RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio feb 23, 2012 9:35 am

Effetti biologici delle alte diluizioni: istamina e basofili

Una lunga serie di esperimenti con flussocitometria effettuati negli ultimi dieci anni ha rafforzato l'opinione che esista un'attività biologica da parte delle alte diluizioni d'istamina, soluzioni che statisticamente non contengono molecole del soluto. Risultati simili sono stati ottenuti in altri modelli sperimentali, come, ad esempio, l'effetto dell'aspirina ultradiluita sulla formazione di trombi nei capillari del ratto irradiati con raggi laser.

di Italo Grassi

L'effetto dell'istamina ultradiluita sull'attivazione dei basofili umani è stata regolarmente osservata in un range che va dalla 15ma alla 18ma diluizione centesimale, con un picco sistematicamente posto alla 16ma diluizione centesimale. Questi risultati potrebbero essere spiegati sia come un artefatto riproducibile, sia come uno specifico effetto simile al feed-back negativo osservato a livello dei recettori H2. Diversi modelli successivamente sono stati istituiti al fine di esplorare la specificità di questo effetto; è stato dimostrato, per esempio, che questo effetto non si è osservato quando diluizioni di istidina o di istamina sono state esaminate in presenza di un antagonista H2 come la cimetidina.
Al fine di verificare l'ipotesi di un artefatto, sono state eseguite alcune prove con la flussocitometria per confrontare l'attività di istamina e 1-, 3- e 4-methilistamina sui basofili umani attivati. 1-, 3- e e 4-methylhistamina e istamina, sperimentati alla 16ma diluizione centesimale in 10 esperimenti successivi, che però non hanno avuto un significativo effetto sull'attivazione dei basofili. Al contrario, le stesse diluizioni di 4-methylhistamina e istamina (ma non 1- o 3-methylhistamina) hanno portato ad una significativa inibizione (rispettivamente del 69%, e del 88%), mentre una concentrazione di istamina (10 alla -4M, diluizione 2CH ) testata in parallelo ha portato ad un inibizione del 91% (p <0,001). Così, istamina e 4-methylhistamina, testate alla 16ma diluizione centesimale, hanno portato ad una significativa inibizione della attivazione dei basofili umani. Il valore del risultato non era significativamente diverso da quello dell'istamina testata a 10 alla -4M (2CH), qui usata come controllo positivo. L'assenza di attività di metaboliti diretti come 1-, 3- e 4-methylhistamina viene considerato come una prova a favore della specificità del fenomeno osservato.

Fonte:
Inflamm Res, 2008, 57, (1), S01
http://www.siomi.it/apps/pubblicazioni.php?id=1136
tratto da Omeopatia33, 23 febbraio 2012 - Anno 6, Numero 6
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio feb 23, 2012 9:35 am

Effetti biologici delle alte diluizioni: istamina e basofili

Una lunga serie di esperimenti con flussocitometria effettuati negli ultimi dieci anni ha rafforzato l'opinione che esista un'attività biologica da parte delle alte diluizioni d'istamina, soluzioni che statisticamente non contengono molecole del soluto. Risultati simili sono stati ottenuti in altri modelli sperimentali, come, ad esempio, l'effetto dell'aspirina ultradiluita sulla formazione di trombi nei capillari del ratto irradiati con raggi laser.

di Italo Grassi

L'effetto dell'istamina ultradiluita sull'attivazione dei basofili umani è stata regolarmente osservata in un range che va dalla 15ma alla 18ma diluizione centesimale, con un picco sistematicamente posto alla 16ma diluizione centesimale. Questi risultati potrebbero essere spiegati sia come un artefatto riproducibile, sia come uno specifico effetto simile al feed-back negativo osservato a livello dei recettori H2. Diversi modelli successivamente sono stati istituiti al fine di esplorare la specificità di questo effetto; è stato dimostrato, per esempio, che questo effetto non si è osservato quando diluizioni di istidina o di istamina sono state esaminate in presenza di un antagonista H2 come la cimetidina.
Al fine di verificare l'ipotesi di un artefatto, sono state eseguite alcune prove con la flussocitometria per confrontare l'attività di istamina e 1-, 3- e 4-methilistamina sui basofili umani attivati. 1-, 3- e e 4-methylhistamina e istamina, sperimentati alla 16ma diluizione centesimale in 10 esperimenti successivi, che però non hanno avuto un significativo effetto sull'attivazione dei basofili. Al contrario, le stesse diluizioni di 4-methylhistamina e istamina (ma non 1- o 3-methylhistamina) hanno portato ad una significativa inibizione (rispettivamente del 69%, e del 88%), mentre una concentrazione di istamina (10 alla -4M, diluizione 2CH ) testata in parallelo ha portato ad un inibizione del 91% (p <0,001). Così, istamina e 4-methylhistamina, testate alla 16ma diluizione centesimale, hanno portato ad una significativa inibizione della attivazione dei basofili umani. Il valore del risultato non era significativamente diverso da quello dell'istamina testata a 10 alla -4M (2CH), qui usata come controllo positivo. L'assenza di attività di metaboliti diretti come 1-, 3- e 4-methylhistamina viene considerato come una prova a favore della specificità del fenomeno osservato.

