di Dr.Ascani il ven dic 19, 2008 5:28 pm
Con un editoriale datato 1998, la rivista america della medicina classica JAMA, Journal of American Medical Association, delinea i contenuti dell'attuale percorso delle medicine e terapie complementari. L'Autore è Wayne B. Jonas, dell'Office of Alternative Medicine del National Institute of Health di Bethesda e giunge ad alcune conclusioni che, dieci anni dopo, sono pienamente confermate.
Il trend positivo di utilizzo di medicine e terapie complementari (utilizzate da oltre il 40% dei cittadini americani) riflette il cambiamento dei bisogni e dei valori della società moderna. Il fenomeno della ricerca di alternative alla biomedicina occidentale scaturisce da molti fattori, i principali dei quali sono: l'aumento della prevalenza delle malattie croniche; un più facile accesso alle informazioni sui sistemi di salute utilizzati nelle varie parti del mondo; la ridotta tolleranza verso il paternalismo di cui si era avvolta la medicina nei decenni passati; un aumentata sensibilità riguardo i concetti della qualità della vita; la perdita di fiducia che le scoperte scientifiche abbiano grande rilevanza nel trattamento della personale storia di malattia; infine un crescente interesse verso gli aspetti della spiritualità. D'altra parte le malattie iatrogene causate dalla medicina convenzionale rappresentano tra le maggiori cause di ospedalizzazione e di morte in America. In più, il costo crescente delle cure convenzionali, sia inteso in termini di spesa sanitaria che di effetti collaterali, hanno spinto non solo i cittadini ma anche i medici alla ricerca di strategie alternative di prevenzione e di cura delle malattie. Nel momento in cui si allarga l'utilizzo pubblico di terapie posizionate al di fuori della medicina classica, l'ignoranza riguardo le stesse da parte dei medici convenzionali rischia di allargare a dismisura il gap di comunicazione tra due figure mediche che hanno in cura lo stesso cittadino.
E' questo uno dei principali elementi di criticità che ha promosso la nuova tendenza ad integrare le pratiche alternative nel pensiero dominante. Così il 71% delle Scuole di medicina americane hanno cominciato ad inserire l'insegnamento delle pratiche mediche complementari, gli ospedali hanno incluso servizi sanitari di medicina integrata, le assicurazioni hanno contemplato rimborsi per le medicine non convenzionali e la ricerca ha investito denaro per indagare l'efficacia di tali pratiche. Non solo, poiché il costo delle cure mediche è, nelle previsioni, destinato a raddoppiare negli anni a venire, l'aumento della spesa sanitaria diviene una motivazione primaria a cercare strategie alternative di cura e di prevenzione. E' in questo contesto che le medicine e terapie complementari possono guadagnare considerazione e accoglienza purché, conclude l'editoriale, emerga una nuova EBM, la "evidence-based integrated medicine". La ricerca può aiutare ad identificare cosa è sicuro ed efficace e cosa deve essere eliminato perché inutile e dannoso. La medicina alternativa, conclude l'editoriale, è "qui per restare", non è pensabile di tenerla fuori dalla medicina.
In effetti, in questi dieci anni è fiorita la letteratura scientifica, molta della quale proveniente proprio dagli USA. Questo si deve all'investimento economico che il servizio sanitario americano ha destinato alle ricerche sulle terapie complementari. Il limite, a nostro modo di vedere, è il taglio troppo ampio che la mentalità americana ha dato alle medicine e terapie complementari, accomunando in un unico settore sia pratiche mediche che non mediche. Questo implica che si parli ugualmente di chiropratica, agopuntura, fitoterapia, pratiche olistiche, reiki, tecniche spirituali, etc. In questo senso il modello che si sta delineando in Italia, di netta demarcazione tra pratiche mediche e altre discipline è sicuramente più affidabile poiché risolve una ambiguità di fondo che può disorientare i ricercatori, malposizionare le risorse economiche nel caso non si individuino le priorità di ricerca e creare confusione tra medici e cittadini.
Fonte:
JAMA, 1998, 280, (18), 1616
articolo di Simonetta Bernardini
Dott. Tancredi Ascani
Iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi di Perugia che praticano Medicine Non Convenzionali per la disciplina Medicina Omeopatica