Mangiare meno per vivere meglio

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Mangiare meno per vivere meglio

Messaggiodi Dr.Ascani il ven apr 16, 2010 1:41 pm

Che si tratti di un organismo unicellulare, di un topo o dell’uomo, cambia poco: tutti gli esseri viventi vivono più a lungo se si riduce l’apporto calorico. Come ciò avvenga è spiegato, su Science, da un lungo articolo frutto di una collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità e Washington University School of Medicine di St. Louis negli Stati Uniti, dove ha avuto inizio lo studio degli effetti di questo regime dietetico sull’uomo.

“L’obiettivo di questi studi – ha spiegato Enrico Garaci, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – è quello di comprendere i meccanismi metabolici e le basi molecolari che regolano l’invecchiamento e la loro correlazione con l’insorgenza delle malattie, in particolare quelle cardiovascolari, tumorali e neurodegenerative, per fare in modo che all’aumentare della vita media corrisponda un aumento anche della sua qualità”.

“La popolazione – ha proseguito Garaci - continua a invecchiare ma non in salute. La speranza di vita alla nascita in Italia, oggi, è di circa 80 anni. La speranza di vita in salute, però, è solo di 50 anni: ciò significa che per almeno 30 anni siamo soggetti a malattie di vario genere e questo comporta anche un costo sanitario enorme. La sfida è quella di ridurre in pochi anni il gap tra speranza di vita e speranza di vita in salute”.

Sembrerebbe che nella società di oggi si tenga un po' troppo in considerazione i costi economici...

Lo studio, che ha come primo firmatario Luigi Fontana, direttore del reparto di Nutrizione e invecchiamento dell’Iss, illustra come tagliare l’apporto calorico dal 10 al 50% diminuisca l’attività delle vie di segnalazione intracellulare e di alcune importanti vie metaboliche. Ciò si traduce in un aumento considerevole della vita e in una riduzione dell’insorgenza della maggior parte delle patologie associate all’invecchiamento. Effetti analoghi si ottengono in animali da esperimento in cui siano state modificate geneticamente o farmacologicamente queste stesse vie di segnale cellulare, simulando uno stato di restrizione calorica.

Sulla scia dei risultati ottenuti dalla restrizione calorica negli animali, un gruppo di 50 volontari per sette anni ha ridotto volontariamente l’apporto calorico del 25-30% e i risultati sono stati spettacolari: tutti i fattori di rischio cardiovascolari sono migliorati drasticamente, le arterie carotidi sono pulite e il loro cuore è più giovane di circa 15 anni. “Il rischio di sviluppare un infarto cardiaco, un ictus cerebrale o una scompenso cardiaco - dice Fontana - è bassissimo, praticamente nullo”. E anche i fattori metabolici associati a un aumentato rischio di cancro sono diminuiti. Gli effetti benefici ci saranno senz'altro, ma forse si esagera e si coltivano sogni.

La ricerca è solo all’inizio: “penso che sia il sogno di ognuno di noi poter arrivare a 90 o 100 anni fisicamente e mentalmente sani, e spegnersi dolcemente nel sonno”, ha commentato Fontana. “Il nostro obiettivo è far diventare presto il sogno realtà, visto che stiamo scoprendo i meccanismi molecolari che regolano l’invecchiamento e lo sviluppo delle malattie associate alla vecchiaia. Circa il 30% degli animali sottoposti a restrizione calorica - ha proseguito il ricercatore - muoiono in età avanzata senza le patologie normalmente associate all’invecchiamento. Di contro, la maggioranza (94%) degli animali che seguono una dieta standard sviluppano o muoiono di una o più malattie croniche come cancro o patologie cardiache. In sintesi, in circa il 30-50% degli animali sottoposti a restrizione calorica, o che presentano mutazioni genetiche delle vie di segnale che regolano l’invecchiamento, la durata della vita in salute coincide con la durata della vita. Muoiono senza aver sviluppato nessuna malattia e senza aver sofferto”, ha concluso. Alcuni ricercatori imparano in fretta dai politici nostrani!

Fonte:
http://www.saluteme.it/scienza-news/127 ... eglio.html
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