Fonte:
Inflamm Res, 2008, 57, (1), S01
http://www.siomi.it/apps/pubblicazioni.php?id=1136
tratto da Omeopatia33, 23 febbraio 2012 - Anno 6, Numero 6
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il mer mag 02, 2012 6:01 pm

Medicinali omeopatici, dimostrata la riproducibilità in laboratorio

di Paolo Bellavite

Dopo la pubblicazione su "Psychopharmacology", un nuovo studio riassume tutte le prove fatte e le rivaluta con nuovi test statistici. È stato pubblicato da "Evidence-Based Complementary and Alternative Medicine", l'articolo dal titolo "Testing homeopathy in mouse emotional response models: Pooled data analysis of two series of studies" a firma di ricercatori dell'Università di Verona. Un primo lavoro, pubblicato dalla rivista "Psychopharmacology", aveva mostrato un effetto positivo del medicinale omeopatico Gelsemium sempervirens nel modulare i comportamenti e le risposte emozionali nei topi di laboratorio. I risultati erano però stati "contestati" da alcuni ricercatori di un noto istituto di ricerche Farmacologiche per una presunta mancanza di riproducibilità. Prendendo spunto da tali obiezioni, questo nuovo studio riassume tutte le prove fatte e le rivaluta con nuovi test statistici, confermando l'efficacia del medicinale e la riproducibilità dell'effetto in due diverse serie di ricerche, fatte nel corso di quattro anni (un totale di 14 esperimenti, ciascuno dei quali ha richiesto circa un mese di lavoro).
Lo studio realizzato conferma che vi è un'azione farmacologica sia quando la concentrazione teorica di gelsemina (principio attivo) è alla diluizione/dinamizzazione 9CH (nona centesimale, diluizione di un fattore 10 seguito da 17 zeri), sia quando è alla diluizione/dinamizzazione 30CH, laddove - tenendo conto delle conoscenze tradizionali - non dovrebbe più esserci presenza di "molecole" di gelsemina. Le proprietà delle alte diluizioni - che gli studi del gruppo veronese e di altri centri a livello internazionale (inclusi i laboratori del premio Nobel Luc Montagnier) hanno confermato e consolidato indicano che non può trattarsi di un mero effetto "placebo". I vari tentativi di screditare questo tipo di farmacologia - espressi ripetutamente e ossessivamente con lettere ai giornali e blog - si infrangono di fronte alle semplici evidenze.

Fonte:
eCAM, 2012
http://www.siomi.it/apps/pubblicazioni.php?id=1155
Omeopatia33, 2 maggio 2012 - Anno 6, Numero 13
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio mag 17, 2012 2:04 pm

Mercurius solubilis attiva e modula la funzione macrofagica

di Luigi Turinese

Il team del laboratorio di biologia cellulare dell'Università Federale del Paranà (Brasile) è impegnato da tempo nella ricerca degli effetti di alte diluizioni di sostanze tossiche sull'attività dei macrofagi. Nello specifico, il lavoro pubblicato su Homeopathy è il resoconto degli effetti di diverse diluizioni di Mercurius solubilis (dalla 6CH alla 200CH) sui macrofagi del peritoneo murino (sia in vivo che in vitro). In entrambi i casi i macrofagi hanno mostrato un'attivazione. Come è noto, i macrofagi hanno la funzione di presentare gli antigeni ai linfociti e inoltre producono varie sostanze, incluse alcune citochine. L'esposizione a composti mercuriali può indurre immunosoppressione o autommunità.
Nella prassi omeopatica Mercurius solubilis trova indicazione nel corso di processi infettivi, anche suppurativi. Negli studi in vitro, macrofagi estratti dalla cavità peritoneale dei topi sono stati trattati con Mercurius o con soluzione di controllo. Negli studi in vivo, i topi sono stati divisi in due gruppi di dieci animali ciascuno, trattati per sette giorni con il medicinale oppure con una soluzione di controllo. Si è proceduto quindi alla valutazione della capacità dei macrofagi di rilasciare il TNF-alfa, INF-gamma e le interleuchine 2, 4 e 5. I macrofagi trattati hanno mostrato i segni di attivazione, ovvero un allargamento morfologico e nuclei ampi ed eucromatici. In vitro, le basse diluizioni inducono produzione di INF-gamma, mentre le alte dinamizzazioni stimolano la produzione di IL-4: rispettivamente, dunque, un'attivazione Th1 e un'attivazione Th2.

