Universi Paralleli
Articolo pubblicato sulla rivista "Le scienze" del 2003 a cura di Max Tegmark.
Ci credereste che esiste una copia di voi stessi che sta leggendo questo articolo? Una persona che non siete voi, ma che vive su un altro pianeta, anch'esso chiamato Terra, adornato di montagne, fertili campi e metropoli, e che smetterà di leggere cinque minuti prima di voi? L’idea di un simile alter ego appare strana e poco plausibile, ma è sostenuta da diverse osservazioni astronomiche e sta diventando l'ultima "moda" delle teorie cosmologiche. Il più accreditato degli attuali modelli prevede che ognuno di noi abbia un gemello in una galassia che si trova alla distanza enorme, inimmaginabile, di circa 10 elevato alla 10 alla 28 metri da qui. Secondo le teorie cosmologiche, addirittura, esistono infiniti altri mondi abitati. E non solo uno, ma infiniti di essi ospitano persone che hanno il vostro stesso aspetto, nome e ricordi e che sperimentano tutte le possibili permutazioni delle vostre scelte di vita. Sfortunatamente, questi mondi sarebbero così lontani da essere irraggiungibili anche con le più ottimistiche ipotesi sui progressi della tecnologia. E dunque il concetto di "multiverso" sembra destinato a rimanere per sempre nel regno della metafisica. Ma il confine tra fisica e metafisica è definito dal fatto che una teoria sia verificabile sperimentalmente, non dipende dalla sua stranezza o dal coinvolgimento di entità inosservabili. E finora gli scienziati hanno esaminato quattro diversi tipi di universi paralleli, tanto che ora l’esistenza del multiverso non è più in discussione. Le teorie degli universi paralleli formano una gerarchia nella quale gli universi differiscono sempre più dal nostro. Essi potrebbero avere condizioni iniziali diverse (livello 1); o costanti fisiche e particelle differenti (livello 2); o addirittura leggi fisiche diverse (livello 4). Nei prossimi anni, accurate misurazioni della radiazione di fondo e della distribuzione della materia a grande scala confermeranno o confuteranno il livello 1, definendo meglio la curvatura e la topologia dello spazio, e verificheranno anche il livello 2. Se i tentativi di costruire computer quantistici avranno successo, rappresenteranno una prova a favore del livello 3. Infine, l’unificazione della relatività generale e delle teorie quantistiche dei campi sarà decisiva per il livello 4. Allora, si deve credere agli universi paralleli? Obiezioni valide, in verità, non ce ne sono. Contro di essi si dice che rappresentano uno “spreco” e sono strani. Per il primo argomento, le teorie dei multiversi postulano l’esistenza di mondi che non potremo mai osservare. Perché la natura dovrebbe concedersi il lusso di un’infinità di mondi? Ma l’argomento si può ribaltare. Che cosa sprecherebbe la natura? Certo non spazio, massa o atomi. Il vero problema è l’apparente riduzione di semplicità. Ma un insieme è spesso più semplice di uno dei suoi elementi: la complessità aumenta quando restringiamo l’attenzione a un elemento di un insieme, perdendo di vista la simmetria e la semplicità impliciti nella totalità degli elementi considerati collettivamente. In questo senso, i multiversi di livello più alto sono i più semplici. L’obiezione sulla stranezza è estetica, non scientifica. Che cosa ci aspettavamo? Quando ci poniamo una domanda profonda sulla natura della realtà, non ci aspettiamo una risposta strana? L’evoluzione ci ha dato la capacità di intuire la fisica quotidiana, importante per la sopravvivenza: ogni volta che ci avventuriamo oltre il quotidiano, invece, dovremmo ragionevolmente prevedere di trovare qualcosa di bizzarro.
