I periti del tribunale si dividono sui controlli pre-vaccini

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I periti del tribunale si dividono sui controlli pre-vaccini

Messaggiodi Dr.Ascani il ven giu 03, 2016 8:48 am

Autismo e vaccini: nessuna correlazione, ma i periti del tribunale si dividono sui controlli pre-vaccinali

A Trani il pm chiede l'archiviazione nella causa intentata da una famiglia che ipotizzava un nesso causale tra i disturbi del figlio e il 'trivalente'. Decisiva la perizia degli esperti che hanno escluso connessioni fra vaccino e malattia, ma si sono divisi sulle 'raccomandazioni' circa test preliminari da eseguire sui bambini prima di procedere all'immunizzazione. L'Iss: "No a esami invasivi, inutili e costosi"

ROMA - Caso da archiviare perché non c'è correlazione tra il vaccino trivalente e l'autismo. Non andrà avanti la battaglia iniziata da una coppia barese, che si era rivolta alla procura di Trani per denunciare l'insorgenza di autismo nei due figli - che ora hanno 14 e 9 anni - vaccinati entrambi contro morbillo, parotite e rosolia.

Il pm Michele Ruggiero si appresta a chiedere l'archiviazione dell'indagine, aperta per "lesioni personali gravissime", perché gli accertamenti, basati anche su un'indagine epidemiologica compiuta in Puglia, hanno stabilito che non c'è correlazione tra l'autismo e la somministrazione del vaccino pediatrico trivalente e che i casi di autismo hanno colpito pure bambini non sottoposti a vaccino Mpr.

"L'archiviazione riporta a un clima di normalità - commenta con Repubblica il professor Giovanni Rezza, dirigente dell'Istituto superiore di sanità e membro del collegio di consulenti nominato dalla procura di Trani - in cui si torna a ragionare sull'evidenza scientifica. La relazione e il riferimento agli esami preliminari - spiega Rezza - sono frutto di un compromesso all'interno della commissione, dove pur se si è arrivati a un documento condiviso ci sono stati punti di vista diversi, con componenti che spingevano per una maggiore cautela nell'atto vaccinale. In realtà non esistono esami che possano dire con certezza se un bambino non va vaccinato, di certo l'esame del sangue non è dirimente".

La precisazione di Rezza sul "compromesso" si comprende meglio se si guarda alla parte della relazione in cui è scritto che prima di eseguire le vaccinazioni "sembra razionale eseguire alcuni esami ematochimici nei soggetti a rischio e, in particolare, nei bambini piccoli", in modo "da avere qualche elemento in più per capire se sono nella condizione di sopportare lo stress immunitario delle vaccinazioni senza rischi gravi per la salute". Parole alle quali si aggiunge una critica alle linee guida dell'Oms, all'Acip (Advisory committee on immunization practices) e all'AAfp (the American academy of family physicians) sulla sicurezza dei vaccini. "Stupisce moltissimo - si legge infatti nella consulenza - che l'Oms e gli autorevoli Acip e Aafp si limitino semplicemente a dire che i vaccini non dovrebbero essere usati se il paziente ha febbre alta o altri segni di malattia grave (...)".

Con Repubblica, Giovanni Rezza chiarisce ulteriormente il suo pensiero, aggiungendo che "l'Organizzazione mondiale della sanità stabilisce indicazioni generali, valide per tutto il mondo, ma è chiaro che nei Paesi più avanzati è importante una comunicazione maggiore con i genitori, che vanno convinti e non obbligati. L'anamnesi sul soggetto da vaccinare è importante e rientra tra le linee guida, in pratica non c'è da fare nulla di più di quanto già si fa".

È stato invece il professor Aldo Ferrara Massari, titolare della cattedra di Malattie respiratorie all'Università di Siena e tra gli esperti nominati dal tribunale di Trani, a chiedere che "nel lavoro collegiale emergessero alcune motivazioni circa le linee guida per un nuovo percorso in termini di prevenzione. Un serio programma vaccinale - osserva Ferrara Massari - non può prescindere da controlli prevaccinali che segnalino i possibili candidati a rischio".

Insomma, dalla perizia-compromesso emerge da un lato una sollecitazione, a chi somministra i vaccini, perché quel momento non diventi una routine in cui il bambino entra in ambulatorio e gli viene fatta un'iniezione, ma, come ha sottolineato anche Rezza, sia un momento di prevenzione informata "in cui ci sia cura per i genitori e il bambino e sia eseguita un'anamnesi accurata"; dall'altro la spaccatura tra i consulenti su quei "controlli prevaccinali" che non rientrano nei protocolli del ministero.