Fonte:
Homeopathy, 2011, 100, (4), 228
http://www.siomi.it/apps/pubblicazioni.php?id=1101
tratto da Omeopatia33, 17 maggio 2012 - Anno 6, Numero 16
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio giu 21, 2012 9:58 am

Integrazione di rimedi omeopatici nei bambini con otite media acuta

di Teresa De Monte

Gli americani James Taylor e Jennifer Jacobs hanno voluto stimare e comparare l'efficacia di medicine omeopatiche in gocce associate alla terapia convenzionale per trattare l'otalgia in bambini con otite media acuta (OMA) dai 6 mesi a 11 anni. Il lavoro ha posto in rilievo come l'uso delle gocce omeopatiche solleva il bambino dal dolore nel 78,4% dei casi senza la comparsa di alcuna reazione indesiderata alle stesse. I risultati circa i sintomi erano tendenzialmente più bassi nel gruppo dei bambini che ricevevano le gocce otologiche di quelli che ricevevano solo la terapia standard e queste differenze erano significative al secondo e terzo accertamento, confermando l'indicazione che il miglioramento del sintomo era più veloce con l'uso delle gocce otologiche.
Negli USA i clinici sono orientati a trattare l'otalgia da OMA immediatamente durante le prime 24 ore dopo la diagnosi, ritardando l'uso di antibiotici nel caso in cui non vi sia miglioramento del quadro entro 2-3 giorni. Ibuprofene, benzocaina, analgesici e un mix di gocce otologiche omeopatiche sono state variamente prescritte come terapia per questo lavoro, solo in pazienti con membrana timpanica integra e che non avevano ricevuto antibiotici. Il rimedio omeopatico era composto da uno a scelta tra Pulsatilla, Chamomilla, Sulphur, Calcarea carbonica, Belladonna e Lycopodium, tutti alla 30CH; la somministrazione era di 3-4 gtt. 3/die per un massimo di cinque giorni, tempo limite per ottenere il sollievo dei sintomi di OMA. Non sono stati rilevati sintomi negativi all'uso delle gocce; invece è stato evidenziato che l'uso delle stesse aveva portato sollievo e mitigato la patologia, ritardato oltretutto l'uso di antibiotici e definendole quindi utili proprio nel primo periodo dell'OMA.

Fonte:
Homeopathy, 2011, 100, (3), 109
http://www.siomi.it/apps/pubblicazioni.php?id=1091
tratto da Omeopatia33, 21 giugno 2012 - Anno 7, Numero 20
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio lug 05, 2012 2:02 pm

