Credo che il motivo sia dovuto alla sua seconda ipotesi. Si curano facilmente questi disturbi con l'omeopatia e non è necessario riportare casi simili in un libro.
Per quanto riguarda gli esami da fare il PSA si è rivelato di scarsa utilità (
viewtopic.php?f=4&t=154), l'ecografia è troppo legata alla destrezza dell'operatore e la palpazione rettale anche è poco specifica. Rimane la biopsia, esame invasivo che serve a determinare la natura benigna o maligna delle lesioni prostatiche. Serve veramente? L'epidemiologia ci insegna che dopo gli 80 anni quasi il 100% degli uomini ha un cancro alla prostata, pochissimi son però quelli che se ne accorgono e che muoiono a causa di questo. Certo, se uno però "per caso" lo scopre ed entra nell'iter di chemioterapia, radioterapia e quant'altro allora si che son guai.
Hahnemann e Kent si sarebbero interessati solo ai sintomi riferiti dal paziente e individuati attraverso la visita e avrebbero prescritto, come sempre, il rimedio per curare la persona, senza fare troppe indagini. Ognuno poi è libero di fare la sua scelta e di seguire i consigli del proprio medico, sottoponendosi a tutti gli esami che le linee guida consigliano. Una diagnosi di cancro può essere però davvero devastante per un paziente, sia mentalmente che fisicamente, visto che ne risentirebbe anche il sistema immunitario, l'unico che alla fine può davvero farci guarire. Siamo sicuri che na valga la pena?
Dott. Tancredi Ascani
Iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi di Perugia che praticano Medicine Non Convenzionali per la disciplina Medicina Omeopatica