La Teoria del Tutto
Una teoria del tutto (TOE: theory of everything) è, in fisica, una teoria che ha l'ambizione di spiegare, da sola, tutti i fenomeni fisici conosciuti. Questo termine è stato spesso usato in senso ironico perché numerosi fisici ritengono che una teoria del tutto sia una chimera irraggiungibile e perché decreterebbe la fine della ricerca in fisica teorica. In realtà essa è la logica conseguenza di un ragionamento che si fonda sul fatto, sperimentalmente comprovato, che l'universo è, allo stato attuale, in fase di espansione. Ciò implica che in passato esso era più piccolo di oggi. Andando a ritroso nel tempo l'universo risulterebbe sempre più piccolo fino ad arrivare ad una fase in cui le sue dimensioni erano inferiori alla cosiddetta lunghezza di Planck (1,616x10-35 m) dove le leggi conosciute della fisica perdono di significato. Tutto ciò che oggi osserviamo ha dunque un antenato comune per cui deve esistere una teoria, una teoria del tutto appunto, in grado di spiegare l'intero universo. Nel corso degli ultimi cento anni la fisica è stata completamente rivoluzionata e sono sorte due teorie tra loro apparentemente incompatibili: la meccanica quantistica e la relatività generale. La prima concerne il mondo dell'infinitamente piccolo cioè le particelle fondamentali quali l'elettrone, il fotone, i quark e le interazioni che le riguardano (interazione forte, interazione debole ed elettromagnetismo[/b)]; l'altra il mondo dell'infinitamente grande cioè la cosmologia e la quarta forza fondamentale della natura: la [b]gravità.
Fondamentalmente la difficoltà principale risiede nel fatto che la meccanica quantistica è costituita da leggi che vengono applicate in uno spazio-tempo a curvatura nulla (cosiddetto spazio-tempo di Minkowski) mentre la relatività generale comporta uno spazio-tempo a curvatura non-nulla. Negli ultimi anni di vita, quando viveva a Princeton nel New Jersey, Einstein stesso tentò senza successo di conciliare le due teorie. Il compito appariva talmente arduo che molti fisici persero interesse in esso ed il tentativo di unificazione delle forze (o interazioni) fondamentali della natura in un unica teoria coerente perse di attrattiva e venne accantonato. Alcuni teorici, tuttavia, perseverarono nel perseguimento della ricerca di una teoria onnicomprensiva ed intorno alla fine degli anni sessanta furono ottenuti alcuni primi successi incoraggianti con l'introduzione di un concetto nuovo e rivoluzionario in fisica: le particelle fondamentali, che erano sempre state considerate puntiformi e quindi a-dimensionali, potevano essere invece trattate come oggetti a una dimensione, cioè come stringhe. Lo sviluppo di questa idea portò progressivamente alla teoria delle stringhe (in realtà sono 5 teorie) che può essere considerata la prima vera Teoria del Tutto.
La Teoria delle Stringhe
La teoria delle stringhe è una teoria della fisica che ipotizza che la materia, l'energia e in alcuni casi lo spazio e il tempo siano in realtà la manifestazione di entità fisiche sottostanti, chiamate appunto stringhe (o brane). La teoria non ha finora prodotto alcuna predizione che possa essere sottoposta a verifica sperimentale, non esistono quindi conferme sperimentali evidenti della teoria. È però un campo molto attivo della ricerca ed è in veloce sviluppo. Interazioni nel modo subatomico: linee d'universo di particelle puntiformi nel Modello Standard (a sinistra) e un foglio d'universo composto da stringhe chiuse nella teoria delle stringhe (a destra). La teoria delle stringhe è un modello fisico i cui costituenti fondamentali sono oggetti ad una dimensione (le stringhe) invece che di dimensione nulla (i punti) caratteristici della fisica anteriore alla teoria delle stringhe. Per questa ragione le teorie di stringa sono capaci di evitare i problemi di una teoria fisica connessi alla presenza di particelle puntiformi. Uno studio più approfondito della teoria delle stringhe ha rivelato che gli oggetti descritti dalla teoria possono essere di varie dimensioni e quindi essere punti (0 dimensioni), stringhe (1 dimensione), membrane (2 dimensioni) e oggetti di dimensioni superiori. Il termine teoria delle stringhe si riferisce propriamente sia alla teoria bosonica a 26 dimensioni che alla teoria supersimmetrica a 10 dimensioni. Tuttavia nell'uso comune, teoria delle stringhe si riferisce alla variante supersimmetrica mentre la teoria anteriore va sotto il nome di teoria bosonica delle stringhe. L'interesse della teoria risiede nel fatto che si spera che possa essere una teoria del tutto, ossia una teoria che inglobi tutte le forze fondamentali. È una soluzione percorribile per la gravità quantistica e in più può descrivere in modo naturale le interazioni elettromagnetiche e le altre interazioni fondamentali. La teoria supersimmetrica include anche i fermioni, i blocchi costituenti la materia. Non si conosce ancora se la teoria delle stringhe sia capace di descrivere un universo con le stesse caratteristiche di forze e materia di quello osservato finora. Ad un livello più concreto la teoria delle stringhe ha originato progressi nella matematica dei nodi, negli spazi di Calabi-Yau e in molti altri campi. Gli sviluppi di maggior impatto della matematica degli ultimi anni sono nati dallo studio della teoria delle stringhe. La teoria delle stringhe ha anche gettato maggior luce sulle teorie di gauge supersimmetrico, un argomento che include possibili estensioni del modello standard.