Quando la scienza incontra l'ultralow

di Simonetta Bernardini

Senza dubbio le tecniche di cui dispone oggi la ricerca scientifica permettono di entrare nei segreti delle cellule tumorali e dei geni collegati con la resistenza cellulare ai tumori, portando alla luce meccanismi di interazione tra l'imponderabile ultralow e i sistemi biologici che un tempo sarebbero stati insospettabili e finanche insostenibili. In un bel lavoro proveniente dall'Amala Cancer Research Centre di Kerala in India è straordinaria, in particolare, la possibilità di poter misurare la "danza" dei geni cellulari in risposta a medicinali omeopatici come Hydrastis, Carcinosinum, Ruta, e Thuja in concentrazioni ultradiluite, dalla 200CH alla 1MK. Lo studio è stato condotto in vivo, studiando la riduzione di masse tumorali ottenute impiantando cellule tumorali nel peritoneo di topi Swiss albino, poi trattati per os con medicinali omeopatici oppure con diluizioni di alcool come controllo. I topi sono stati divisi in quattro gruppi riceventi ciascuno per gavage rispettivamente 10 ml diluiti in 0,1 cc di acqua distillata e alcool dinamizzato alla 30CH, oppure di Ruta 200CH, Hydrastis 200CH e Thuja 200CH.
L'azione dei medicinali è stata misurata attraverso la percentuale di cellule tumorali degenerate rispetto a quelle vitali; le cellule degenerate aumentano del 67% con Hydrastis 200CH, del 24% con Ruta 200CH e del 50% con Thuja 200CH. Le ricerche sono stata condotte anche in vitro, studiando 15000 geni cellulari coinvolti nella carcinogenesi e nell'apoptosi delle cellule tumorali (misura dell'espressione dei geni dell'apoptosi p53, Bcl-2, and Caspase 3) in presenza dei medesimi medicinali omeopatici alle stesse diluizioni, per confronto con l'azione di un veicolo alcolico di controllo dinamizzato solo fino alla 30CH. Ruta 200CH blocca l'espressione dei geni p53 e Caspase 3 implicati nell'apoptosi e inibisce il gene anti-apoptosi Bcl-2, mentre Carcinosinum induce l'espressione del gene pro-apoptosi p 53. Pertanto i risultati ottenuti con la tecnica del DNA microarray permettono di vedere come i geni dell'apoptosi siano maggiormente espressi, mentre quelli che sono coinvolti nella genesi del tumore risultano sottoespressi. In conclusione, e non è poco, lo studio dimostra l'azione citotossica in vivo e in vitro di alcuni medicinali omeopatici in diluizione ultralow su cellule tumorali.

Fonte:
Integrative Cancer Ther, 2012, 11, (2), 172
http://www.siomi.it/apps/pubblicazioni.php?id=1181
tratto da Omeopatia33, 5 luglio 2012 - Anno 7, Numero 23
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio ott 25, 2012 10:35 am

RICERCA
Il paradosso farmacologico delle soluzioni ultradiluite

di Gino Santini

Molti esperimenti condotti in passato per verificare l'efficacia di sostanze diluite allo stesso livello dei rimedi omeopatici hanno avuto come oggetto l'attivazione dei granulociti basofili indotta da allergeni o da un siero anti-IgE; i dati presentati in queste pubblicazioni mostravano una capacità di inattivazione di tale attività da parte di soluzioni di istamina comprese tra 10 alla meno 30 molare e 10 alla meno 36 molare, corrispondenti a diluizioni omeopatiche comprese tra la 15 e la 18CH e quindi sicuramente oltre la fatidica concentrazione ponderale espressa dal numero di Avogadro. In tempi più recenti sperimentazioni di questo tipo sono state replicate con strategie più sofisticate, utilizzando un marcatore di attivazione basofila (il recettore CD63) e la citometria a flusso, ma anche in questo caso il livello di inibizione ottenuto (il 14% circa) non è stato sufficiente a convincere la comunità scientifica della concretezza del fenomeno.
Su questa stessa strada due ricercatori francesi, J. Sainte-Laudy e P. Belon hanno voluto ulteriormente migliorare la sensibilità della metodica, confidando ancora una volta nella citometria a flusso ma aggiungendo alla determinazione del CD63 un recettore di più recente acquisizione e dotato di maggiore sensibilità, il CD203c, sempre legato all'attivazione dei granulociti basofili. In questo caso soluzioni diluite di istamina corrispondenti ad una potenza omeopatica compresa tra la 2CH e la 16CH hanno determinato non solo l'inattivazione basofila di tipo IgE-dipendente, ma anche quella non legata a tali immunoglobuline (ottenuta sperimentalmente mediante stimolazione con fMLP). Il livello di inibizione, stando a quanto hanno pubblicato i due ricercatori su Homeopathy, sarebbe legata al tipo di marker di attivazione utilizzato: nel caso del CD203c, il livello di inattivazione della soluzione di istamina 16CH è arrivato al 38%, fin quasi a raddoppiare (73%) nel caso della soluzione alla 2CH.
Le interessanti conclusioni a cui giungono Sainte-Laudy e Belon confermano l'azione in vitro di una sostanza diluita oltre il limite ponderabilità molecolare che viene superato nella grande maggioranza dei rimedi omeopatici: un segnale forte e deciso verso la comunità scientifica che, a questo punto, potrebbe decidersi ad approfondire le proprie conoscenze verso un fenomeno, quello delle soluzioni ultradiluite, che potrebbe aggiungere nuovi e interessanti corollari al paradigma farmacologico finora conosciuto.

