni persona dalla sua struttura individuale e non dalle caratteristiche dell’agente esterno.
Tutto ciò è estendibile a qualsiasi tipo di esperienza percettiva. In altre parole, non vediamo lo spazio del mondo ma vediamo il nostro campo visivo; non vediamo i colori del mondo ma vediamo il nostro spazio cromatico; e così via.
Proviamo a considerare per esempio un recettore fotosensibile della retina (un bastoncello), il quale assorbe la radiazione elettromagnetica proveniente da una fonte esterna. Tale assorbimento provoca un mutamento nel potenziale elettrochimico del bastoncello, che alla fine darà luogo a una scarica elettrica periodica verso alcune cellule che si trovano a un livello superiore dell’apparato retinale.
Lo stesso vale per qualsiasi altro recettore sensitivo, che si tratti delle papille gustative, dei recettori cutanei sensibili alla pressione, o di tutti gli altri recettori associati alle sensazioni olfattive, termiche, auditive, ecc. Tutti quanti sono “ciechi” riguardo alla qualità della stimolazione, e reagiscono soltanto alla sua quantità.
Per quanto possa sorprendere, ciò non dovrebbe costituire una sorpresa, dato che fuori non c’è realmente luce, né colore, ma esistono soltanto onde elettromagnetiche; non ci sono suoni, né musica, ma solo variazioni periodiche della pressione dell’aria; non ci sono né caldo né freddo, ma solo molecole in movimento provviste di maggiore o minore energia cinetica.
Poiché la natura fisica dello stimolo, la sua qualità, non è codificata nell’attività nervosa, nasce spontanea la domanda di come riesca il nostro cervello a creare la straordinaria varietà qualitativa del mondo che crediamo di sperimentare continuamente.
Questo è il problema della cognizione, ossia la ricerca e lo studio del funzionamento dei processi cognitivi. Ed ecco perché la corrente costruttivista viene generalmente considerata come l’ultima rivoluzione all’interno della corrente psicologica del cognitivismo, anche se – a nostro parere – potrebbe rivelarsi pericolosamente riduttivo e limitativo non estendere tale rivoluzione a tutte le altre correnti psicologiche e del sapere in genere.
Questo genere di studi, infatti, è splendidamente in grado di accompagnare gli sviluppi della fisica quantistica, fornendo loro una spiegazione psicologica a molti dei suoi paradossi; primo fra tutti il fatto che la modalità in cui viene formulata una domanda determina e influenza il sistema in cui si può trovare la risposta.
Il cervello agisce dunque come un’entità capace di creare e organizzare un’immensa mole di informazioni qualitativamente neutre. Un accurato lavoro in questo senso é stato intrapreso da Richard L. Gregory nei confronti della percezione, che ha sottolineato la fragilità della nostra conoscenza.
Gli organi di senso sono definibili secondo Gregory come trasduttori energetici, in quanto traducono schemi di energia ricevuta in segnali che possono essere letti secondo un codice; la sua supposizione è che i dati così ottenuti siano utilizzati per generare ulteriori ipotesi a livello percettivo in un ciclo continuo. Tutto ciò si ripercuote anche sui procedimenti di ricerca scientifica, e gli inevitabili errori in cui ci si imbatte sistematicamente ne sono una riprova.
La coerenza di un sistema deduttivo infatti, come ci ha dimostrato il logico austriaco Kurt Gödel, non può essere dimostrata rimanendo all’interno del sistema ma richiede una dimostrazione di livello superiore, che a sua volta ne richiede un’altra di ordine ancora superiore, e cosi via all’infinito.
In altri termini, un sistema non potrà mai giungere alla reale conoscenza ed obiettiva osservazione di se stesso attraverso gli strumenti offerti dal sistema stesso. Ecco perché la psiche umana, non disponendo di altri strumenti all’infuori di quelli offerti da lei stessa – e considerando che le strumentazioni tecnologiche sono pur sempre invenzioni partorite dall’ingegno umano –, non riuscirà mai a raggiungere una comprensione della realtà (sia essa interiore ed esteriore) esente dalle limitazioni biologiche che la caratterizzano.
Molti sistemi di conoscenza scientifica si basano su criteri di coerenza e logicità propri dell’intelletto umano, ma non possono essere verificati direttamente da un sistema comprensivo di livello superiore: il criterio deduttivo non può fornire di per sé nuove conoscenze, quello induttivo d’altro canto dipende dalla credenza in qualcosa di particolare ricavato già a priori induttivamente.
A questo punto diventa necessario tracciare una distinzione tra due livelli di percezione della realtà che generalmente non vengono distinti l’uno dall’altro. Occorre perciò distinguere tra l’immagine della realtà che percepiamo attraverso i nostri sensi e il significato che attribuiamo a queste percezioni.
Per esempio, una persona “neurologicamente sana” può vedere, toccare e odorare un mazzo di fiori. Questa realtà viene definita di primo ordine, e corrisponde sempre al risultato di costruzioni complesse compiute all’interno del nostro sistema nervoso centrale (precedentemente accennate). Essa ha la caratteristica di essere comunemente condivisa dalla maggior parte delle persone e quindi implicitamente considerata come realtà oggettiva.
Comunque, raramente ci si ferma a questo punto. Infatti noi attribuiamo continuamente un senso, un significato e un valore alle nostre percezioni, ed è a questo livello, denominato realtà di secondo ordine,che sorgono generalmente i problemi.
Il modo più immediato per farsi un’idea di questa differenza percettiva può essere efficacemente espresso da una vecchia battuta: qual è la differenza tra un ottimista e un pessimista? Il primo, di fronte a una bottiglia di vino riempita per metà, afferma che è mezza piena, il secondo che è mezza vuota.
La realtà di primo ordine (la bottiglia con una determinata quantità di vino) è la stessa per entrambi, mentre sono diverse le loro realtà di secondo ordine (il punto di vista sulla quantità di vino), e sarebbe totalmente inutile cercare di stabilire chi ha ragione e chi ha torto.
I processi attraverso i quali costruiamo e manteniamo le nostre realtà e convinzioni personali, sociali, scientifiche e ideologiche, e arriviamo poi a considerarle “oggettivamente reali”, costituiscono appunto il campo di quella moderna disciplina chiamatacostruttivismo.
NOTE
(1) Trattati in Maturana e Varela, L’albero della conoscenza, Garzanti, 1987.
BIBLIOGRAFIA
von Foerster Heinz, Sistemi che osservano, Astrolabio, 1987.
Maturana Humberto, Varela Francisco, Autopoiesi e cognizione, Marsilio, Venezia, 1985.
Maturana Humberto, Varela Francisco, L’albero della conoscenza, Garzanti, 1987.
Piattelli Palmarini M. (a cura di), Livelli di realtà, Feltrinelli, Milano, 1984.
Watzlawick Paul, Nardone G. (a cura di), Terapia breve e strategica, Raffaello Cortina Editore, 1997.

