Buon pomeriggio Dott. Ascani,
mio figlio ha assunto il nosode Tubercolinum in tubo dose 200CH con lo scopo di lavorare in una precisa direzione. A 10 giorni circa dall'assunzione, a causa dell'evolversi di uno stato infiammatorio delle alte vie aeree, la nostra omeopata ha agito come segue. Ha preferito aspettare che l'inziale raffreddore evolvesse, vista anche la possibilità di una regressione. Al peggioramento dei sintomi ha subito prescritto Pulsatilla 30CH.
Ci tengo a precisare che, visto il rapporto di fiducia che mi lega al mio medico Omeopata, non sono alla ricerca di una effettiva validità della sua prescrizione.
Vorrei chiederle piuttosto in che modo un Omeopata operi la sua scelta quando:
- Un paziente ha assunto un rimedio di base che sta lavorando e non sono previste ripetizioni a breve termine.
- Si verifichi la necessità di curare uno stato acuto subentrato
Mi sembra che nell'esempio sopra si sia scelta una strada necessaria, ma che allo stesso tempo possa permettere al rimedio Tubercolinum di sviluppare comunque la sua azione. Corretto?
Ho letto da qualche parte, mi scuserà se non ricordo la fonte, che gli stati acuti possono ostacolare gli effetti di un rimedio di base che sta lavorando per altro. E' corretto?
Ultima domanda: e' possibile che il rimedio di base inneschi un aggravamento con la comparsa di sintomi acuti tipici del soggetto? E se ciò fosse vero è consigliabile lasciare lavorare il fisico da solo (per quanto possibile) considerando quei sintomi come 'giusto' percorso di guarigione, oppure è sempre consigliabile prescrivere un rimedio per l'acuto senza aspettare troppo?
Grazie e saluti