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  1. Chi può esercitare l’omeopatia? Come si riconosce un medico omeopata esperto?
  2. Come si riconosce una prescrizione omeopatica “unicista”?
  3. L’omeopatia è veramente efficace o ha soltanto un effetto placebo?
  4. Perché spesso si sentono personalità, anche molto note, del mondo scientifico attaccare l’omeopatia?
  5. Devo evitare cibi o spezie durante una cura omeopatica?
  6. L’omeopatia è lenta?
  7. Ho provato a curarmi con medicinali omeopatici ma non ho notato nessun miglioramento, vuol dire che l’omeopatia per me non funziona?
  8. Quali disturbi si possono trattare con l’omeopatia?
  9. Curarsi con l’omeopatia è costoso?
  10. Quanto dura una cura omeopatica?

1. Chi può esercitare l’omeopatia? Come si riconosce un medico omeopata esperto?

L’esercizio della medicina omeopatica è riservato solo ai medici chirurghi, ai medici veterinari e agli odontoiatri, legalmente abilitati all’esercizio della rispettiva professione ed iscritti al rispettivo ordine professionale. La Suprema Corte di Cassazione, Sezione VI Penale, con sentenza n. 34200 del 06/09/2007, ha stabilito che costituisce reato di esercizio abusivo della professione medica (art. 348 c.p.) la prescrizione di cure omeopatiche senza il possesso della prescritta abilitazione professionale che si ottiene solo dopo il conseguimento della laurea, il superamento dell’esame di Stato e l’iscrizione all’albo professionale.
Anche se attualmente qualsiasi medico può prescrivere rimedi omeopatici, la medicina omeopatica unicista presuppone una formazione professionale specifica (esistono Scuole di medicina omeopatica in varie città d’Italia) e dopo un corso di studi, generalmente di almeno tre anni, viene rilasciato un diploma che permette l’iscrizione al “Registro dei Medici Chirurghi che praticano Medicine Non Convenzionali per la disciplina Medicina Omeopatica”. Quindi sarebbe sempre bene informarsi che il medico a cui ci si rivolge sia iscritto nel sopramenzionato registro che rappresenta una garanzia di conseguimento di un diploma di medicina omeopatica riconosciuto dall’Ordine dei Medici.

2. Come si riconosce una prescrizione omeopatica “unicista”?

L’omeopata unicista prescrive un solo rimedio omeopatico monocomponente per volta che costituisce la cura profonda per la persona nella sua totalità. Sulla ricetta sarà indicato il nome in latino della sostanza di partenza, minerale, vegetale o animale da cui viene preparato il rimedio, seguito da un numero (5, 30, 200 ecc.) che indica la diluizione e da sigle “CH, K o LM” che ne indicano il metodo di preparazione. Il rimedio va somministrato per bocca o sulla pelle sotto forma di granuli, globuli, fiale, gocce o creme e non per iniezione intramuscolare, sottocutanea o endovenosa.

Esempi di prescrizione omeopatica UNICISTA:

  • Ignatia 30 CH, 2 granuli mattina e sera per due mesi

_ è una prescrizione unicista poiché si assume un solo rimedio monocomponente per volta, c’è la sigla “CH” e il numero della diluizione “30”.

  • Sulphur 30 CH, 2 granuli mattina e sera per un mese poi passare a
    Sulphur 200 CH, 2 granuli mattina e sera per un altro mese

_ anche in questo caso si tratta di una prescrizione unicista perché si assume sempre un solo rimedio monocomponente per volta anche se dopo un mese viene cambiato il dosaggio (dalla 30 CH alla 200 CH).

  • Tubercolinum 200 K, una dose unica ogni lunedì per tre mesi

_ è una prescrizione unicista poiché si assume un solo medicinale per volta, c’è la sigla “K” e il numero della diluizione “200”.

Esempi di prescrizione NON unicista:

  • Sulphur 5 CH alle ore 9,00
    Belladonna 30 CH alle ore 17,00
    Phosphorus 200 CH alle ore 20

_ questa non è una prescrizione unicista perché si assumono rimedi omeopatici differenti in diversi orari della giornata.

  • Calcarea carbonica 30CH – Ignatia 30 CH a giorni alterni

_ non è una prescrizione unicista perché si assumono rimedi omeopatici differenti in giorni diversi.

  • Bryophyllum Argento cultum D3, 10 gocce prima dei pasti

_ non è una prescrizione unicista perché il rimedio non ha la sigla “CH, K o LM” ma ha altre sigle o diciture come “cultum D3 (in questo caso), composè, compositum, preparatum, injeel, heel, hamaccord ecc.”.

