L'Omeopatia negli altri Paesi

Qui è possibile postare e commentare articoli sulla Medicina Omeopatica. Si raccomanda di citare sempre la fonte dell'articolo.

L'Omeopatia negli altri Paesi

Messaggiodi Dr.Ascani il mer dic 17, 2008 4:07 pm

La Medicina Integrata anche nel Regno Unito

Ciò è quanto emerge dal lavoro di Shaw e coll. comparso su BMC Health Services Research sull'uso delle terapie complementari nell'asma del bambino. Lo studio è stato condotto con un'intervista a 22 adulti e ai genitori di 28 bambini affetti da asma. Le risposte confermano infatti che le terapie complementari, in particolare l'omeopatia e una tecnica di respirazione denominata Buteyko, vengono usate in generale come integrazione e non come alternativa alla terapia convenzionale. I fattori che inducono soprattutto ad usare le terapie complementari sono le preoccupazioni nei confronti della terapia convenzionale (fattori inducenti) oppure elementi convincenti delle medicine complementari (fattori attraenti). In generale queste terapie sono in grado di aiutare i pazienti in due modi: rendendoli più convinti della propria capacità nel controllare i sintomi e nell'essere meno dipendenti dalla terapia, e fornendo loro la possibilità di considerare un ampio ventaglio di cause possibili alla base della loro malattia. Si può in pratica concludere che l'uso di terapie complementari rappresenta una risposta alla richiesta da parte del paziente di poter gestire, almeno in parte, in modo autonomo la terapia e di poter affrontare direttamente alcuni degli aspetti fonte di ansia e preoccupazione relativi alla malattia stessa.

Fonte:
BMC Health Serv Res, 2006, 6, (76)
Articolo di Francesco Macrì
Dr.Ascani
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In Belgio omeopatia e MG si integrano senza problemi

Messaggiodi Dr.Ascani il mer dic 17, 2008 4:08 pm

Omeopatia e Medicina Generale possono favorevolmente integrarsi in un connubio che apporta molti benefici al paziente. In Belgio la figura dell'omeopata coincide in molti casi con quella del medico di base, due aspetti che talvolta possono sembrare contrastanti a causa della profonda differenza del tempo che viene dedicato al paziente: in molti casi forzatamente limitato nel caso della MG, necessariamente prolungato e con molti approfondimenti quello che caratterizza una visita omeopatica.
Due medici belgi, M. Van Wassenhoven e G. Ives, hanno condotto uno studio che ha coinvolto ottanta colleghi di MG iscritti anche alla UHB (Unio Homoeopathica Belgica): durante un giorno di lavoro scelto a caso hanno chiesto ai medici e ai pazienti che venivano visitati durante quella giornata di completare un questionario teso a verificare la reale praticabilità ed efficacia dell'approccio omeopatico nella pratica professionale quotidiana. Un numero complessivo di 782 pazienti ha permesso di avere un quadro abbastanza completo della situazione, anche perché nel 78% dei casi si trattava di patologie che, per la loro severità, interferivano pesantemente nella vita di tutti i giorni del paziente; praticamente tutti i questionari raccolti hanno evidenziato che, a fronte di un pagamento più contenuto, era stata effettuata una visita più accurata e prolungata rispetto a quelle a cui i pazienti erano abituati.
In circa un quarto dei pazienti presi in considerazione era stato prescritta una terapia cardiovascolare o antibiotica, ma in più della metà dei casi totali il miglioramento sintomatologico era stato tale da consentire la sospensione del trattamento convenzionale che era stato prescritto per diverse patologie che andavano dalle problematiche ansioso-depressive (21%), a quelle di tipo respiratorio cronico (16%), per arrivare alle patologie di tipo infettivo (16%). A fronte di un livello di soddisfazione estremamente elevato (il 95%% dei pazienti ha espresso un parere positivo sull'efficacia del trattamento prescritto), la spesa complessiva sostenuta dai pazienti per acquistare farmaci convenzionali e rimedi omeopatici è risultata inferiore di un terzo alla media di spesa normalmente registrata dalla Medicina Generale per campione analogo. Solo nell'8,5% dei casi non si sono riscontrate modifiche sostanziali alla situazione sintomatologica di partenza, mentre il 2,4% dei pazienti ha riscontrato un peggioramento della propria condizione.
Va anche sottolineato che i dati raccolti sul fronte dei pazienti corrispondevano a quanto evidenziato anche dal punto di vista dei medici i quali, se limitavano l'osservazione ai soli pazienti trattati in modo convenzionale, evidenziavano un miglioramento solo nel 13% dei pazienti, mentre avevano riscontrato una sostanziale stabilità se non addirittura un peggioramento rispettivamente nel 32% e nel 55% dei casi. Il lavoro, pubblicato su Homeopathy nel gennaio del 2004, pur se effettuato su di un campione molto limitato, incoraggia l'utilizzo e l'approfondimento di un approccio integrato anche in un contesto notoriamente complesso come quello della Medicina Generale.