La teoria delle stringhe fu originariamente enunciata per spiegare le peculiarità del comportamento degli adroni. Durante gli esperimenti condotti negli acceleratori di particelle, i fisici avevano osservato che lo spin di un adrone non è mai maggiore di un certo multiplo della radice della sua energia. Nessun semplice modello adronico, come quello di renderli composti da un serie di particelle più piccole legate insieme da un qualche tipo di forza, era in grado di spiegare tali relazioni. Nel 1968, il fisico teorico Gabriele Veneziano stava cercando di capire la forza nucleare forte, quando fece una sensazionale scoperta. Veneziano trovò che una formula ormai vecchia di duecento anni creata dal matematico svizzero Eulero, la funzione beta di Eulero, si adattava perfettamente ai dati sull'interazione forte. Nel 1970, Yoichiro Nambu, Holger Bech Nielsen, e Leonard Susskind presentarono una spiegazione fisica per la straordinaria precisione teorica della formula di Eulero. Rappresentando la forza nucleare attraverso vibranti stringhe ad una sola dimensione, questi fisici mostrarono come la funzione di Eulero descrivesse accuratamente queste forze. Ma anche dopo che i fisici ebbero capito la spiegazione fisica per l'intuizione di Veneziano, la descrizione che le stringhe davano della forza forte faceva predizioni che contraddicevano direttamente le esperienze. La comunità scientifica perse presto interesse nella teoria delle stringhe, e il modello standard, con le sue particelle e i suoi campi, rimase a farla da padrone. Poi, nel 1974, John Schwarz e Joel Scherk, e indipendentemente Tamiaki Yoneya, studiarono i modelli con caratteristiche da messaggero della vibrazione di stringa e trovarono che le loro proprietà combaciavano esattamente con le particelle mediatrici della forza gravitazionale — i gravitoni. Schwarz e Scherk argomentarono che la teoria delle stringhe non aveva avuto successo perché i fisici ne avevano frainteso gli scopi. Questo condusse allo sviluppo della teoria di stringa bosonica, che è ancora la versione insegnata a molti studenti. Il bisogno originario di un'indipendente teoria degli adroni è stata accantonata con la nascita della cromodinamica quantistica, la teoria dei quark e delle loro interazioni. Ora si spera che o la teoria delle stringhe o qualcuna derivata da essa comporterà una comprensione fondamentale degli stessi quark.
La teoria di stringa bosonica è formulata in termini di azione di Polyakov, una quantità matematica che può essere usata per prevedere come le stringhe si muovono nello spazio-tempo. Applicando le idee della meccanica quantistica all'azione di Polyakov — procedura nota come quantizzazione — si può dedurre che ogni stringa può vibrare in molti modi diversi, e che ogni stato di vibrazione rappresenta un tipo diverso di particella. La massa di cui è dotata la particella e i vari modi in cui può interagire, sono determinati dai modi in cui la stringa vibra — essenzialmente, dalla nota che la stringa vibrando produce. La scala delle note, ad ognuna delle quali corrisponde una particella, è denominata "spettro energetico" della teoria.
Questi primi modelli includevano sia stringhe aperte, che hanno due punti terminali definiti, che stringhe chiuse, dove gli estremi sono congiunti a formare una anello, un loop. I due tipi di stringa si comportano in maniera leggermente diversa, producendo due spettri. Non tutte le moderne teorie delle stringhe usano entrambi i tipi; alcune comprendono solo le tipologie chiuse.