  • Sinalia, 5 granuli 3 volte al dì

_ non è una prescrizione unicista perché il rimedio non ha la sigla “CH, K o LM,” inoltre sulla confezione si vedranno indicati i nomi di più rimedi omeopatici diversi contenuti nello stesso tubetto.

  • Hypericum auro culto, un’iniezione al mattino (lunedì, mercoledì, venerdì)

_ non è una prescrizione unicista perché il rimedio omeopatico non si assume mai per iniezione inoltre anche qui, come nell’esempio precedente, manca la sigla “CH, K o LM” e il numero che indica la diluizione.

3. L’omeopatia è veramente efficace o ha soltanto un effetto placebo?

Esistono ormai molti studi che hanno confermato l’efficacia dell’omeopatia in numerose condizioni cliniche e con risultati ben superiori all’effetto placebo. Inoltre gli effetti delle cure omeopatiche sono stati provati anche nei bambini molto piccoli, negli animali e nelle piante dove l’effetto placebo è praticamente nullo.
L’effetto placebo in omeopatia esiste come in qualunque altro atto medico ma nel caso della medicina omeopatica è presente in misura notevolmente ridotta se non in alcuni casi con valenza nettamente contraria (effetto nocebo). Questo perchè spesso le persone si rivolgono all’omeopatia solo per prova o come “ultima spiaggia”, ormai totalmente sfiduciate nei confronti della medicina e dei medici in generale a causa di tutti i precedenti insuccessi terapeutici vissuti.

4. Perché spesso si sentono personalità, anche molto note, del mondo scientifico, attaccare l’omeopatia?

I detrattori dell’omeopatia sono quasi sempre esperti in altre branche della medicina convenzionale (a volte non sono neanche medici) ma che non hanno nessuna competenza specifica sulla medicina omeopatica e trascurano gli studi scientifici fino ad oggi disponibili (ignoranza, malafede, interessi economici…?).

Affermare che non esistono studi che provino l’efficacia della medicina omeopatica significa fare FALSA INFORMAZIONE. L’argomento principale che si usa contro l’omeopatia riguarda l’impossibilità che sostanze talmente diluite come i rimedi omeopatici, possano avere un qualsiasi effetto biologico su un organismo vivente. Ci si dimentica però di sottolineare che i rimedi omeopatici non sono solo diluiti ma vengono anche “dinamizzati” ed è stato ripetutamente dimostrato che molte sostanze diluite e dinamizzate possono avere effetti biologici su cellule, organi, piante, uomini ecc..
E’ vero che con le conoscenze attuali non si è ancora riusciti a comprendere a fondo il meccanismo d’azione dei rimedi omeopatici ma “indimostrato non significa indimostrabile” e probabilmente la spiegazione scientifica ci verrà data nel prossimo futuro dalla fisica (e non dalla chimica, su cui si basa la farmacologia tradizionale). Inoltre, affinché un farmaco venga autorizzato ad essere venduto, non è richiesta la precisa conoscenza del suo meccanismo d’azione, condizione che infatti si verifica per molti farmaci di sintesi tradizionali (ad es. gli antidepressivi, per molto tempo anche l’aspirina ecc.).
Dobbiamo infine aggiungere che il metodo di ricerca principale utilizzato dalla medicina convenzionale (studio controllato e randomizzato a doppio cieco) per verificare l’efficacia di una terapia, è limitatamente attendibile in relazione ai sistemi terapeutici complessi. Tali studi quasi mai prendono in considerazione la prassi dell’omeopatia classica, secondo la quale la scelta del rimedio dev’essere strettamente personalizzata e l’efficacia della terapia va misurata non solo sulla base della scomparsa del sintomo ma sul miglioramento generale psico-fisico del paziente nella sua totalità.

5. Devo evitare cibi o spezie durante una cura omeopatica?

Durante una cura omeopatica si può continuare a mangiare, salvo diversa indicazione del medico, praticamente tutto quello che si mangiava prima e si possono utilizzare tranquillamente le comuni spezie o sostanze aromatiche (menta, caffè, dentifricio, pepe ecc.).
Gli unici consigli sono quelli di assumere i medicinali omeopatici possibilmente lontano dai pasti (almeno 20 min. prima o dopo), di tenerli lontano dalla canfora (che inattiva la maggior parte dei farmaci) e di tenerli lontano da forti campi elettromagnetici (TV, forno a microonde, cellulare ecc.).