Apparsa la notizia sui media, lo stesso presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, si è sentito in dovere di intervenire con una nota dai toni molto duri: "Non c'è alcun test del sangue da fare prima delle vaccinazioni per indicare il rischio di eventuali effetti collaterali - si legge nella dichiarazione - , né si può prescindere dall'applicazione rigorosa delle linee guida elaborate dall'Organizzazione mondiale della Sanità e sarebbe inaccettabile, sia dal punto di vista etico che scientifico, sottoporre bambini piccolissimi a test invasivi, inutili e costosi".

Fonte:
http://www.repubblica.it/salute/prevenz ... 141053659/


RIFLESSIONI

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Dalla vicenda di Trani e dalle dichiarazioni del virologo Rezza - "In realtà non esistono esami che possano dire con certezza se un bambino non va vaccinato, di certo l'esame del sangue non è dirimente" e del presidente dell'Istituto superiore della Sanità Walter Ricciardi - "Non c'è alcun test del sangue da fare prima delle vaccinazioni per indicare il rischio di eventuali effetti collaterali e sarebbe inaccettabile, sia dal punto di vista etico che scientifico, sottoporre bambini piccolissimi a test invasivi, inutili e costosi" e da quelle del professor Aldo Ferrara Massari, titolare della cattedra di Malattie respiratorie all'Università di Siena - "...un programma vaccinale non può prescindere da controlli prevaccinali che segnalino i possibili candidati a rischio", si evincono 3 considerazioni:

1) abbiamo una conoscenza ancora molto limitata del sistema immunitario e di come questo possa reagire alle vaccinazioni e alle sostanze contenute nei vaccini;

2) non esistono attualmente esami che ci dicano con certezza se, "quel" bambino, dopo la vaccinazione, avrà effetti collaterali, anche gravi;

3) viene chiaramente smentito chi sostiene che sulle vaccinazioni non vi sia alcuna controversia nella comunità scientifica.

Uno Stato che si ritenga veramente interessato alla salute dei suoi cittadini una cosa la potrebbe benissimo fare: l'esame della titolazione anticorpale prima e dopo la vaccinazione.

Ho sempre sostenuto, come il prof. Rezza, che esami pre-vaccinali che garantiscano dai danni dei vaccini non esistano: nessuno è in grado di prevedere se dopo una vaccinazione "quel" bambino rimarrà gravemente danneggiato o meno. E questo neanche un'accurata anamnesi (fondamentale e troppo spesso mai fatta) lo può fare.

Se credo sia unanimemente condiviso, sia dal punto di vista medico-scientifico che di buon senso, l'evitare di somministrare farmaci quando non ve ne è alcuna necessità, si potrebbe benissimo fare, prima della vaccinazione, l'esame della titolazione anticorpale, ovvero un esame del sangue che testi il numero di anticorpi presenti nel soggetto, in modo da evitare di vaccinarlo inutilmente nel caso questi risulti avere già anticorpi protettivi per la malattia per cui lo si vuole vaccinare. Viceversa, si dovrebbero fare questi esami anche successivamente, per vedere se dopo il vaccino gli anticorpi si sono efficacemente alzati, cosa che a volte non avviene.

Dopo una vaccinazione può avvenire di tutto. Esempio: un bambino viene sottoposto alla trivalente (vaccinazione contro morbillo, parotite, rosolia) e dopo il vaccino può risultare "non immunizzato" verso il morbillo, immunizzato solo per parotite e "iperimmunizzato" verso la rosolia (con pericolo di reazioni autoimmunitarie). Questi sono esempi che accadono di continuo, non inventati.

Un sistema sanitario che si fa portavoce della salute dei cittadini, per essere credibile, dovrebbe preoccuparsi di impostare strategie protettive veramente efficaci e sicure evitando supermedicalizzazioni inutili e dannose e verificando se poi il soggetto sia stato effettivamente immunizzato dalla vaccinazione (visto che si tende sempre ad allarmare i cittadini sul fatto che, al di sotto di una certa copertura vaccinale, c'è rischio di ritorno di terribili epidemie).

Non è un caso infatti che, per recarsi in alcuni Paesi con il proprio cane o gatto, non basta assolutamente dimostrare di aver fatto la vaccinazione antirabbica, per ottenere il passaporto dall’Asl, ma viene richiesta anche la titolazione anticorpale per la rabbia, per avere prova che l'animale abbia avuto una risposta adeguata alla vaccinazione.

Ma invece questo nei bambini non si fa, ci si interessa solo alla copertura vaccinale totale che, come ho appena dimostrato, vuol dir poco o nulla, se non si controlla poi quel che è successo in "quel" bambino dopo "quel" vaccino.
Dott. Tancredi Ascani
Iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi di Perugia che praticano Medicine Non Convenzionali per la disciplina Medicina Omeopatica
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