Comunque, la teoria bosonica comporta dei problemi. Fondamentalmente, la teoria ha una peculiare instabilità, portando al decadimento dello stesso spazio-tempo. In più, come il nome suggerisce, lo spettro di particelle contiene solo bosoni, particelle come il fotone che obbedisce a particolari regole di comportamento. Sebbene i bosoni siano un ingrediente indispensabile nell'universo, non sono i suoi unici costituenti. Investigando su come una teoria delle stringhe debba includere i fermioni nel suo spettro conduce alla supersimmetria, una relazione matematica tra bosoni e fermioni che è ora un settore di studio indipendente. Le teorie delle stringhe che includono vibrazioni fermioniche sono conosciute come teorie delle superstringhe; ne sono stati descritti parecchi tipi diversi. Tra il 1984 e il 1986, i fisici compresero che la teoria delle stringhe avrebbe potuto descrivere tutte le particelle elementari e le interazioni tra loro, e centinaia di loro iniziarono a lavorare sulla teoria delle stringhe come l'idea più promettente per unificare la fisica. Questa prima rivoluzione delle superstringhe era iniziata dalla scoperta di un anomalo annullamento nella teoria delle stringhe di tipo I da parte di Michael Green e John Schwarz nel 1984. L'anomalia venne eliminata grazie al meccanismo di Green-Schwarz. Altre inaspettate e rivoluzionarie scoperte, come la stringa eterotica, vennero fatte nel 1985.
Negli anni novanta, Edward Witten e altri trovarono forti prove a dimostrazione che le differenti teorie delle superstringhe sono diversi limiti di una sconosciuta teoria a undici dimensioni chiamata teoria M. Queste scoperte stimolarono la seconda rivoluzione delle superstringhe. Quando Witten la chiamò teoria M, non specificò per cosa stesse la M, presumibilmente perché non si sentiva in diritto di denominare una teoria che non era in grado di descrivere interamente. Indovinare per cosa stia la M è diventato una sorta di gioco tra i fisici teorici. La M talvolta viene fatta corrispondere a Mistero, Magia o Madre. Ipotesi più serie includono Matrice o Membrana. Sheldon Glashow ha notato che la M può essere un rovesciamento di W, iniziale di Witten. Altri ipotizzano Mancante, Mostruoso o anche Murky (oscura). Secondo lo stesso Witten, come detto in PBS documentary, basato su "The Elegant Universe" di Brian Greene, la M in teoria M sta per "magia, mistero, o matrice a piacere." Alcuni recenti sviluppi nel campo delle D-brane, oggetti che i fisici hanno scoperto, possono anche essere incluse in alcune teorie che comprendono stringhe aperte della teoria delle superstringhe.
Il SincroDestino
Intervista a DEEPAK CHOPRA a cura di Barbara Ainis
E' certamente, il personaggio intervistato, oltre che sincronico è anche molto sincretico: avvicina con estrema maestria comunicativa la scienza della vita (Ayurveda) alla scienza quantistica e alla nuova biologia; parla di meditazione trascendentale e cita il "grande" Rumi; cavalca il successo tra aneliti mistici e PNL. Un grande minestrone o una sintesi di più ampia saggezza? Scienza e Conoscenza? Barbara Ainis è andata a conoscerlo più da vicino, a Roma, durante il suo ultimo seminario in Italia, dove, come nell'intervista, argomenta sul fatto che coincidenze, successo e salute sono attivazioni delle nostre energie archetipe. E non manca la materia amore, partendo dal "via" naturalmente: il sesso.
L'intervista
Nel suo approccio olistico i problemi che affliggono il corpo fisico vengono affrontati, innanzi tutto, attraverso l'apprendimento di alcune tecniche di meditazione. In particolare lei parla della possibilità di liberarsi dalle "emozioni tossiche", che sarebbero la causa delle infermità. Come interviene la meditazione sulla nostra salute fisica?
