di Dr.Ascani il mer dic 17, 2008 10:06 pm
Ho conosciuto molte cose sulla vita, sul carattere e sull'opera di Hahnemann leggendo gli scritti del mio primo Maestro di omeopatia, Denis Demarque. Questo grande omeopata contemporaneo ci ha lasciato purtroppo, ma ogni qual volta si legga un suo scritto sull'omeopatia si ravviva la memoria sulla sua grande personalità e sulla sua visione così equilibrata e rigorosa della medicina intera. Mai una sbavatura nei suoi scritti: pagine e pagine di analisi attenta e obiettiva sottolineano il grande rispetto che il medico ha sempre portato alla medicina, ai suoi colleghi, ai suoi lettori. In questi concetti si può riassumere l'essenza di un piccolo libro dedicato alla biografia del padre dell'omeopatia: "Samuel Hahnemann, scienziato dell'era moderna" che vale la pena di leggere. Lo stile è quello tipico di Demarque, il quale ha sempre analizzato il fenomeno omeopatia collocandolo nel preciso contesto storico dell'epoca, cogliendo l'evoluzione non solo delle conoscenze scientifiche, ma anche del pensiero dell'uomo che in quel periodo in Europa era approdato dall'illuminismo al romanticismo. Impossibile, dunque, non riferirsi a Jean-Jacques Rousseau, del quale Hahnemann era grande ammiratore, o non cogliere la contemporaneità della rivoluzione della medicina e della Rivoluzione francese. Impossibile, ancora, non notare come il linguaggio del maestro sia intriso, nei suoi scritti, delle tipiche enfatizzazioni romantiche; nella lettura della biografia di Demarque sono ripercorsi tutti i passaggi dello sviluppo delle teorie Hahnemanniane, dalle prime sperimentazioni con la China che lo portarono a trovare il senso compiuto della osservazione di un medico della scuola ippocratica ("Le stesse cose che hanno causato il male, lo guariscono"), alla continua ricerca e perfezionamento del suo metodo di indagine sperimentale. Una intera vita spesa a fare la guerra al dogma, alla "vecchia scuola" di medicina.
Leggendo ancora si può riflettere sui limiti delle comunicazioni del tempo che, per esempio, non permisero ad Hahnemann di incontrare Laennec, inventore del metodo dell'auscultazione in medicina ma che anche, sul finire della sua vita, si era ripromesso di avviare le sperimentazioni secondo il modello hahnemanniano, pur essendo un medico classico e rigoroso. E ancora, ci si può domandare come mai, Hahnemann, che ha sempre riconosciuto l'ispirazione di Ippocrate nello sviluppo della sua dottrina dei simili e l'influenza di Haller nel suo sviluppo della sperimentazione sui sani, non ha mai fatto riferimento ad un altro grande medico, un'altra pietra miliare del percorso di sviluppo del principio del simile in medicina: Paracelso. Eppure Hahnemann non volle mai sapere del grande Teofrasto, fino al punto che quando il professor Shultz gli inviò da Berlino una breve pubblicazione "L'omeobiotica di Paracelso come fonte dell'omeopatia" egli la rispedì al mittente con il commento: "Non ci mancava altro". Hahnemann dunque, giustamente o sbagliando, è rimasto sempre al di fuori dal dogma così come dalle derivazioni spiritualistiche dell'omeopatia così care ad una fetta dei suoi successori, inspirati in questo dalla lettura delle ultime edizioni dell'Organon. Ed ecco nuovamente Demarque che non può esimersi dal commentare il fenomeno della deriva spiritualistica dell'omeopatia. Demarque prende così spunti dal matematico René Thom: "Ritengo che i fenomeni possano essere descritti e compresi, credo che il mondo sia intelligibile e che se noi non capiamo una teoria dipenda dal fatto che essa è inadeguata". Parole poste a commento del passaggio del pensiero di Hahnemann, nell'ultima parte della sua vita, ai concetti della metafisica, cercando di collegare le sue scoperte con una teoria del "dinamismo vitale". Infine il libro tratta l'analisi dell'evoluzione dell'omeopatia, dal rigore degli omeopati francesi, fedeli alla prima "fase hahnemanniana" e di quelli inglesi (tra i quali figura Paul Curie, nonno del famoso fisico) a Hering, cui si deve la diffusione dell'omeopatia in America. Fino al radicalismo spiritualista di James Tyler Kent, alla deriva delle sette religiose omeopatiche e al conseguente declino dell'omeopatia in America. Il resto è storia recente che coinvolge, da decine di anni, la scrivente e molti dei colleghi omeopati che ci leggono. Possiamo riassumere la storia della seconda metà del secolo scorso come l'epoca in cui si fronteggiano, in ultima sintesi, due visioni estreme dell'omeopatia: l'atteggiamento realistico della scuola francese e quello teosofico illuminista di Kent: il "kentismo trasceso" di Ortega. Il commento di Demarque è il seguente: "La difesa della specificità dell'omeopatia e del suo carattere razionale è un'emergenza".
Fonte:
articolo di Simonetta Bernardini
Dott. Tancredi Ascani
Iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi di Perugia che praticano Medicine Non Convenzionali per la disciplina Medicina Omeopatica