6. L’omeopatia è lenta?

L’omeopatia non è affatto lenta, soprattutto se si considera il fatto che stimola un processo veramente curativo che coinvolge tutta la persona e non una semplice rimozione/soppressione dei sintomi (è meglio curare un asma e controllarlo nel tempo con rimedi omeopatici privi di effetti collaterali o sopprimerne immediatamente i sintomi con il cortisone?).
La guarigione, quando possibile, o il miglioramento della condizione clinica del paziente, dipendono da molte variabili quali la reattività individuale, il tipo di malattia, acuta o cronico-degenerativa in atto, lo stadio della malattia all’inizio della terapia e, non ultimo, dalle capacità del medico curante.
Il medicinale omeopatico è una “forma di energia” (se lo analizziamo, spesso non troviamo più neanche una molecola della sostanza di partenza) e, quando viene somministrato correttamente, ha un effetto praticamente immediato che può essere avvertito dal paziente anche dopo pochi minuti dalla somministrazione.

7. Ho provato a curarmi con medicinali omeopatici ma non ho notato nessun miglioramento, vuol dire che l’omeopatia per me non funziona?

Spesso capita di sentire queste parole e ogni volta che chiedo al paziente che tipo di cura “omeopatica” ha seguito capisco subito il motivo della maggior parte degli insuccessi. Iniezioni, supposte, miscele di rimedi omeopatici somministrati insieme a farmaci allopatici, fitoestrogeni, prescrizioni senza nessuna individualizzazione del malato e altre pratiche che ben poco hanno a che fare con l’omeopatia. La colpa non è dei pazienti ma della scarsa informazione e di chi si cimenta a prescrivere cure omeopatiche senza la benché minima competenza professionale o preparazione specifica. Ai pazienti che non hanno avuto nessun miglioramento con l’omeopatia, consiglio di informarsi bene se il medico a cui si sono rivolti sia un medico omeopata esperto e che la prescrizione da lui fornita sia veramente una prescrizione omeopatica unicista che rispetti la metodologia hahnemanniana.

8. Quali disturbi si possono trattare con l’omeopatia?

Qualsiasi condizione clinica può trarre giovamento dalla cura omeopatica se la “Forza Vitale” del paziente ha ancora la capacita di reagire alla malattia e se si riesce a impostare la terapia corretta. Questo non vuol dire che si può guarire da qualsiasi malattia o che si possono sempre togliere i cosiddetti farmaci salva-vita (come l’insulina, alcuni farmaci per il cuore ecc.) ma spesso si può arrivare a ridurre la terapia farmacologica, migliorando la qualità di vita del paziente, anche in presenza di malattie importanti.
La diagnosi di malattia (polmonite, angina, artrite reumatoide, cancro al seno ecc.) è l’ultima cosa che ci interessa in una prescrizione omeopatica. Al primo posto viene considerata la persona con i suoi sintomi peculiari, le sue modalità, la sua costituzione, la sua storia biopatologica e tutto ciò che la contraddistingue e la rende unica ed irripetibile rispetto ad un’altra.

9. Curarsi con l’omeopatia è costoso?

Curarsi con l’omeopatia comporta un evidente risparmio sia sul Sistema Sanitario Nazionale che sulla spesa pubblica. I rimedi omeopatici costano in media 5/6 euro a confezione e durano a lungo anche considerando il fatto che l’omeopata unicista prescrive un solo rimedio per volta.
Esistono farmaci usati in medicina convenzionale che costano anche centinaia d’euro a confezione e in un mese si può arrivare ad una spesa di diverse migliaia d’euro solo per un ciclo di cura.
Ma il risparmio dell’omeopatia è anche indiretto. Curarsi omeopaticamente significa aumentare le difese immunitarie del paziente andando ad agire, una volta risolta l’eventuale patologia per cui ci si era rivolti al medico, anche in via preventiva e questo significa meno ricadute, meno utilizzo di farmaci, meno ricorso a costosi esami diagnostici o visite specialistiche e meno giorni di lavoro persi per malattia.
In numerosi Paesi (India, Messico, Brasile, Scozia, Francia ecc.) l’omeopatia è inserita nell’ambito del sistema sanitario che rimborsa in gran parte il paziente sia per quanto riguarda le visite che i medicinali omeopatici. In Italia questo ancora non accade (tranne in alcune regioni come la Toscana) ed è auspicabile che il nostro Paese si muova al più presto verso questa direzione.

10. Quanto dura una cura omeopatica?

Non c’è una durata prestabilita. Bisogna valutare caso per caso e comunque, anche se si è riusciti a risolvere la patologia per cui si era consultato il medico, sarebbe bene continuare a effettuare visite di controllo, eventualmente più distanziate nel tempo, al fine di evitare possibili ricadute o in ogni modo per agire a livello preventivo contro tutti gli inevitabili stress psico-fisici (stress lavorativo, delusioni affettive, emozioni, virus ecc.) con cui entriamo in contatto ogni giorno.