Deepak Chopra: Imparare a scoprire il silenzio e riuscire a dedicargli una parte del nostro tempo è il modo per arrivare a sé e ritrovare quelle emozioni delicate, la compassione, l'empatia, la tenerezza, l'amore, che sono la chiave d'accesso alla felicità. La meditazione ha cambiato la mia vita e quella di tante altre persone. Ci sono varie forme di meditazione. Nella Meditazione Trascendentale di Maharishi Mahesh Yogi, fondata sull'antica Scienza Vedica, è possibile trovare la strada per individuare le "emozioni tossiche" che proviamo, e dalle quali siamo internamente controllati, e liberarcene. Queste emozioni sono: la rabbia e il rancore, la paura e l'ansia, il senso di colpa e, infine, la depressione. L'origine di queste emozioni è comune e riconducibile a un bisogno umano primario che non è stato soddisfatto. Può trattarsi di qualcosa che ha compromesso la nostra integrità fisica, o la sicurezza materiale, i nostri sentimenti di amore e appartenenza, la nostra autostima, la nostra creatività o il nostro senso dello scopo superiore. In ogni caso quando non riusciamo a gestire il dolore, questo non ci abbandona, sottoforma di ricordo nel caso del rancore, sottoforma di anticipazione nel caso dell'ansia, diretto contro noi stessi nel caso del senso di colpa (la depressione è, invece, l'esaurimento delle energie conseguente all'incapacità di gestire il dolore). Tutte queste emozioni sono concretamente tossiche per il nostro organismo e rappresentano la causa principale di morte prematura, ad esempio nel caso delle malattie cardiovascolari, direttamente riconducibili al rancore. Attraverso la pratica quotidiana della meditazione è possibile liberarsi emozionalmente: individuando le "emozioni tossiche" provate, risalendo al desiderio insoddisfatto, riconoscendosi il solo responsabile delle proprie emozioni, esprimendo e descrivendo il proprio stato d'animo e, quindi, realizzando il Sutra Moksha - Io sono emozionalmente libero. E solo liberandosi emozionalmente è possibile coltivare la sincronicità e il SincroDestino.
Lei descrive il SincroDestino come una "apparente cospirazione di improbabilità". Che cosa vuole dire e come si coltiva la sincronicità?
Deepak Chopra: Tutto ciò che esiste intorno a noi e la nostra stessa esistenza è il frutto di una fitta e complessa rete di coincidenze. Ma la verità è che nessuna di queste coincidenze è puro caso. Niente è isolato o indipendente e la sincronicità degli eventi, la loro orchestrazione è il risultato di una consapevolezza non locale. Quando riusciamo a stare attenti al significato reale degli eventi, riusciamo allora a muoverci nei livelli più alti della consapevolezza. Coltivare la sincronicità vuol dire essere cosciente di quanto la nostra intenzione possa contribuire all'attivazione degli archetipi, ossia al SincroDestino. Con archetipi intendo delle concentrazioni di energia fisica che esistono potenzialmente fino a quando non vengono attivati da una situazione esterna o nella vita mentale, conscia o inconscia, di una persona. L'intenzione consapevole può attivare gli archetipi e generare forze a catena che intervengono sugli eventi spazio-temporali, sul nostro corpo, sulle relazioni e le circostanze.
E' questo il senso del suo impegno come presidente dell'Alliance for a New Humanity? La trasformazione della coscienza personale può agire a livello sociale e contribuire davvero alla costruzione della pace?
Deepak Chopra: La nostra trasformazione causa la trasformazione del mondo perché noi siamo il mondo. Il mondo non è altro che la proiezione della nostra coscienza, che essa sia consapevole o meno di se stessa. Se c'è guerra è perché noi siamo d'accordo a che ci sia la guerra, perché la nostra coscienza non vi si oppone. Se vi è commercio delle armi è perché noi abbiamo accettato che vi sia. Se vi è distruzione dell'ecosistema è perché noi lo abbiamo accettato. Il mondo intorno a noi non è altro che il nostro accordo collettivo e la nostra storia, ossia la storia che noi ci raccontiamo sia come individui che come collettività, è direttamente in relazione alle nostre intime intenzioni. E' per questo che sono convinto, e come me lo sono gli altri fondatori dell'Alleanza (tra i quali Kerry Kennedy, figlia di Robert Kennedy e attivista dei diritti umani, Oscar Arias Sanchez, ex presidente del Costa Rica e Premio Nobel per la pace, e Sarah Ozacky-Lazar co-direttrice del Jewish-Arab Center for Peace di Israele) del fatto che, se una massa critica di persone nel mondo cambiano la propria storia, questo porterà a modificare la storia del mondo. E' questo l'obiettivo principale anzi, direi che è l'unico obiettivo dell'Alliance for a New Humanity. La parte più profonda del nostro essere non è individuale, appartiene a un dominio della coscienza, a una sfera della coscienza che è universale. Quello che noi chiamiamo spiritualità non è altro che una sfera di consapevolezza, di coscienza in cui noi viviamo e sperimentiamo la nostra essenza come natura universale. Quando noi viviamo in questa consapevolezza diventiamo immediatamente capaci di sentire amore, compassione, gentilezza, inseparabilità e di percepire la perfetta sintonia con l'ambiente.