Fonte:
Homeopathy, 2006, 95, (1), 3
http://www.siomi.it/apps/pubblicazioni.php?id=321
Tratto da Omeopatia33 del 25 ottobre 2012 - Anno 7, Numero 28
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio nov 08, 2012 2:01 am

Aconite in homeopathic relief of post-operative pain and agitation in children

Abstract
Despite the use of modern analgesic methods and an improved use of narcotics, the combination pain-agitation sometimes persists in the recovery-room. Aconit seems to be an appropriate homeopathic treatment in this case. To prescribe it, the following conditions must be combined: violence and suddeness of the stress bringing about intense and anguish. The study included 50 children with such symptoms; it was carried out double-blind, the children being given either placebo or Aconit. Aconit proved to be effective for children's postoperative agitation with 95% good results. It is usually stated in such studies that the placebo effect is high and may reach rates higher than 30%. Aconit is an amazing cure when well prescribed, as much for the speediness of its action as for its efficiency. This remedy has a place in the recovery-room and should be in every physician's emergency case. The fundamental research could specify how the remedy works and may be discover other molecules effective for stress.

Fonte:
Pediatrie. 1990;45(7-8):465-6.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2170921
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio nov 08, 2012 2:06 am

Improved clinical status in fibromyalgia patients treated with individualized homeopathic remedies versus placebo.

Abstract
OBJECTIVE:
To assess the efficacy of individualized classical homeopathy in the treatment of fibromyalgia.
METHODS:
This study was a double-blind, randomized, parallel-group, placebo-controlled trial of homeopathy. Community-recruited persons (N = 62) with physician-confirmed fibromyalgia (mean age 49 yr, s.d. 10 yr, 94% women) were treated in a homeopathic private practice setting. Participants were randomized to receive oral daily liquid LM (1/50,000) potencies with an individually chosen homeopathic remedy or an indistinguishable placebo. Homeopathic visits involved joint interviews and concurrence on remedy selection by two experienced homeopaths, at baseline, 2 months and 4 months (prior to a subsequent optional crossover phase of the study which is reported elsewhere). Tender point count and tender point pain on examination by a medical assessor uninvolved in providing care, self-rating scales on fibromyalgia-related quality of life, pain, mood and global health at baseline and 3 months, were the primary clinical outcome measures for this report.
RESULTS:
Fifty-three people completed the treatment protocol. Participants on active treatment showed significantly greater improvements in tender point count and tender point pain, quality of life, global health and a trend toward less depression compared with those on placebo.
CONCLUSIONS:
This study replicates and extends a previous 1-month placebo-controlled crossover study in fibromyalgia that pre-screened for only one homeopathic remedy. Using a broad selection of remedies and the flexible LM dose (1/50,000 dilution factor) series, the present study demonstrated that individualized homeopathy is significantly better than placebo in lessening tender point pain and improving the quality of life and global health of persons with fibromyalgia.

Fonte:
Rheumatology (Oxford). 2004 May;43(5):577-82.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14734789
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Re: RICERCA SCIENTIFICA OMEOPATICA

Messaggiodi Dr.Ascani il gio nov 08, 2012 2:08 am

TRATTAMENTO DEL DOLORE DA LATTAZIONE INDESIDERATA CON UN PREPARATO OMEOPATICO NEL POST-PARTUM

Conclusioni:
"La combinazione omeopatica studiata si è dimostrata quindi efficace sul dolore da lattazione e dovrebbe essere integrata nell'armamentario terapeutico."

Treatment of pain due to unwanted lactation with a homeopathic preparation given in the immediate post-partum period

Abstract
Dopaminergic agonists, such as Parlodel((R)), are now widely used to inhibit lactation. However, some countries, such as the United States, no longer use these drugs in this indication because of their sometimes serious adverse effects. In this context, the authors tested a homeopathic treatment designed for parturients unable or not wanting to breastfeed. The APIS MELLIFICA 9 CH and BRYONIA 9 CH combination was chosen for its anti-inflammatory and analgesic effects. 71 patients were included in this double-blind placebo-controlled study. All received basic treatment comprising naproxen and fluid restriction. A significant improvement of lactation pain (main criterion of the study) was observed in parturients treated with homeopathy (p<0.02 on D2 and p<0.01 on D4). A similar effect (p<0.05 on D4) was observed for breast tension and spontaneous milk flow. No significant difference was observed for the other criteria of the study. The homeopathic combination studied was therefore effective on the pain of lactation and should be integrated into the therapeutic armamentarium.

Fonte:
J Gynecol Obstet Biol Reprod (Paris). 2001 Jun;30(4):353-7.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11431615
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