“Effetto Isaia” 3 ottobre 2003
L’Essere sta formando dentro di sé delle anse che contengono l’amore infinito per l’Universo. Un essere di luce che si comprime non può essere all’altezza del suo compito, così ora la sua energia si deve dilatare all’esterno per essere una nuova energia che vibra di luce propria, con capacità mai avute prima, ed esprimerla con un sorriso rassicurante al di fuori di sè. Un nuovo organo di luce si sta preparando ad oltrepassare la mèta, e quando sarà al comparire, si potrà scoprire un raggio di luce sonoro, che va oltre il normale sentire e si potranno raggiungere mète infinite. Volgendosi ad Ovest si osserva la natura che si esprime e che si allontana da ogni cosa che non serve più. Nell’Ovest va lasciato ogni ricordo, che va scomparendo per lasciare spazio ad una patria nuova, ad un nuovo futuro, dove l’immersione nella luce cristallina della Cintura Fotonica farà sovvertire i Ritmi del domani. Non è facile giungere a ciò, poiché nell’uomo non esiste ancora coscienza di ciò che è Cintura Fotonica; ma quando più di uno si sarà detto che l’ora è arrivata, tutto potrà scomparire ed apparire alla luce nuova del nuovo giorno. Qualcuno che ha quasi raggiunto la massa critica del cambiamento, ha già combinato assieme molti elementi che l’hanno portato avanti nel divenire, in sincronicità con alcuni esseri di luce, che stanno comprendendo l’EFFETTO ISAIA in maniera molto più sorprendente e veritiera.

Seguite la via della luce.
Seguite la via del vostro cuore e tutto si trasformerà all’interno di voi
come in un marsupio che dà alla luce la sua nuova creatura vivente.
Siete ormai quasi alla mèta.
Nulla vi potrà fermare.
Ora SIETE.


Fonte:
http://www.ceepsib.org/Fisica%20moderna ... gione.html
Dr.Ascani
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