Fonte:
Homeopathy, 2004, 93, (1), 3
Articolo di Antonella Bondi
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Omeopatia valutata positivamente in Norvegia

Messaggiodi Dr.Ascani il mer dic 17, 2008 4:22 pm

La Norvegia, ma sarebbe meglio dire l'insieme dei paesi scandinavi, rappresenta un'area geografica nella quale la pratica dell'omeopatia risulta essere molto diffusa. Partendo da questo presupposto due ricercatori, A. Steinsbekk e R. Ludtke, hanno voluto verificare se a fronte di tale diffusione "quantitativa" si verificava anche un apprezzabile miglioramento della qualità della situazione clinica dei pazienti che la utilizzavano per le loro problematiche di salute.
Ottanta medici omeopatici norvegesi hanno messo a disposizione dello studio i pazienti che si recavano presso di loro per la prima volta, rivedendoli dopo sei mesi di terapia (oppure dopo due follow-up) e valutando i cambiamenti della problematica clinica di partenza; per verificare l'impatto della terapia negli aspetti quotidiani della vita del paziente è stata utilizzata una scala di valutazione conosciuta come VAS (Visual Analog Scale), un questionario che prende in considerazione un centinaio di parametri.
Su 1097 pazienti reclutati sono stati completati 654 questionari, che hanno evidenziato come nel 71% dei quali si sono ottenuti progressi che hanno superato un minimo di dieci parametri di valutazione, con una media statistica complessiva di miglioramento pari a 32 parametri (che scendono a 14, se il discorso si allarga all'intero gruppo di studio); secondo quanto dichiarato dai pazienti, oltre la metà ha riscontrato un netto avanzamento della qualità di vita, con una quota di utilizzo della terapia convenzionale che, al termine del periodo di osservazione, risultava scesa dal 39% al 16%. I ricercatori londinesi hanno pubblicato sulla rivista specializzata Homeopathy i risultati dello studio che, in conclusione, conferma come sette norvegesi su dieci che hanno deciso di rivolgersi all'omeopatia ne valutino positivamente l'approccio dopo solo sei mesi di distanza dall'inizio del trattamento.

Fonte:
Homeopathy, 2005, 94, (1), 10
di Antonella Bondi
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Omeopatia come medicina ufficiale, ma fuori dall'Europa

Messaggiodi Dr.Ascani il mer dic 17, 2008 4:31 pm

Confrontando l'atteggiamento delle Istituzioni verso la medicina omeopatica si scopre che il vecchio continente, patria del suo maestro fondatore Samuel Hahnmenn, non è certo all'avanguardia nell'accoglienza di questa medicina. Per fare solo qualche esempio, infatti, negli Stati Uniti i medicinali omeopatici sono ufficializzati dal 1938 e regolamentati dalla FDA. L'omeopatia è insegnata in molte Università ed è interessante segnalare come un'apposita commissione appositamente nominata dal NIH (Istituto Nazionale per la Salute degli USA) abbia pubblicato una raccomandazione affinché la Segreteria del Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani supporti la ricerca per l'erogazione di cure integrate e faciliti l'individuazione di infrastrutture nelle quali sia possibile favorire lo sviluppo di corsi professionalizzanti per quei medici che vogliano dedicarsi alle Medicina Integrata. In Brasile l'omeopatia è riconosciuta come specialità medica dal 1980 dal Conselho Federal de Medicina e il suo insegnamento è inserito nell'ordinamento universitario di alcune università. In Messico l'omeopatia è ufficialmente riconosciuta e la formazione è assicurata dalla Scuola Nazionale di Medicina Omeopatica, che dipende anch'essa dall'Istituto Politecnico Nazionale Messicano. In India l'omeopatia è iscritta al SSN accanto alla medicina occidentale e ai due sistemi di medicina indiana (Ayurveda e Unani); in questo paese si contano più di 250.000 medici omeopatici che hanno seguito un percorso di formazione definito dal Ministero della Salute, basati su due programmi di insegnamento nazionale miranti ad uniformare la formazione in tutti gli stati indiani. In Pakistan su 10.000 medici registrati, circa la metà utilizza regolarmente l'omeopatia e i medicinali omeopatici sono rimborsati dal SSN. Infine anche in Africa l'omeopatia è considerata una pratica di esclusivo esercizio medico ed è presente in molti ambulatori e missioni religiose.