Attualmente secondo lei quale strada sta imboccando l'umanità, quella della crescita o dell'autodistruzione?
Deepak Chopra: Mi piace pensare che l'umanità voglia e possa seguire la strada della crescita e dello sviluppo. Non dell'autodistruzione. Come ho già detto la nostra trasformazione causa la trasformazione del mondo. Ma, per far trasformarci, è necessario raggiungere un perfetto equilibrio tra corpo, spirito e mente. E, in questo senso, lo yoga, insieme alla meditazione, può offrire un valido supporto. Yoga vuol dire "unione". E' la scienza capace di unire l'anima individuale con lo Spirito Cosmico e quindi di fornire un prezioso contributo alla crescita dell'intera umanità. Con lo yoga ci si fa del bene. Si può ritrovare la forma fisica, trovare del tempo per se stessi, eliminare lo stress, imparare a respirare meglio e gestire meglio le proprie emozioni. Dobbiamo sempre ricordarci che dentro di noi esiste un grande potenziale e che, quando vi accediamo, la nostra biologia reagisce in modo positivo. Essere in sintonia con noi stessi, con la nostra mente e il nostro spirito è il primo passo sulla via del benessere. La meditazione e lo yoga possono esserci d'aiuto. Queste due pratiche, infatti, ci spingono a conoscerci meglio e a sentire il reale senso della nostra esistenza, migliorando notevolmente la qualità della nostra vita.
Interpretare l'universo come una rete di interconnessioni ci riporta alla relazione tra ricerca spirituale e fisica quantistica. Una relazione complessa e a rischio di mode e banalizzazioni. Che cosa c'è di vero?
Deepak Chopra: In effetti attualmente questa è un'area molto controversa. Tra i ricercatori e gli scienziati ci sono due scuole di pensiero. La scuola conservatrice, cui fanno capo molti, sostiene che la fisica dei quanti non abbia nulla a che fare con la coscienza. Tuttavia un gruppo emergente di fisici, che sono più radicali se vogliamo, sostiene che la coscienza abbia tutto a che fare con la fisica quantistica. Questi nuovi fisici rivoluzionari sono più allineati con i primi fisici dei quanti, come Heisemberg o Bohr, i quali erano molto interessati alla questione della coscienza. Questa seconda scuola di pensiero si pone una domanda molto semplice e per questo capace di sconvolgere: "Come è possibile escludere la coscienza dalle conclusioni delle teorie della fisica quantistica, che descrivono l'universo, dal momento in cui la coscienza è indubitabilmente parte integrante dell'universo?" C'è da chiedersi dunque che cosa sia un pensiero? Quando si esamina l'attività del cervello, quando si tenta di descrivere il processo cognitivo, i concetti della fisica quantistica dimostrano la loro adeguatezza: il pensiero non è altro che un'attività quantica, è una fluttuazione di fotoni. Questo non vuol dire che il fotone generi il pensiero, o che il pensiero generi il fotone. Entrambe potrebbero essere attività parallele, non lo sappiamo ancora. Sappiamo tuttavia che quando noi applichiamo i principi della fisica dei quanti, comprendiamo la coscienza molto meglio di quando rifiutiamo di applicare questi principi.
Si tratta quindi di portare alle sue estreme conseguenze la formula di Einstein E=mc2?
Deepak Chopra: Non direi che si tratta di una conseguenza poi tanto estrema. Anzi, oggi, che la formula della relatività ha ormai più di cento anni, sappiamo che non si può più parlare solo di energia e materia. Ora si tratta di informazione, energia e materia. E poi coscienza, informazione, energia e materia. Quindi siamo al di là della formula E=mc2. Per prima nella creazione di ciò che esiste interviene la coscienza, poi l'informazione, quindi l'energia al terzo posto e infine la materia.
