La violenza di Stramonium

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La violenza di Stramonium

Messaggiodi Dr.Ascani il gio gen 26, 2012 12:28 pm

di Luca Biasci

G. l'ho incontrato la prima volta in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG). La prima cosa che mi colpì di quell'uomo furono gli occhi: fissi e vuoti per la maggior parte del tempo, a tratti, invece, leggermente strabici, come se venissero improvvisamente mossi da uno pseudo-nistagmo, bilaterale, convergente. La sensazione che mi creò, agghiacciante ed indimenticabile, fu quella di trovarsi come di fronte ad un fantasma, evanescente e distante, che però a momenti sembrava che mi volesse, con il suo sguardo, come infilzare e frugare dentro. In quel drammatico momento, in cui il paziente era contenuto fisicamente e farmacologicamente, non era possibile raccogliere l'anamnesi, anche perché G. come apriva bocca aveva degli accessi di balbuzie così violenti da rendere incomprensibile ogni suo tentativo di esprimersi; furono i familiari che, in sua vece, me la fornirono. G. era stato un bambino apparentemente tranquillo almeno fino a 5 anni, quando fu sottoposto ad un grave trauma. Il padre, alcolista grave, una sera, tornò a casa e violentò la madre. G. rimase letteralmente distrutto dall'evento traumatico e se ne rimase a letto per giorni. Ebbe anche delle febbri, piuttosto alte con convulsioni, fu ricoverato in ospedale e i medici dissero che "il sistema nervoso del bimbo era stato danneggiato forse irreparabilmente".
Tornato a casa G. non era più lo stesso ed anche se il padre era stato allontanato, sembrava terrorizzato da tutto. Al buio non ci poteva proprio stare, né di notte né di giorno, e voleva sempre tutte le luci accese, la sera si addormentava tardissimo e la maggior parte delle notti si svegliava urlando e in preda a spasmi irrefrenabili. Di fronte a lui la madre non poteva neppure accendere il fornello della cucina a gas, tale era il suo terrore del fuoco e lavarlo era diventata un'impresa, visto che l'acqua della doccia sulla faccia lo faceva soffocare e nella vasca non ci voleva proprio entrare. Diceva che aveva paura di affogare; persino gli specchi e tutto ciò che rifletteva la luce poteva essere per lui fonte di fastidio quando non di vero e proprio panico.
Nel periodo scolare G. sviluppò una sindrome da iperattività e deficit di attenzione, con gravi difficoltà scolastiche e comportamentali: se ne stava accovacciato per ore nel suo banco, come se il resto del mondo non esistesse, e se poi qualche amichetto aveva la malaugurata idea di stimolarlo o di entrare in relazione con lui, c'era sempre il rischio di beccarsi uno schiaffo o una spinta, tanto incongrua, quanto inaspettata. Finché un giorno, poco più che adolescente, sembra fosse entrato in un giro di alcol e droga, si scagliò contro uno spacciatore che gli aveva venduto una dose finta e lo colpì ripetutamente fino ad ucciderlo. Quindici anni si prese, da scontare in OPG, per riconosciuta infermità mentale; dopo il tragico evento non ricordava assolutamente nulla.
Io ho cominciato a seguirlo due anni dopo averlo visto in OPG, una volta uscito con la libertà vigilata, di concerto con i servizi di salute mentale di riferimento, ed ho trovato un quadro clinico certamente cambiato, complesso, distorto dagli anni di reclusione e dagli effetti dei farmaci di sintesi, in cui si evidenziavano prevalentemente alcune idee ossessive ed una serie di tic proteiformi, tali da configurare una sindrome di Gilles de la Tourette. Ma il ricordo vivido del nostro primo incontro e l'anamnesi raccolta dalla madre non mi hanno mai lasciato dubbi: terrore e violenza sono le keynote mentali che devono sempre far pensare a Stramonium. Lo vedo ancora, anche se sporadicamente, è molto migliorato; ha progressivamente ridotto le dosi di psicofarmaco e prende sempre Stramonium.

Fonte:
Omeopatia33, 26 gennaio 2012 - Anno 6, Numero 1
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