Fonte:
pubblicato su: "Omeopatia, guida per il medico", Masson Editore, ottobre 2005.
Articolo di di Antonella Bondi
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Le società assicurative tedesche riconoscono l'omeopatia

Messaggiodi Dr.Ascani il gio dic 18, 2008 3:13 pm

In Germania circa un centinaio di casse di assicurazione di malattia, per lo più legate a compagnie, a imprese o a corporazioni, offre attraverso contratti integrativi la presa in carico di trattamenti omeopatici.

Le coperture assicurative sanitarie comprendenti anche l'omeopatia, di recente acquisizione in Germania, sono stati negoziati attraverso l'Associazione Nazionale Tedesca dei medici omeopati (DZVhA) con il sistema di assicurazione di malattia obbligatorio e con l'unione dei farmacisti tedeschi (DAV). Più di 500 medici omeopati e 1500 farmacisti hanno firmato questo contratto. I pazienti affiliati a queste assicurazioni che consultino i medici omeopati firmatari (tutti qualificati medici omeopati con diploma DZVhA) sono rimborsati integralmente del costo della visita medica. Il farmaco omeopatico è invece abitualmente a carico del paziente. Un sondaggio di opinione in Germania dimostra che i 2/3 dei pazienti giudicano il trattamento omeopatico buono o molto buono e di questi il 16% lo considera eccellente.

Fonte:
articolo di Luisella Zanino
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L'ospedale omeopatico di Glasgow

Messaggiodi Dr.Ascani il ven dic 19, 2008 12:34 am

In Gran Bretagna l'omeopatia è stata inserita nel Sistema Sanitario Nazionale nel 1948 con un Atto del Parlamento che ha incorporato servizi ambulatoriali ed ospedalieri. In Inghilterra cinque ospedali erogano omeopatia, tra questi il GHH (Glasgow Homeopathic Hospital), attivo da più di 100 anni. Ha sede in una costruzione a due piani, inserita nell'Ospedale Civile Gartnavel. L'ospedale omeopatico è stato progettato secondo i criteri della bio-architettura con estrema attenzione e rispetto verso la sensibilità e le esigenze individuali dei pazienti: legno, luce delle lampade che riproduce lo spettro della luce solare, finestre progettate in modo che tutti i locali vengano ad essere raggiunti dalla luce del sole, ambulatori e stanze di degenza con accesso libero ai pazienti al giardino dell'Ospedale. Il piano superiore della costruzione è sede delle strutture didattiche della Faculty of Homeopathy (ente istituzionale incaricato dal Governo Britannico per la formazione in Medicina Omeopatica) e del personale sanitario del NHS. Al piano inferiore ci sono gli ambulatori, la zona per le terapie associate (Fisioterapia e Terapie riabilitative, Terapie Manuali, Agopuntura etc.), le stanze di degenza e la Farmacia Omeopatica. I posti letto sono estremamente curati dal punto di vista clinico ed assistenziale; purtroppo sono soltanto 15 e questo determina disagevoli liste di attesa. Il reparto ed il centro didattico sono diretti da due medici esperti in Omeopatia: il dr. Bob Leckridge ed il dr. David Reilly, che a loro volta coordinano 14 medici esperti in Omeopatia e CAM (Complementary and Alternative Medicine); tutti i medici sono dipendenti del NHS e si alternano nelle guardie e nell'attività ambulatoriale. I pazienti sono inviati dai medici di base (General Practitioners) oppure da specialisti di altri Dipartimenti dell'Ospedale Gartnavel o di altri Ospedali Britannici: esiste una buona collaborazione soprattutto con i reparti di Oncologia, Neurologia, Medicina Interna ed Ortopedia. Vengono effettuate circa 200-250 nuove visite al mese: i medici del reparto decidono quale terapia applicare in supporto o in sostituzione alla terapie che il paziente sta già effettuando previo accordo con il medico curante. Sia le visite che le terapie e le degenze sono completamente finanziate dal servizio sanitario scozzese. Nel reparto i Pazienti vengono seguiti fondamentalmente con terapie omeopatiche eventualmente associate ad altre CAM e/o a farmaci "convenzionali". IL GHH e' l'unica struttura nel NHS che abbia queste caratteristiche: gli altri quattro ospedali del Regno Unito operano solo in regime ambulatoriale. I medici omeopati italiani possono frequentare uno stage presso l'ospedale di Glasgow. Tali stages sono organizzati dall'Associazione Dulcamara, centro Accreditato dalla Faculty of Homeopathy per l'Italia, in collaborazione con CSOA e con le strutture didattiche del GHH.