Lei definisce il successo come uno dei bisogni primari e la meditazione come una strada per realizzare appieno questo bisogno. Come si può superare l'apparente contraddizione tra bisogno di successo e desiderio di realizzazione, con la necessità di "essere", oltre l'ego?
Deepak Chopra: Innanzi tutto come definiamo il successo. Il successo è la capacità di realizzare i propri obiettivi, è la realizzazione progressiva dei propri obiettivi. Ma questo non è tutto: il successo è anche la capacità di amare e provare compassione, il successo è anche creatività. Il successo è anche uno stato di buona salute. Il successo è anche trovare un legame nei confronti delle forze creatrici dell'universo. Quando abbiamo una definizione olistica del successo ci rendiamo conto che il successo materiale a se stante è solo un tipo di successo molto squilibrato e che il successo impostato sull'ego porta a stress, infarti, problemi relazionali, violenza e tutti i problemi che conosciamo. Quindi non è possibile pensare al successo in termini esclusivamente dell'ego altrimenti per noi sarebbe un disastro.
Come definirebbe in due parole il fenomeno del Bleep?
Deepak Chopra: Due parole non basterebbero. Si tratta di un fenomeno molto complesso che recentemente ha suscitato grande interesse da parte di tutti. Io ho sempre sostenuto che per capire veramente la natura della realtà dobbiamo guardare attraverso gli occhi dell'anima. Qualsiasi studioso di percezioni, oggi, vi può dire che per conoscere la natura della realtà non possiamo fidarci soltanto dell'osservazione sensoriale. Sir Arthur Eddington, un grande scienziato del secolo scorso disse: "Qualcosa di sconosciuto sta lavorando, noi non sappiamo cosa". Più vogliamo capire le percezioni, più non le comprendiamo. Non esiste un mondo esterno in quanto tale. Tutto quello che chiamiamo universo, alberi, stelle, galassie - ogni cosa che osserviamo come mondo esterno - è una traslazione di processi fisici in codici binari, attraverso le membrane cellulari, di fotoni in neuroni. Questo è il motivo per il quale, nella tradizione ayurvedica, diciamo che non siamo nel mondo; il mondo è in noi. Non esistiamo nel mondo; il mondo esiste in noi. Non esistiamo nel corpo; il corpo esiste in noi. Non esistiamo nella mente; la mente esiste in noi. Ci curviamo in noi stessi e creiamo la mente, il corpo e il mondo fisico. Li manifestiamo. Produciamo tutto: la mente, il corpo e l'universo intero. Non sto parlando filosoficamente o usando una metafisica orientale. Questa è scienza.
Un tema apparentemente più leggero, ma senz'altro interessante: lei è coinvolto nel lancio di un gioco interattivo virtuale che si chiama "wild divine". Di che cosa si tratta e come sono da considerarsi i due termini "wild" e soprattutto "divine"?
Deepak Chopra: A grandi linee, il gioco ripropone una versione virtuale del "biofeedback", la tecnica di rilassamento che mira al controllo delle emozioni dannose, attraverso la consapevolezza delle funzioni vitali (a cominciare dalla pressione sanguigna). La differenza è che, se in un esperimento classico di biofeedback, il paziente impara a controllarsi per far cessare un fastidioso segnale d'allarme, in "Wild Divine" deve farlo per andare avanti nella partita. A rendergli impossibile barare, ci pensa un sensore collegato alle dita della mano che monitora le sue reazioni fisiologiche per tutta la durata del gioco. La sfida si snoda in una serie di "eventi energetici". 10 livelli tra templi, palazzi e torri da esplorare. Il percorso è simile a quello di altri videogame: per passare da un livello all'altro bisogna raccogliere oggetti, superare un dato numero di ostacoli e ogni tanto risolvere un enigma cruciale. Ma, l'elemento fondamentale del gioco sono le regole. Muoversi tra gli "incantevoli paesaggi mistici" significa usare la forza della mente. In parole povere, se c'è una porta, andrà aperta modulando il ritmo del proprio respiro. Così anche per gli oggetti che s'incontrano sulla via: a battito cardiaco accelerato, sintomo di scarso rilassamento, sarà difficile afferrarli. Lo stress impedirà anche alle guide spirituali di manifestarsi. E senza il loro intervento è inutile pensare di riuscire nell'impresa. Lo scopo del gioco è permettere alle persone di influenzare ciò che accade al loro corpo, nella loro mente e il mondo che essi si creano ogni giorno.