Fonte:
articolo di Flavio Tonello
Dott. Tancredi Ascani
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Il modello di integrazione americano

Messaggiodi Dr.Ascani il ven dic 19, 2008 5:28 pm

Con un editoriale datato 1998, la rivista america della medicina classica JAMA, Journal of American Medical Association, delinea i contenuti dell'attuale percorso delle medicine e terapie complementari. L'Autore è Wayne B. Jonas, dell'Office of Alternative Medicine del National Institute of Health di Bethesda e giunge ad alcune conclusioni che, dieci anni dopo, sono pienamente confermate.

Il trend positivo di utilizzo di medicine e terapie complementari (utilizzate da oltre il 40% dei cittadini americani) riflette il cambiamento dei bisogni e dei valori della società moderna. Il fenomeno della ricerca di alternative alla biomedicina occidentale scaturisce da molti fattori, i principali dei quali sono: l'aumento della prevalenza delle malattie croniche; un più facile accesso alle informazioni sui sistemi di salute utilizzati nelle varie parti del mondo; la ridotta tolleranza verso il paternalismo di cui si era avvolta la medicina nei decenni passati; un aumentata sensibilità riguardo i concetti della qualità della vita; la perdita di fiducia che le scoperte scientifiche abbiano grande rilevanza nel trattamento della personale storia di malattia; infine un crescente interesse verso gli aspetti della spiritualità. D'altra parte le malattie iatrogene causate dalla medicina convenzionale rappresentano tra le maggiori cause di ospedalizzazione e di morte in America. In più, il costo crescente delle cure convenzionali, sia inteso in termini di spesa sanitaria che di effetti collaterali, hanno spinto non solo i cittadini ma anche i medici alla ricerca di strategie alternative di prevenzione e di cura delle malattie. Nel momento in cui si allarga l'utilizzo pubblico di terapie posizionate al di fuori della medicina classica, l'ignoranza riguardo le stesse da parte dei medici convenzionali rischia di allargare a dismisura il gap di comunicazione tra due figure mediche che hanno in cura lo stesso cittadino.
E' questo uno dei principali elementi di criticità che ha promosso la nuova tendenza ad integrare le pratiche alternative nel pensiero dominante. Così il 71% delle Scuole di medicina americane hanno cominciato ad inserire l'insegnamento delle pratiche mediche complementari, gli ospedali hanno incluso servizi sanitari di medicina integrata, le assicurazioni hanno contemplato rimborsi per le medicine non convenzionali e la ricerca ha investito denaro per indagare l'efficacia di tali pratiche. Non solo, poiché il costo delle cure mediche è, nelle previsioni, destinato a raddoppiare negli anni a venire, l'aumento della spesa sanitaria diviene una motivazione primaria a cercare strategie alternative di cura e di prevenzione. E' in questo contesto che le medicine e terapie complementari possono guadagnare considerazione e accoglienza purché, conclude l'editoriale, emerga una nuova EBM, la "evidence-based integrated medicine". La ricerca può aiutare ad identificare cosa è sicuro ed efficace e cosa deve essere eliminato perché inutile e dannoso. La medicina alternativa, conclude l'editoriale, è "qui per restare", non è pensabile di tenerla fuori dalla medicina.
In effetti, in questi dieci anni è fiorita la letteratura scientifica, molta della quale proveniente proprio dagli USA. Questo si deve all'investimento economico che il servizio sanitario americano ha destinato alle ricerche sulle terapie complementari. Il limite, a nostro modo di vedere, è il taglio troppo ampio che la mentalità americana ha dato alle medicine e terapie complementari, accomunando in un unico settore sia pratiche mediche che non mediche. Questo implica che si parli ugualmente di chiropratica, agopuntura, fitoterapia, pratiche olistiche, reiki, tecniche spirituali, etc. In questo senso il modello che si sta delineando in Italia, di netta demarcazione tra pratiche mediche e altre discipline è sicuramente più affidabile poiché risolve una ambiguità di fondo che può disorientare i ricercatori, malposizionare le risorse economiche nel caso non si individuino le priorità di ricerca e creare confusione tra medici e cittadini.

Fonte:
JAMA, 1998, 280, (18), 1616
articolo di Simonetta Bernardini
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L'India omeopatica che non ti aspetti

Messaggiodi Dr.Ascani il sab dic 20, 2008 3:28 pm

Sul numero del 17 novembre di Lancet, dopo un incipit improntato alla rapida e spigolosa critica all'omeopatia, tutto rallenta e rimane soltanto leggerezza. Raekha Prasad in un articolo in chiusura di rivista osserva lo sviluppo stupefacente dell'omeopatia in India. Se nel mondo medico occidentale, secondo Lancet, è la ripulsa per l'omeopatia a dominare su tutto, con una sua forza incisiva dettata da un rationale scientifico, a volte unilaterale vogliamo aggiungere noi, al polo opposto, in India, sembra che siano la coesione e l'ibridazione tra culture diverse a farla da padrone. Diciamolo subito, fanno un po' invidia i numeri che l'articolo sgrana sulla pagina: con il pieno appoggio del governo il 10% della popolazione indiana - 100 milioni di persone - dipende unicamente dall'omeopatia per le cure mediche, i medici omeopati registrati sono 250.000, i posti-letto in ospedali omeopatici sono 11.000, gli studenti in medicina, indipendentemente dal percorso che decideranno di fare nel loro futuro, seguono un training in medicine naturali di tre anni. Questi numeri sono il risultato di una cultura medica permissiva che considera "le medicine naturali" come parte della cultura medica generale. Uno specifico dipartimento, all'interno del ministero della sanità, si occupa delle medicine naturali. Il ministro della sanità S.P. Singh sostiene che per questo dipartimento "i finanziamenti non sono un problema (260 milioni di dollari in cinque anni). Il denaro verrà speso per programmi educazionali, per sostenere il training dei medici, per la standardizzazione dei farmaci e per il sostegno della sanità nelle zone rurali". Il governo indiano è convinto che "l'omeopatia sia complementare alla medicina moderna e che il trattamento omeopatico possa dare al paziente una opzione aggiuntiva". Il sito internet del governo indiano afferma che "il metodo omeopatico si è radicato nelle tradizioni della nazione, tanto da essere riconosciuto come uno dei sistemi della medicina nazionale e gioca un ruolo importante nell'assicurare la salute di un numero rilevante di soggetti". Lo situazione indiana crea una situazione radicalmente inedita, nella quale l'arte dell'assimilazione di pensieri diversi è più importante di quella rituale. Prasad sembra alla fine dover ammettere che in India le medicine naturali non costituiscono un grado inferiore di cultura medica. Esse fanno riferimento all'esperienza, non ad un dogma. Le differenze non si convertono, per una volta, in ineguaglianze.

Fonte:
Lancet, 2007, 370, (9600), 1677
Articolo di Massimo Saruggia
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Guerra all'omeopatia, la Svizzera ci ripensa

Messaggiodi Dr.Ascani il ven dic 26, 2008 12:57 am

E' di questi giorni la notizia che i Consiglieri nazionali svizzeri hanno accettato con 95 voti a favore e 60 contrari il contro-progetto diretto all'iniziativa "Si alla medicina complementare". Si sa, infatti, che Pascal Couchepin, consigliere federale svizzero e attuale presidente della Confederazione, non è d'accordo sul progetto di dichiarare rimborsabili dall'assicurazione malattia di base (obbligatoria per i cittadini svizzeri) i costi di terapie complementari, come l'omeopatia, la fitoterapia, la medicina tradizionale cinese, la neuralterapia e l'antroposofia. E' sua, d'altra parte, l'iniziativa che nel 2005 ha portato all'esclusione dalla rimborsabilità di tali pratiche terapeutiche. I no ad una nuova ipotesi di apertura alle MC non si sono fatti attendere: UDC, alcuni elementi del PLR e del PPD, si sono dichiarati contrari, rifiutando di far pesare sull'assicurazione malattia di base i costi di queste terapie. Eppure i numeri sconfessano chi si adopera per una nuova barricata contro l'omeopatia. E' di questi giorni la pubblicazione di uno studio sul livello di soddisfazione dei pazienti che utilizzano l'omeopatia per le cure primarie effettuato dall'Ufficio Federale per la salute pubblica. Lo studio, parte del progetto PEK (Programme Evaluation of Complementary Medicine), ha analizzato 3126 risposte a questionari somministrati a medici (in parte convenzionali e in parte omeopati) e cittadini svizzeri. La maggior parte degli intervistati che hanno risposto al questionario (inviato in totale a 6778 persone) sono pazienti affetti da malattie croniche. Il livello di soddisfazione espresso nei confronti dell'omeopatia è molto alto ed essa è percepita come più sicura, ovvero con effetti collaterali significativamente minori rispetto alle terapie convenzionali.