So che lei è un amante della poesia di Rumi, è vero amore? O si tratta di una curiosità intellettuale?
Deepak Chopra: Rumi è stato una delle maggiori ispirazioni nella mia vita, fin da quando ero bambino. Durante la mia infanzia, sono cresciuto nutrendomi molto di poesia, sia orientale che occidentale, grazie ai miei genitori che me ne leggevano ogni sera, prima di andare a dormire. Sono stato molto influenzato dai poeti visionari. Rumi era un poeta che andavamo certamente ad ascoltare la sera, quando le persone ne recitavano i versi e danzavano. E subito dopo Rumi, c'era Tagore, il poeta indiano. Anche i suoi versi sono, per me, davvero belli e raffinati. La poesia mistica di Rumi parla di amore con la "a" maiuscola, di dialogo intimo con il sé supremo, con l'Amico sempre presente nell'aria fresca del mattino e nei colori del tramonto, la cui presenza si manifesta attraverso lo struggimento interiore dell'assenza, come sempre lamenta il flauto di canna dal giorno che è stato strappato dal suo letto di canne.
C'è qualcosa di incredibile nel constatare come questo poeta persiano del 1200 sia diventato, in questi anni, l'autore più letto, amato, recitato, in testa alle classifiche americane per la poesia. Mi piace molto leggere, durante le mie conferenze, nei miei seminari, alla TV e ovunque io sia chiamato a intervenire, i versi di Rumi, accompagnato da abili musicisti di diverse etnie.
L'amore, ha detto lei all'inizio, è una delle emozioni gentili a cui si accede attraverso la consapevolezza. Ma la consapevolezza può essere incontrata attraverso l'amore? Qual è il ruolo della sessualità e dell'orgasmo nella strada della comprensione, ossia si può entrare in contatto con un sapere più alto abbandonandosi al piacere fisico?
Deepak Chopra: L'orgasmo non è altro che un momento in cui viviamo una perdita totale e completa dell'ego. Vi è una naturalezza totale, il senso di dimensione senza tempo, si è totalmente nudi, fisicamente e emotivamente, e si espone la propria vulnerabilità. Si ha quella che si chiama coscienza dell'unione o dell'unità. Questa è un'esperienza di trascendenza e quindi una esperienza sacra. In molte saggezze orientali l'energia spirituale e l'energia sessuale sono la stessa cosa, sono l'energia creativa dell'universo, che esprime se stessa come vitalità, come il nostro essere allerti, eccitati, appassionati, innamorati. L'energia sessuale è energia pura. Il tema dell'orgasmo e del piacere è estremamente importante e su questo tema ho impegnato le mie ricerche degli ultimi mesi: il mio ultimo libro, pubblicato negli Stati Uniti e in Inghilterra in giugno e presto anche in Italia, è una nuova traduzione del Kama Sutra e delle leggi spirituali dell'amore. Come molti sanno, si tratta di un testo antico che interpreta il piacere (Kama) come uno dei quattro obiettivi della vita. Gli altri tre sono: Dharma, che significa armonia con l'universo; Arth (abbondanza materiale) e Moksha (illuminazione). Questo libro rivela molte verità. La prima è che l'energia sessuale è il principio creativo primario dell'intero universo. Tutti gli esseri viventi sono una sua derivazione. Negli animali, come nelle altre forme di vita, l'energia sessuale si esprime attraverso la creatività biologica. Negli esseri umani essa assume aspetti creativi su più livelli: fisico, emotivo e spirituale. In tutte le situazioni in cui proviamo attrazione, eccitamento, risveglio dei sensi, passione, interesse, ispirazione, entusiasmo, desiderio, l'energia sessuale è all'opera. È bene dunque acquisire maggiore consapevolezza. Non appena sperimentiamo uno di questi stati emotivi, cerchiamo di focalizzare la nostra attenzione sul tipo di energia e fare in modo di mantenerla viva con gioia e consapevolezza.
Fonte:
http://www.ceepsib.org/Fisica%20moderna ... gione.html