Fonte:
BMC Compl Alt Med, 2008, 8, (52)
Articolo di Simonetta Bernardini
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La Svizzera sceglie: si alle Medicine Complementari

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mag 28, 2009 10:39 am

Il referendum del 17 maggio u.s. ha definitivamente riconsegnato le medicine complementari ai cittadini svizzeri, riammettendole tra le terapie indispensabili per la salute. Un'opportunità che era stata eliminata nel 2005.

In Svizzera la tradizione delle medicine complementari è da tempo molto ben radicata. Se ne avvale il 57% della popolazione, il 40% dei medici di famiglia le utilizza. Il sistema sanitario pubblico della Svizzera è affidato alla rimborsabilità da parte delle assicurazioni. Con effetto dal primo luglio 1999 cinque terapie erano state inserite nel sistema della rimborsabilità: omeopatia, antroposofia, fitoterapia, medicina tradizionale cinese e neuralterapia. Tale rimborsabilità, concessa se a dispensare queste terapie erano i medici, era stata accordata per un periodo di cinque anni. Dunque fino al 2005. La decisione se continuare a rimborsarle dopo il 2005 era stata affidata alla consegna di prove di efficacia da parte di un progetto di valutazione, il PEK, Complementary Medicine Evaluation Programme. Tuttavia, prima ancora della consegna dei risultati (favorevoli all'impiego delle MC), il Ministero della Salute svizzero negò la rimborsabilità a queste terapie. Questo ha mobilitato una lunga e tormentata iniziativa popolare sostenuta dal settore delle medicine complementari, medici, terapisti, produttori di medicinali omeopatici i quali sono riusciti, infine, a raccogliere 100.000 firme in 18 mesi e quindi ad ottenere il referendum popolare. Il voto del 17 maggio ha permesso così ai cittadini di scegliere ed essi hanno votato in larga maggioranza per la modifica di un articolo della Costituzione Svizzera, il 118, attraverso l'inserimento della dizione: "Tenere in considerazione le medicine complementari nel servizio sanitario pubblico". Il voto svizzero riflette esattamente la situazione europea di gradimento delle MC; infatti le indagini epidemiologiche fissano al 65% la percentuale dei cittadini europei che se ne avvalgono, mentre circa 150.000 medici hanno frequentato una scuola di formazione. Il voto consentirà non solo una rivalutazione delle opportunità terapeutiche dei cittadini ma anche una corretta e condivisa ridefinizione dei percorsi formativi per quegli operatori che vorranno definirsi esperti nelle medicine complementari. L'abusivismo terapeutico infatti affligge anche la nazione dei cantoni, come ogni altra nazione in cui le Istituzioni non si sono ancora adoperate per togliere le medicine complementari dalla condizione di semiclandestinità. Non ultima l'Italia. Nel commentare la notizia, con ovvio entusiasmo, ci poniamo due domande: chissà se il Parlamento italiano saprà ispirarsi a questo risultato e ricevere una spinta per fare dell'Italia una nazione che , sul tema della integrazione terapeutica, potrebbe balzare in cima alla classifica europea, dotandosi di un legge nazionale di regolamentazione delle medicine complementari? E la seconda domanda: chissà se, a forza di constatare atti ufficiali in cui queste medicine si definiscono, correttamente, "complementari" i sostenitori del termine "non convenzionale" (un fenomeno oramai tutto italiano) saranno finalmente disposti a uniformarsi ad una terminologia universalmente riconosciuta?

Fonte:
omeopatia33-newsletter-Maggio-2009
di Simonetta Bernardini
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